Vai al contenuto

Marco Ravaglia, il sopravvissuto di Igor il Russo: «Ho finto di essere morto»

31/03/2022 11:21 - Aggiornamento 31/03/2022 11:26

È ormai tristemente noto come il «sopravvissuto di Igor il Russo». Sul «Corriere della Sera» l’intervista a Marco Ravaglia, l’agente della Polizia provinciale di Ferrara che l’8 aprile del 2017 è stato ferito da quattro proiettili sparati dal criminale condannato all’ergastolo. «Un colpo mi ha fatto esplodere l’omero, il secondo mi ha ferito alla spalla, il terzo ha preso il plesso brachiale e il quarto mi ha perforato un polmone, l’intestino e il colon. Sono vivo per miracolo, è come se fossi rinato», ha spiegato. Un racconto toccante che porta con sé tanta sofferenza, un dolore indicibile.

Igor il russo

Marco Ravaglia, il sopravvissuto di Igor il Russo: «Ho finto di essere morto»

Tanti ricorderanno la fuga rocambolesca di Norbert Feher, meglio conosciuto come «Igor il Russo» (nato in realtà nel nord della Serbia nell’81). Dopo aver commesso l’omicidio del barista Davide Fabbri durante una rapina al bar Gallo alla Riccardina di Budrio (Bologna), l’uomo scappò per otto lunghi mesi prima dell’arresto in Spagna. Arrestato dopo un incidente stradale, l’uomo è stato condannato in via definitiva all’ergastolo. Sconta la pena nel carcere di Zuera, nel cuore della penisola iberica. Ravaglia era insieme alla guardia volontaria Valerio Verri, la seconda vittima italiana di Igor, quel maledetto 8 aprile. Erano di pattuglia: «Diciamo che il tempo non ha cancellato nulla. Sono passati cinque anni ma il dolore sotto tutti i punti di vista è assolutamente lo stesso anche perché dalle 30 alle 50 volte durante il giorno mi capita di pensare a quei fatti. C’è un dolore interno ovviamente ma c’è anche quello esterno, perché come mi hanno detto i medici mi porterò i dietro i problemi di salute per tutta la vita. Ci sono momenti che ho un po’ meno male e altri di più, ormai ci sono abituato e sono diventati compagni di vita», ha detto Ravaglia.

marco travaglia

«Ora è tutto cambiato perché non svolgo più attività sul campo ma solo lavoro d’ufficio»

Con le ferite provocate dai colpi di Norbert Feher fa i conti tutti i giorni: «La paralisi del braccio destro perché il proiettile mi fece esplodere l’omero in due pezzi. Fui trasportato a Cesena e ricordo tutto fino all’ingresso al pronto soccorso. Ci sono stati anche dei danni a delle vertebre. Su altri punti di vista diciamo che adesso sento le perturbazioni tre giorni prima che arrivino, ho acquistato questo potere (scherza, ndr). E poi il polmone e l’apparanto digerente ovviamente non sono più tornati quelli di prima». Quell’8 aprile del 2017 ha cambiato la vita del 58enne: «Diciamo che facevo quello che ritenevo e ritengo il lavoro più bello del mondo. Lavoravo in mezzo alla natura, la tutelavo e la proteggevo. Ora è tutto cambiato perché non svolgo più attività sul campo ma solo lavoro d’ufficio. Da distese di ettari verdi mi ritrovo dentro quattro mura ma preferisco sempre andare in ufficio. Anche con la pandemia ho sempre preferito lavorare nella sede della Polizia provinciale di Ferrara. Quel giorno stavo pattugliando il territorio insieme a Valerio Verri».

marco ravaglia

Marco Ravaglia: «Non ho perdonato, ma non odio»

Un risarcimento? Cosa ha provato alla notizia dell’ergastolo? «Non mi aspetto nulla perché è un nullatenente quindi non potrò mai neanche aspirare a forme di risarcimento materiale da parte sua, che tra l’altro non si è mai pentito. Anche ai tempi del processo di Bologna il mio avvocato in fase dibattimentale presentò un’istanza di risarcimento, ma più per prassi, perché era palese che non avrei mai visto un centesimo da quella persona e non lo vedrò mai. Ho seguito entrambi i processi, alla prima udienza in Italia non ero riuscito ad andare in tribunale perché l’emozione e lo stato d’animo erano ancora troppo scossi. Ricordo che quando ci fu la sentenza in Spagna sono rimasto collegato con il pc fino a mezzanotte aspettando la comunicazione. Quando l’ho sentita ho finalmente voltato una pagina. Non ho chiuso quel capitolo e non lo chiuderò mai, ma una pagina l’ho girata», ha spiegato Ravaglia. Rammenta tutto di quei drammatici momenti: «Tenevo gli occhi chiusi e con un polmone perforato trattenevo il respiro. Lui mi ha girato il volto con la scarpa e mi insultava». Non lo perdona, ma non odia. Leggi anche l’articolo —> Igor il Russo arrestato in Spagna dopo conflitto a fuoco