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Gabriele Muccino, la verità sulla lite con il fratello Silvio: «È stato come un lutto»

08/10/2021 12:08 - Aggiornamento 08/10/2021 12:11

In un’intervista concessa al «Corriere della Sera» Gabriele Muccino ha parlato della sua autobiografia in uscita, «La vita addosso», realizzata con Gabriele Niola (Utet editore, 17 euro, 307 pagine), in cui si è messo a nudo, raccontandosi come mai aveva fatto prima d’ora. «Una lunga cavalcata di 24 anni, metà in Italia e metà in America, a cavallo di due culture molto diverse. Ho aperto ogni file della memoria in modo onesto», ha detto il 54enne romano. Spazio agli incontri che gli hanno cambiato l’esistenza, alla passione per il cinema, al privato.

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Gabriele muccino

Gabriele Muccino, la verità sulla lite con il fratello Silvio: «È stato come un lutto»

Tutto è partito dalla tv: «Ci sono arrivato grazie a mio cugino, che lavorava a Mixer. Mostrò a Minoli i miei corti e me ne commissionò tre uno sull’innamoramento, sula gelosia e sulla separazione. Poi per cinque mesi ho fatto Un posto al sole. La tv è stata una palestra, l’obiettivo è sempre stato il cinema», ha spiegato Gabriele Muccino. E così è stato, dopo «Ecco fatto» e «Come te nessuno mai» il successo con «L’Ultimo bacio»: «Fino a ‘Come te nessuno mai’ ero visto ancora giovane promessa, guardato con attenzione e una sorta di affetto da Monicelli, Scola e Suso Cecchi, poi quel film rompe l’incanto. Come se avessi fatto troppo e troppo lontano da quello che loro riconoscevano come cinema italiano. Io cercavo il mio modo di farlo. È stato il film che ha scompaginato, scatenato gli animi. Non era chiaro che etichetta mettermi, non assomigliava a nulla. Questa incapacità di capire che tipo di cinema facessi è stato motivo per cui ho avuto molto successo e molti detrattori. Il film vinse il Sundance, è restato nelle sale per sei mesi, ha incassato 33 miliardi di lire in anni in cui andavano Pieraccioni e Aldo Giovanni e Giacomo».

Importante per la sua carriera anche la pellicola con Will Smith: «Avendo lo stesso agente riuscii a conoscerlo e lui mi propose ‘La ricerca della felicità’, tutto accadde in modo precipitoso. Non ebbi tempo neanche di capire l‘enormità dell’evento. Siamo sempre in contatto, è un amico».

Gabriele muccino

«La sua scomparsa ha lacerato il tessuto familiare»

Nel corso dell’intervista si è parlato anche dei rapporti inesistenti col fratello Silvio: «Non lo vedo dal 2007, dopo questo tempo si elabora una sorta di lutto, non ha voluto incontrare me, in nessuna occasione, i miei figli, i miei genitori, mia sorella, ma anche Giovanni Veronesi, Carlo Verdone, ha fatto terra bruciata intorno a sé, lontano da tutti quelli che lo hanno amato. La sua scomparsa ha lacerato il tessuto familiare, a ognuno manca un fratello o figlio. Rimane inspiegabile, farà lui il bilancio della sua vita. A un certo punto ha fatto dichiarazioni su di me talmente gravi, descrivendomi come uomo violento. Sono state il napalm. Le carte giudiziarie dicono l’opposto, la vicenda si è chiusa con l’archiviazione. Nel libro ho voluto raccontare tutto, non mi faccio sconti come uomo e padre», ha riferito Gabriele Muccino. E ancora sulla rottura: «In uno degli ultimi due film cercai di fare una mossa di una forza sovraumana, di azzerare tutto ripartendo almeno professionalmente da dove avevamo interrotto. Ho scritto un personaggio per lui. Ma non ne ha voluto sapere. Ti risponde con gli avvocati e allora basta così», ha concluso il regista. Leggi anche l’articolo —> Elisabetta Villaggio a “Oggi è un altro giorno” ha raccontato il suo rapporto con papà Paolo

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