Quirinale, retroscena – Il primo scrutinio per l’elezione del Capo dello Stato si terrà dalle 15 in poi. A quanto pare senza l’intesa tra i partiti: salvo sorprese dell’ultimo momento nelle urne finiranno molte schede bianche. Oggi il quorum dei 2/3 per far scattare l’elezione del presidente della Repubblica è di 672 voti (i 2/3 dei componenti del Parlamento in seduta integrato dai delegati delle regioni). Un computo che tiene conto della scomparsa del deputato Vincenzo Fasano. Matteo Salvini si sarebbe incontrato in mattinata con il premier Mario Draghi, come ha riferito l’agenzia Ansa. Fonti di Palazzo Chigi, interpellate a proposito hanno replicato con un «no comment».
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Quirinale, oggi il via alle votazioni: Draghi al Colle e patto di legislatura | Retroscena
Iniziano oggi le votazioni per eleggere il tredicesimo presidente della Repubblica. La convocazione da parte del presidente della Camera, Roberto Fico, è per le ore 15. A complicare le procedure di per sé già complesse anche il Covid: addio al catafalco classico con le tende di velluto, largo ai drive-in. Facciamo il punto del “sentire” del momento: cosa dobbiamo aspettarci dalla giornata di oggi? Forza Italia ha confermato che voterà scheda bianca al primo scrutinio. Il numero due del partito Antonio Tajani ha detto: «Proporremo a Meloni e Salvini di fare altrettanto». Sull’imminente votazione è intervenuto anche Giuseppe Conte, leader dei pentastellati: «Ieri l’assemblea M5s, che è il numero piu consistente, ha convenuto diffusamente che l’obiettivo è preservare la continuità dell’azione di governo perché non possiamo trascurare che ci sono famiglie, imprese, cittadini che ci guardano e non possono pensare che prima ci fermiamo per il Quirinale e poi per un nuovo governo». E ancora: «Il nostro primo obiettivo, non è il patto di legislatura ma un patto per i cittadini. Noi non poniamo veti su nessuno, abbiamo alzato l’asticella, vogliamo una personalità di alto profilo, compatibile coi valori del Movimento», ha dichiarato l’ex premier.
Appuntamento decisivo la quarta chiamata
“Comunque vada, noi sosterremo il ritorno alle urne anche perché il mandato di Draghi, a nostro avviso, è legato a quello di Sergio Mattarella. Noi puntiamo a un governo che abbia un programma coeso e un chiaro mandato popolare”, ha detto la presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, nell’assemblea con i suoi grandi elettori, da dove ha lanciato anche la candidatura di Carlo Nordio. La Meloni si è detta non propensa ad un Mattarella bis. Il segretario del Pd Enrico Letta chiederà a Matteo Salvini una presa di posizione chiara su Mario Draghi: “Ha rappresentato per l’Italia una straordinaria risorsa e il compito di tutti noi è di preservarlo. Draghi è una delle ipotesi sul tavolo”. Secondo quanto scritto da Francesco Verderami su «Il Corriere della Sera» l’appuntamento decisivo sarà tra la quarta votazione, vale a dire la prima che non richiederà più la maggioranza dei due terzi ma solo la maggioranza assoluta. Ed è quella in programma giovedì 27 e la settima, prevista domenica 30. A giocarsela, secondo fonti attendibili, potrebbero essere proprio Mario Draghi e Pier Ferdinando Casini, da sempre supportato da Matteo Renzi. D’altronde ora che è venuto meno il collante Berlusconi il centrodestra appare diviso su parecchie cose. Nel centrosinistra l’idea di votare subito Riccardi è rientrata; avrebbe scatenato i franchi tiratori del Movimento e del Pd.
Inizio votazioni Quirinale: “Nessun veto su Draghi”
Da un lato la volontà che il banchiere resti a Palazzo Chigi, espressa dal leader Conte pur non ponendo veti sul nome dell’ex numero uno dalla Bce, dall’altra un gruppo di parlamentari che iniziano a chiedersi se non sia il caso di aprire la strada alla corsa del premier al Colle, perché tutti gli indizi sembrano portare lì. Per la serie “tutte le strade portano a Draghi”. Ieri nell’assemblea dei grandi elettori del M5S diversi interventi sono andati in questa direzione. Un patto di legislatura che punti dritto al 2023 e nessun veto, tanto meno su una figura autorevole come quella di Draghi, in sostanza. Un segnale importante: “Il Movimento 5 Stelle per l’importanza dei numeri che gestisce in Parlamento non può imporre alcun veto sulla persona di Draghi, perché è certamente tra i pochissimi nomi che posso aiutare a coniugare il nuovo Presidente della Repubblica e un patto forte e serio di legislatura per calmierare il caro bollette, rendere operativo il Pnrr e gestire la fine della pandemia”, ha spiegato Gianfranco Di Sarno. Gianluca Vacca, ex sottosegretario per giunta considerato molto vicino all’anti-Draghiano per eccellenza Alessandro Di Battista, è arrivato a rimarcare come l’economista sia “il profilo più autorevole in campo”. Leggi anche l’articolo —> Chi è Pier Ferdinando Casini, carriera e vita privata: la biografia completa