Patrick Zaky si trova in un carcere egiziano da marzo 2020. Si era trasferito in Italia l’anno prima per frequentare un master all’Università di Bologna. Poi nel febbraio 2020 è stato arrestato in Egitto. Patrick Zaky ha scritto una lettera alla sua fidanzata. Un pensiero triste, di un uomo costretto dietro le sbarre. Ma Patrick non ha perso le speranze e le fa una promessa. “Combatterò finché non tornerò a studiare a Bologna”.
Patrick Zaky lettera alla fidanzata
La lettera di Patrick Zaky alla fidanzata è stata pubblicata nella pagina social “Patrick Libero”. “La mia indagine è ripresa, il che potrebbe significare che un giorno andrò in tribunale e avrò un processo e questo è molto peggio di quanto mi aspettassi. Dopo un anno e mezzo, non potevo fare a meno di pensare che avrò presto la mia libertà, ma ora è chiaro che non accadrà presto”. Il ragazzo è in carcere dal 5 marzo 2020.
Patrick ha rivolto delle tenere parole alla sua amata. “Spero che tu sia in buona salute e in pace. È passato molto tempo dall’ultima volta che ci siamo incontrati, è stato solo per pochi minuti, ma mi ha lasciato una grande sensazione positiva e mi dà ancora la forza di andare avanti con maggiore determinazione. So che neanche nelle nostre fantasticherie più sfrenate avremmo mai potuto immaginare questo scenario – ha scritto -. Quando partii per Bologna facemmo così tanti progetti, il primo era che tu venissi a trovarmi per visitare l’Italia insieme. Mi rende estremamente triste il fatto che questo non accadrà presto, dato che la mia situazione sta peggiorando di giorno in giorno. So che siete stati pazienti e avete sopportato l’insopportabile, mi scuso sinceramente per questo”. Patrick Zaki ha concluso la lettera ammettendo che “non sono affatto ottimista sulla mia situazione. Con tanto amore, Patrick”.
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Chi è Patrick Zaky
L’agonia di Patrick George Zaky è iniziata a febbraio dello scorso anno. Il ricercatore egiziano di 27 anni è stato arrestato all’aeroporto del Cairo venerdì 7 febbraio alle 4 di mattina con le accuse di fomentare le manifestazioni e il rovesciamento del governo, pubblicare notizie false sui social media minando l’ordine pubblico, promuovere l’uso della violenza e istigare al terrorismo.
Secondo Paolo De Stefani, professore Diritto internazionale dei diritti umani all’Università di Padova, Ciò che faceva Patrick era scomodo per il Governo egiziano. “Patrick dava fastidio perché raccoglieva dati e informazioni sulle violazioni dei diritti umani in Egitto e le diffondeva all’esterno, proprio come faceva Giulio Regeni. L’Egitto invece vuole presentarsi alla comunità internazionale come un Paese moderato, il gigante buono che fa da paciere tra Israele e Palestina, ma la verità è che la repressione interna è molto forte.”>>Tutte le notizie