Con una sentenza a dir poco sconvolgente, ieri il Consiglio di Stato ha dichiarato l’invalidità della proroga al 2033 delle concessioni balneari, imponendo la predisposizione delle gare entro massimo due anni. Letteralmente, si legge: “Dal giorno successivo (al 31 dicembre 2023, ndr), tuttavia, non ci sarà alcuna possibilità di proroga ulteriore, neanche per via legislativa, e il settore sarà comunque aperto alle regole della concorrenza”. Così, il Consiglio di Stato ha scelto di lanciare in uno stato di incertezza, instabilità e possibile disperazione i titolari di oltre 29.689 concessioni demaniali marittime. Persone che, proprio grazie alle proroghe automatiche, hanno investito anche milioni di euro nella propria attività. E che ora si vedranno (forse) portare via tutto.
Proroga concessioni balneari, cosa significa per gli imprenditori la sentenza del Consiglio di Stato
Parliamo di oltre 30mila famiglie. Trentamila famiglie che negli ultimi 15 anni si sono sentiti attaccare, insultare e lasciare in bilico tra una dichiarazione e l’altra per aver ottenuto, grazie alla legge in vigore in quel momento, delle concessioni con rinnovo automatico. Un po’ come se fosse colpa loro, degli “sfruttatori delle risorse costiere”. Partiamo proprio da qui: in Italia non manca il principio di concorrenza in questo settore. Se si vanno a confrontare le coste oggi occupate e quelle ancora libere, ma utilizzabili, il Ministero delle Infrastrutture rivela che in Italia quasi il 50% delle coste sabbiose è occupato da stabilimenti balneari. Questo significa che, come si suol dire, “c’è posto per tutti”. La verità è che questo non è altro che un tema politico. O meglio, colpa della politica, di una politica che per oltre dieci anni ha preferito non occuparsi della questione.
E le conseguenze oggi gravano solamente sui titolari degli stabilimenti balneari, su chi detiene le concessioni balneari. Su coloro che avevano intenzione di vendere, e che ora probabilmente non potranno farlo. Che dovranno vedere i loro investimenti andare all’asta.
Certo, ci sarà un indennizzo, ma il punto è che quanto dichiarato dal Consiglio di Stato comporta una serie di aspetti molto contraddittori. In primis, il fatto che sia stata dichiarata illegittima l’estensione della proroga delle concessioni balneari al 2033 in quanto automatica e generalizzata, per poi sostituirla con un’altra altrettanto automatica e generalizzata, ma al 2023. Ovvero fra poco più di due anni. Ora, chiaramente, il governo dovrà prendere atto di questa sentenza, e in tempi brevi dovrà stabilire tutte le regole delle gare. Tra l’altro, la decisione arriva a pochi giorni dall’approvazione del Ddl Concorrenza. Un disegno di legge nel quale era stato volutamente evitato il tema delle concessioni balneari e delle concessioni a venditori ambulanti, nonostante le diverse misure per gare pubbliche, liberalizzazioni e tutela dei consumatori.
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Proroga concessioni balneari, anche il signor Bolkenstein non è d’accordo
C’è un altro punto da sottolineare: in questi anni gli imprenditori del settore balneare sono stati dipinti come sfruttatori del bene pubblico. Bisognerebbe dirlo una volta per tutte: è ovvio, i truffatori e gli evasori esistono anche in questo ambito. Così come in tutti gli altri, però. Nella maggior parte dei casi, in realtà, qui stiamo parlando di famiglie, di persone che hanno scelto di investire sul turismo, non sul suolo pubblico. Questa è la sostanziale differenza: godiamo di un tipo di turismo balneare unico in Europa, probabilmente nel mondo. I nostri servizi sono riconosciuti come veri e propri beni, e questo grazie ai nostri stabilimenti. Secondo le stime del Piano strategico per il turismo 2017-2022, il peso del settore sul PIL è pari circa all’11%, e al 12,5% sull’occupazione.
Cifre che non si possono non considerare. In più, secondo una rilevazione dell’Istituto Piepoli di alcuni anni fa, quasi il 70% dei vacanzieri preferisce le destinazioni italiane balneari. E oltre l’80% sceglie le nostre coste grazie ai servizi di spiaggia.
Servizi che derivano dagli investimenti dei singoli cittadini, che si sono fidati di uno Stato che ha dato loro in mano delle concessioni a rinnovo automatico, permettendogli di avere il tempo di rientrare dei soldi spesi. Mentre questa sentenza sembra dimenticare la tutela della proprietà aziendale, del lavoro e della certezza del diritto. C’è un’altra cosa da non sottovalutare: negli anni, è stato proprio il signor Bolkenstein a sottolineare che la direttiva che porta il suo nome non dovrebbe essere applicata agli stabilimenti balneari italiani in quanto considerati “beni e non servizi”. La disputa giuridica che sembrava essere senza fine, però, ieri sera ha subito la sua battuta finale con la sentenza del Consiglio di Stato. Una sentenza che, bisogna dirla, lascia l’amaro in bocca.
I commenti della politica
I primi a schierarsi contro questa sentenza del Consiglio di Stato rispetto alla proroga delle concessioni balneari, oltre alle sigle di rappresentanza, sono gli esponenti del centrodestra. “La sentenza del Consiglio di Stato è esattamente quella che ci aspettavamo. Né più né meno. Solo uno sprovveduto poteva confidare in qualcosa di buono dall’adunanza plenaria. Si tratta di un disegno orchestrato da tempo. Con la scusa di attendere la decisione di Palazzo Spada, il governo ha trovato la giustificazione per mandare migliaia di imprese a gara e regalarle ai grandi poteri. È vergognoso che un manipolo di giudici si sia sostituito al legislatore e abbia stabilito una scadenza alle nostre imprese. Ora attendo di vedere cosa farà la politica, perché davanti a questo atto di guerra non si può far finta di nulla”, ha commentato il presidente di Assobalneari-Confindustria Fabrizio Licordari.
“Siamo davanti a una sentenza che doveva decidere sulla diretta applicazione di una direttiva e se il turismo sia materia di armonizzazione, e che invece rischia di annientare un sistema italiano fatto di piccole e medie imprese. Imprese spesso a conduzione familiare. Tutto vantaggio di grandi imprese. È inoltre difficile ipotizzare quali saranno i criteri che saranno seguiti nel 2023, visto che si tratta di un settore con oltre sessant’anni di storia e non si potrà certo far finta che il mercato precedente non sia mai esistito. Criteri che senza una mappatura del mercato sono impossibili da determinare. Si tratta di una decisione che penalizza gravemente il turismo balneare italiano e quanti in questi anni vi hanno investito. Persone che all’improvviso oggi si trovano nuovamente in una situazione di totale incertezza.
Non si può dire che le concessioni dureranno soltanto per altri due anni e poi verranno fatte le gare senza aver prima tenuto conto del parere del parlamento. Tutto questo si traduce solo in un’occasione mancata per un reale chiarimento giuridico della vicenda, che sicuramente non si concluderà qui. Noi continueremo con decisione a essere al fianco dei balneari. Per non veder cancellati decenni di storia e di investimenti di tante piccole e medie imprese italiane”, ha dichiarato invece il leghista Gian Marco Centinaio.
Meloni: “Un colpo mortale per il turismo balneare italiano”
“La sentenza con cui il Consiglio di Stato ha deciso di disapplicare una legge votata dal parlamento italiano, dichiarando la cessazione delle attuali concessioni demaniali marittime al 31 dicembre 2023 e stabilendo la loro messa a bando subito dopo, rappresenta un colpo mortale per il turismo balneare italiano. È molto grave che il governo Draghi, e ancora prima il governo Conte 2, abbiano scelto di non intervenire lasciando questo comparto, fatto di decine di migliaia di imprese quasi tutte a conduzione famigliare, in balia delle decisioni dei tribunali e dei diktat di Bruxelles. Fratelli d’Italia esprime solidarietà agli operatori del settore e alle loro famiglie. Persone che oggi si sentono espropriate delle imprese che hanno costruito con decenni di impegno. A vantaggio di grandi gruppi multinazionali che già pregustano il banchetto”, ha sottolineato poi la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni.
Dall’altro fronte, invece, esprime soddisfazione il Movimento 5 Stelle: “Basta difendere l’indifendibile: il Consiglio di Stato conferma che, sui balneari, avevo ragione. Proroga concessioni fino a dicembre 2023 poi si andrà a gara, unico sistema che garantisce trasparenza, imparzialità, legalità, libera concorrenza. Mettiamoci al lavoro senza alibi”, ha scritto su Twitter Sergio Battelli. Infine, il Partito Democratico preferisce non esporsi troppo, e limitarsi a sollecitare l’invito a mettersi subito al lavoro per riformare il settore. “La decisione presa dall’adunanza plenaria del Consiglio di Stato che ha stabilito la proroga delle concessioni balneari solo fino al dicembre 2023 impone che la politica si assuma le sue responsabilità.
E cominci immediatamente a lavorare a una riforma organica della materia. Che tenga conto delle specificità del nostro demanio su cui non ci sono solo stabilimenti balneari. Ma anche negozi, cinema, distributori di benzina, circoli nautici e altre attività. Una riforma indispensabile per tutelare il settore”, ha affermato infatti Umberto Buratti. >> Tutte le notizie di UrbanPost