La variante Omicron “potrebbe anche segnare la fine della paura pandemica”. A dirlo all’«Adnkronos Salute» Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia (Siv-Isv). Potrebbe essere, infatti, l’inizio della fase che la comunità scientifica di tutto il mondo attendeva da tempo: una convivenza pacifica tra uomo e Coronavirus. Perché “se la nuova variante si confermasse davvero più trasmissibile, ma meno aggressiva, potrebbe essere l’adattamento di Sars-CoV-2 che aspettavamo”, ha spiegato l’esperto. E si tratta di uno scenario tutt’altro che irrealistico. Una notizia che segnerebbe una svolta nella lotta al Covid.
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Variante Omicron, “potrebbe essere la fine della pandemia”: lo scenario tutt’altro che irrealistico
Stando ad Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia, la nuova variante potrebbe segnare l’inizio della fase che infettivologi e medici auspicavano da mesi: una relazione pacifica tra uomo e Coronavirus. Una sterzata possibile per chi conosce “la storia di tutte le infezioni virali, specialmente di quelle respiratorie. Esplodono in modo eclatante, poi pian piano l’ospite reagisce, il virus si adegua e scatta una sorta di convivenza tra i due”. Conviene a noi e “conviene al virus. Ammesso che abbia un’intelligenza. Al virus conviene infatti non eliminare l’ospite comportandosi in maniera aggressiva, ma più conviverci”, ha sottolineato l’esperto, ordinario di microbiologia e microbiologia clinica all’università di Brescia e direttore del Laboratorio di microbiologia dell’Asst Spedali Civili. “Più dà pochi sintomi o addirittura nessun sintomo più un virus ha la possibilità di trasmettersi, di continuare la sua corsa e di prevalere nella sua forma più contagiosa, più veloce ma più mite, su tutte le altre varianti”, ha chiarito Caruso.
“Anche se ad oggi i dati disponibili sono pochi e tutto è ancora da verificare e da comprendere”
Ed è sostanzialmente quello che sta avvenendo con la nuova variante individuata in Sudafrica. “Anche se ad oggi i dati disponibili sono pochi e tutto è ancora da verificare e da comprendere”, ha rimarcato il presidente della Società italiana di virologia. Soltanto le verifiche sulla mutazione Omicron potranno darci delle risposte più certe: “Un virus che entra più rapidamente nell’organismo bersaglio, però è meno capace di farlo ammalare, in genere ha modificato non solo la proteina Spike, ma anche molte delle sue proteine interne che sono quelle che giocano un ruolo maggiore nel determinarne l’aggressività. Ed è lì che dovremmo andare a cercare per capire bene cos’è successo, guardando oltre la proteina Spike”, ha detto Caruso. In altre parole “nel cuore di Omicron”. Leggi anche l’articolo —> Terza dose di vaccino Covid: quando va fatta e quali sono gli effetti indesiderati