L’8 marzo si celebra la festa della donna, ovvero la Giornata internazionale della donna, ricorrenza che affonda le sue radici agli inizi del Novecento. Molti legano la festività alla tragedia del 1911, quando un incendio in una industria tessile di New York uccise 146 vittime. La prima volta è stata festeggiata negli Stati Uniti nel febbraio 1909 su iniziativa del Partito socialista americano, che aveva invitato tutte le donne a partecipare ad una manifestazione in favore del diritto di voto femminile. In realtà la Giornata dedicata alla donna è stata ufficializzata solo nel 1977 dall’Organizzazione delle Nazioni Unite. Per l’occasione vogliamo ricondividere un passo di «Lettera a un bambino mai nato è un libro», opera di Oriana Fallaci, pubblicata nel 1975, che tratta temi legati alla donna e ai suoi diritti: l’aborto, la famiglia, il lavoro e l’amore.
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8 marzo, nella giornata della festa della donna, il meraviglioso estratto di “Lettera a un bambino mai nato” di Oriana Fallaci
Il libro, come ha dichiarato sempre Oriana Fallaci, ha preso spunto da una richiesta dell’allora direttore de «L’Europeo» Tommaso Giglio, il quale le commissionò un’inchiesta sull’aborto. Le diede tempo quattro mesi, dandole carta bianca sui contenuti. Anziché con il reportage, dopo sei mesi, la giornalista tornò con un fascio di fogli contenenti il libro. Una “disobbedienza” che il direttore non le avrebbe perdonato subito: tant’è che per 15 giorni non le rivolse la parola. Il critico Carlo Bo dopo averlo letto scrisse: «la Fallaci ha saputo cogliere con il suo fiuto straordinario un tema vitale, lo ha assunto come mezzo di trasmissione della sua anima ferita e alla fine l’ha cantato con dolore e fra le lacrime». Ed effettivamente è un libro potente, tra i più belli che siano mai stati scritti. Tra i più dolorosi della stessa scrittrice. Riportiamo un brano particolarmente significativo.
Oriana Fallaci ad Alekos Panagulis: «Tu nato per comandare, io nata per disubbidire»
“Sarai un uomo o una donna? Vorrei che tu fossi una donna. Vorrei che tu provassi un giorno ciò che provo io”
“Sarai un uomo o una donna? Vorrei che tu fossi una donna. Vorrei che tu provassi un giorno ciò che provo io: non sono affatto d’accordo con la mia mamma la quale pensa che nascere donna sia una disgrazia. La mia mamma, quando è molto infelice, sospira: «Ah, se fossi nata uomo!». Lo so: il nostro è un mondo fabbricato dagli uomini per gli uomini, la loro dittatura è così antica che si estende perfino al linguaggio. Si dice uomo per dire uomo e donna, si dice bambino per dire bambino e bambina, si dice figlio per dire figlio e figlia, si dice omicidio per indicare l’assassinio di un uomo e di una donna. Nelle leggende che i maschi hanno inventato per spiegare la vita, la prima creatura non è una donna: è un uomo chiamato Adamo. Eva arriva dopo, per divertirlo e combinare guai. Nei dipinti che adornano le loro chiese, Dio è un vecchio con la barba: mai una vecchia coi capelli bianchi. E tutti i loro eroi sono maschi: da quel Prometeo che scoprì il fuoco a quell’Icaro che tentò di volare, su fino a quel Gesù che dichiarano figlio del Padre e dello Spirito Santo: quasi che donna da cui fu partorito fosse un’incubatrice o una balia. Eppure, o proprio per questo, essere donna è così affascinante. È un’avventura che richiede un tale coraggio, una sfida che non annoia mai. Avrai tante cose da intraprendere se nascerai donna”.
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8 marzo, “Lettera a un bambino mai nato”, da una donna a tutte le donne
“Per incominciare, avrai da batterti per sostenere che se Dio esistesse potrebbe anche essere una vecchia coi capelli bianchi o una bella ragazza. Poi avrai da batterti per spiegare che il peccato non nacque il giorno in cui Eva colse una mela: quel giorno nacque una splendida virtù chiamata disubbidienza. Infine avrai da batterti per dimostrare che dentro il tuo corpo liscio e rotondo c’è un’intelligenza che urla d’essere ascoltata. Essere mamma non è un mestiere. Non è nemmeno un dovere. E’ solo un diritto fra tanti diritti. Faticherai tanto ad urlarlo. E spesso, quasi sempre, perderai. Ma non dovrai scoraggiarti. Battersi è molto più bello che vincere, viaggiare è molto più divertente che arrivare: quando sei arrivato o hai vinto, avverti un gran vuoto. E per superare quel vuoto devi metterti in viaggio di nuovo, crearti nuovi scopi. Sì, spero che tu sia una donna: non badare se ti chiamo bambino. E spero che tu non dica mai ciò che dice mia madre. Io non l’ho mai detto… Il cuore e il cervello non hanno sesso. Nemmeno il comportamento. Se sarai una persona di cuore e di cervello, ricordalo, io non starò certo tra quelli che ti ingiungeranno di comportarti in un modo o nell’altro in quanto maschio o femmina. Ti chiederò di sfruttare bene il miracolo d’essere nato”.
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