Domenica scorsa, 15 giugno 2021, un uomo di 34 anni, Andrea Pignani, ha ucciso un anziano e due bambini. Dopo il raptus di follia si è tolto la vita. Le forze dell’ordine stanno indagando sul movente degli omicidi e hanno sequestrato gli effetti personali del killer. Intanto la madre di Pignani rischia di essere indagata per detenzione abusiva di arma di fuoco. La donna ha raccontato che il figlio, artefice dell’omicidio di Ardea, soffriva da tempo e si comportava in modo strano. “Andrea soffriva di manie di persecuzione”.
Omicidio Ardea: la madre del killer rischia di essere indagata
La madre di Andrea Pignani rischia di essere indagata perché non ha denunciato il possesso dell’arma da fuoco, usata dal figlio per uccidere tre persone. La donna avrebbe dovuto denunciare il possesso della pistola o il suo smarrimento. Tra le ipotesi al vaglio della magistratura, quella di aprire un fascicolo per detenzione abusiva di arma da fuoco a carico della madre di Andrea Pignani.
Intanto continuano le indagini sul killer. Andrea Pignani, 34 anni ha compiuto una vera e propria strage. Ha sparato a tre persone: due bambini e un anziano. I carabinieri hanno sequestrato tablet, computer e cellulare del ragazzo. Le forze dell’ordine analizzeranno gli oggetti sperando di trovare qualche indizio utile per l’indagine.
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Omicidio Ardea: il racconto della madre
“L’ho visto rientrare in casa con la pistola, era trafelato, confuso e con il viso tirato. Ho capito subito che aveva combinato qualcosa di molto brutto e sono uscita fuori”. Queste le parole di Rita Rossetti, madre di Andrea Pignani. Il ragazzo dopo aver compiuto la strage si è suicidato nella villetta di viale Colle Romito 238 ad Ardea. La madre ha parlato agli inquirenti degli atteggiamenti strani del figlio. “Si comportava come un estraneo. Da circa un anno viveva autonomamente nel piano superiore e nella mansarda di casa – ha spiegato Rita – quando aveva bisogno di acquistare qualcosa lo faceva ordinandolo su internet”.
La madre ha poi affermato che il figlio soffriva di manie di persecuzione. “Si sentiva osservato, seguito. Era convinto che tutto il mondo ce l’avesse con lui, compresi noi genitori e la sorella.” Il ragazzo si sentiva messo alle strette da tutti e non accettava il mondo in cui viveva. “Diceva che ci eravamo tutti coalizzati contro di lui, anche i colleghi dell’ufficio di consulenza in cui lavorava. Ci incolpava di tutto, anche di rivelare suoi presunti segreti a terze persone.” Aveva anche atteggiamenti strani. “Aveva preteso che togliessimo tutte le sue foto che erano in casa e ha voluto cancellarle pure dai social e da tutti i nostri telefonini. L’unico essere a cui era rimasto affezionato era il suo cagnolino”.>>Tutte le notizie