Con l’anno nuovo arriverà un appuntamento di cui si discute ormai già da mesi: le elezioni del presidente della Repubblica. L’attuale capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha dichiarato di non voler intraprendere un altro mandato, e questo significa che presto scopriremo chi sarà il suo successore. La data da segnare sul calendario, quindi, è il 3 febbraio 2022: quel giorno Mattarella lascerà ufficialmente il Quirinale. Già dai primi di gennaio, però, inizierà a intensificarsi la corsa alla carica più alta dello Stato. Vediamo, quindi, nel dettaglio, come funzionano le elezioni del presidente della Repubblica e chi sono i possibili candidati.
Elezioni del presidente della Repubblica, quali sono i requisiti necessari
Il percorso che porterà all’elezione del nuovo presidente della Repubblica partirà i primi giorni del prossimo anno. Le votazioni si terranno nell’aula di Palazzo Montecitorio, e a presiedere sarà il presidente della Camera Roberto Fico, affiancato dalla presidentessa del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati. Ma quali sono i requisiti necessari per diventare capo dello Stato? Innanzitutto, il primo principio da rispettare è quello dell’età: l’articolo 84 della Costituzione, infatti, afferma che può essere eletto ogni cittadino italiano che abbia compiuto 50 anni e che goda dei diritti politici e civili. Figure oggi di spicco come Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Matteo Renzi, Enrico Letta o tanti altri, quindi, sono automaticamente esclusi dalla corsa proprio a causa della loro età. Al contrario, persone come Romano Prodi o Silvio Berlusconi potrebbero avere, almeno sulla carta, una possibilità.
Il leader di Forza Italia, tra l’altro, può avanzare la sua candidatura nonostante la condanna a quattro anni per evasione fiscale che in passato portò la sua esclusione dal Senato. Nel 2018, però, il Tribunale di Milano ha accolto la sua richiesta e gli ha ridato i diritti civili e politici, rimettendolo di fatto in gara.
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Elezioni del presidente della Repubblica, come funzionano
Analizziamo ora il percorso previsto per le elezioni del presidente della Repubblica. Il capo dello Stato viene eletto dal Parlamento italiano durante una seduta comune, quindi dagli attuali 630 deputati e dai 320 senatori, insieme a 58 grandi elettori scegli dai Consigli regionali. Ogni territorio, infatti, nomina tre grandi elettori, due delle fila della maggioranza e uno dell’opposizione. Solo la Valle D’Aosta ha diritto a un unico nome. Esaminando l’attuale geografia politica, il centrodestra avrà dalla sua parte 32 grandi elettori, mentre il centrosinistra, insieme al Movimento 5 Stelle, ne conterà 24. A loro, poi, si aggiungono il delegato della Valle D’Aosta e quello del Trentino Alto Adige, dove un posto su tre potrebbe andare al centrodestra.
Le elezioni del presidente della Repubblica avvengono tramite scrutinio segreto. Durante le prime tre sedute è necessario un quorum qualificato dei due terzi del Parlamento in una seduta comune. Questo significa il voto di 703 elettori su 1008 rispetto allo stesso nome. Dal quarto scrutinio in poi, invece, è sufficiente la maggioranza assoluta, quindi per eleggere il capo dello Stato sono sufficienti 503 elettori su 1008. I presidenti Camera e Senato non partecipano al voto.
Chi sta correndo per la presidenza della Repubblica
Tra i nomi più discussi nell’ultimo periodo per la carica di presidente della Repubblica c’è sicuramente quello di Mario Draghi, che però sembra essere interessato a portare a termine il suo mandato da presidente del Consiglio al momento. Così come i più sembrano preferire vederlo seduto sulla poltrona da Premier. C’è poi quello di Silvio Berlusconi, ufficialmente appoggiato dal centrodestra (almeno per i primi turni). Le sue possibilità, però, oggi sembrano quasi pari a zero. Tra le fila del centrosinistra, invece, si parla della possibilità di candidare Pierferdinando Casini, anche se negli ultimi giorni è emerso un altro nome che potrebbe rivelarsi interessante per il polo Letta-Grillo, ed è quello di Giuliano Amato. Una persona che, tra l’altro, potrebbe anche trovare l’appoggio di Mario Draghi.
Tra i due, infatti, c’è un rapporto antico, e Amato potrebbe essere la persona giusta, dopo Mattarella, per permettergli di continuare il suo percorso da Premier. Un cammino che necessita di una imponente collaborazione istituzionale che sia sulla stessa lunghezza d’onda di quella avuta con il Presidente uscente. Amato, poi, avrebbe tutte le carte in regola tanto apprezzate da Draghi: è un europeista, con solide relazioni internazionali e garante della Costituzione in quanto vicepresidente della Corte Costituzionale. “Quello di Amato è un nome che rappresenta, anche ma non solo, un pezzo di storia della sinistra. Certo che è sul tavolo”, ammettono dalla coalizione di centrosinistra. Tutto, insomma, fa pensare che l’ipotesi stia prendendo sempre più forma.
Oggi, però, che si parli di centrodestra o di centrosinistra più Movimento 5 Stelle nessuno ha i numeri per superare il quorum dei 703 voti. E nemmeno quello delle 503 preferenze. La coalizione Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia, infatti, si ferma a 441, mentre gli altri a 467. Tutto, quindi, dipenderà da quei 98 parlamentari che non si collegano né a un gruppo né all’altro. >> Tutte le notizie di UrbanPost