Questa volta a protestare contro le decisioni del Governo ci sono i negozianti pugliesi. E’ avvenuta a Bari protesta ristoratori. Il motivo della manifestazione è che la Puglia resterà per almeno un’altra settimana in zona arancione. Il Ministero della Salute in base al monitoraggio dell’Istituto Superiore di Sanità e alle indicazioni della Cabina di Regia per l’emergenza Covid ha preso questa decisione. Da oggi, 3 maggio la Puglia non tornerà zona gialla. Sfuma quindi la speranza dei ristoratori che contavano sulle riaperture. Ed emerge la rabbia contro le misure troppo stringenti che non permettono al settore della ristorazione di lavorare.
Bari protesta ristoratori: bloccata la statale 100
Speranza ha confermato lo scorso venerdì che la Puglia è ancora zona arancione. I dati dei ricoverati negli ospedali sono troppo alti per concedere la riapertura. Ma questa decisione ha scatenato una protesta che questa mattina sta creando non pochi disagi nel capoluogo pugliese.
La strada statale 100, all’altezza dell’ingresso a Bari, è stata bloccata dai ristoratori del capoluogo, che protestano per le mancate aperture dei locali, connesse al mantenimento della zona arancione. Il traffico è completamente bloccato. Sulla statale ci sono file di camion e automobili. La polizia ha tentato di liberare la carreggiata per far defluire i veicoli.
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Bari protesta ristoratori e mercatali: i negozianti non ce la fanno più
Non è la prima volta che la Puglia si ribella alle decisioni del Governo. Un primo blocco stradale di protesta era stato effettuato il primo aprile, con una manifestazione non autorizzata, sulla quale sono state avviate le indagini della Digos. Mercatali e ristoratori pugliesi erano scesi in strada per protestare contro le chiusure imposte dal Governo per l’emergenza sanitaria. Sulla strada i manifestanti hanno mostrato anche un grande striscione che recitava “Chiudere tutto e tutti”.
I ristoratori sono disperati e stremati dalle misure che non gli permettono di svolgere il proprio lavoro. “Ci sentiamo ormai allo stremo, non sappiamo più cosa fare per farci ascoltare, ci danno miserie, da un anno non ci fanno lavorare e ancora non c’è un piano per ripartire. Da ottobre avevamo chiesto un lockdown solidale per abbassare la curva dei contagi e permetterci poi di ripartire e tornare a lavorare”.>>Tutte le notizie