Se il memorandum Italia-Libia fosse un libro, probabilmente si intitolerebbe: “Come guadagnare sulla pelle dei migranti”. Tutti ricorderanno l’intesa firmata dal governo Gentiloni nel 2017. Un accordo che, nel tempo, non solo ha fatto molto discutere per via di un interlocutore, la Libia, riconosciuto come un Paese non sicuro. Ma soprattutto perchè ha trasformato la questione dei migranti nel Mediterraneo, una delle più drammatiche della nostra epoca, in una vera e propria macchina da soldi.
Memorandum Italia Libia, l’obiettivo principale
Ai tempi dell’Intesa il ministro dell’Interno era Marco Minniti, e il memorandum tra Italia e Libia aveva, e ha tuttora, l’obiettivo di sorvegliare la navigazione marittima nel Mediterraneo e bloccare le partenze dei migranti. Peccato che si sia rivelato un meccanismo che, grazie ai dati ricevuti tramite i droni, le perlustrazioni dei veicoli di Frontex e gli elicotteri di forza di polizia, ha permesso alle industrie aerospaziali e di armamenti di fare affari d’oro con i ministeri degli stati membri e con Frontex. Come riporta Domani in un lungo articolo a cura di Giovanni Tizian e Gaetano De Monte, infatti, aziende come Airbus, le israeliane Iai e Ebit e l’italiana Finmeccanica hanno ottenuto commesse per milioni di euro. E, sarà una causalità, ora l’ex ministro dell’Interno Marco Minniti è stato nominato capo della fondazione MedOr, un nuovo organo di Finmeccanica che si occuperà anche di Libia.
Ma non solo: considerate che da questo accordo ha guadagnato anche, e soprattutto, Frontex, l’agenzia europea delle frontiere, che oggi risulta essere uno degli organismi più finanziati dall’Unione europea. Al momento, infatti, ha un budget di 500 milioni di euro che verrà incrementato con oltre un miliardo nei prossimi sei anni. Il tutto accompagnato da una serie di spesi e appalti talmente anomali da attirare l’attenzione dell’ufficio antifrode. Ma al di là delle questioni economiche, perché il memorandum tra Libia e Italia ha sempre fatto discutere? Perchè la Libia non è considerata un Paese sicuro. Inoltre, grazie all’accordo, è nata la famosa Guardia costiera libica, la stessa che dopo aver intercettato i migranti li riporta nei centri di detenzione, violando la prescrizione dell’Onu e le convenzioni internazionali.
ARTICOLO | “Il Piemonte ti vaccina” tocca alla fascia 60-69, spunta una novità: cos’è la “panchina”
ARTICOLO | Facebook, sanzione da 7 milioni, i motivi dietro la notifica “Comunicazione importante”: cos’è e cosa cambia per l’utente
Memorandum Italia-Libia, come le industrie ci stanno guadagnando
E così, per sostenere la Libia, l’Europa ha aumentato la sorveglianza, alimentando un business che, in tempi di pace, altrimenti sarebbe quasi fermo. Parliamo di quello degli armamenti, delle industrie dell’aerospazio come Airbus e Leonardo. Con un unico obiettivo: non far arrivare i migranti in Europa. Proprio così: perché grazie a questo sistema di sorveglianza, se così lo si vuole definire, di fatto si crea una triangolazione tra i tre Paesi che confinano con quel tratto di mare: Italia, Libia e Malta. La sorveglianza permette di raccogliere le informazioni, trasmetterle in maniera celere. E di rimetterle in mano alla Guardia costiera libica, che sostanzialmente si sta trasformando nell’unica forza marittima in grado di intervenire per recuperare i migranti.
Sia che essi siano in difficoltà, sia che essi stiano scappando proprio dalle coste libiche. Riportandoli là dove sono costretti, come animali, in centri di detenzione che sembrano più che altro una porta diretta per l’inferno.
Un documento datato 2017 della Commissione europea, titolato “La migrazione lungo la rotta del Mediterraneo centrale, gestire i flussi e salvare vite umane” sottolinea la necessità di “potenziare il sostegno della Guardia costiera libica”. Il che significa rendere operativa la rete Seahorse, un programma mirato a rafforzare le autorità di frontiera dei Paesi nordafricani attraverso la condivisione di risorse e tecnologie di sorveglianza e intelligence. Il tutto per contrastare l’immigrazione irregolare e il traffico di esseri umani. Al momento, di loro fa parte di questa rete solamente la Libia. Ma Seahorse non è altro che un piccolo segmento di Eurosur, la rete attraverso la quale vengono trasmesse le informazioni sensibili. Un apparato che, finora, è costato oltre 103 milioni di euro in otto anni. Ed è proprio tramite Eurosur che Frontex riesce a ottenere risorse, finanziamenti e, di conseguenza, sempre maggiore potere.
Memorandum Italia-Libia, come l’Europa ha delegato il gioco sporco
A tutto questo poi bisogna aggiungere Mas, Multipurpose Aerial Survellance, ovvero un sistema di sorveglianza aerea polifunzionale. Sostanzialmente, Mas rileva la presenza di imbarcazioni in mare, e manda direttamente le informazioni alle autorità competenti. Ovvero la Guardia costiera libica. Che a quel punto interviene e, nella quasi totalità dei casi, recupera i migranti e li porta nei centri di detenzione. Come se questo gioco legalizzato sugli esseri umani non bastasse, c’è da sottolineare che proprio il sistema Mas-Eurosur si configura come la porta principale di numerosissime entrate per le industrie che producono i droni. Leonardo, per esempio, ha firmato lo scorso febbraio un contratto di 12 mesi da 6,9 milioni con il ministero dell’Interno italiano per il noleggio di un aereo senza il pilota da utilizzare nella sorveglianza marittima.
Ma da dove arrivano le risorse stanziate? Dal fondo sicurezza interna 2014-2020, che raccoglie quasi 250 milioni di euro, della quale poco più della metà provenienti dall’Unione europea. E’ il dettaglio delle spese, però, a rivelare quanto sta dietro a questo fondo: la maggioranza delle risorse, infatti, è indirizzata a controllo delle frontiere. Di 367 milioni di euro, 48 vanno a implementare la rete Eurosur, e 82 rispondono alla voce piuttosto generica “strumenti Frontex”.
E’ chiaro quindi che la sorveglianza marittima nel Mediterraneo sia un affare redditizio. Ma la colpa è da attribuire anche alle politiche di esternalizzazione delle frontiere. Perché fondamentalmente si è passata la patata bollente alla Libia, che ora fa il gioco sporco al posto dell’Europa in generale, e più nello specifico di Italia e Malta. Che si fatto ne escono più o meno pulite, almeno agli occhi dell’opinione pubblica. >> Tutte le notizie di UrbanPost