Negli ultimi anni abbiamo assistito a tanti cambiamenti e non soltanto a quelli che riguardano la nostra società reale, ma anche quella virtuale. I social hanno cambiato il modo di vedere il mondo e con essi riusciamo ad essere aggiornati in tempo reale con quel che accade in altri Paesi, anche i più remoti, e, proprio per soddisfare questo “bisogno” di rimanere connessi sono venuti a crearsi nuovi profili professionali che operano in questo nuovo contesto.
Ma i social network sono soltanto una minima parte di ciò che ha portato il progresso tecnologico. Basti pensare al settore dell’intrattenimento, con le varie piattaforme di serie tv e film esclusivi, e quello videoludico, con i vari portali di videogame, da quelli più classici a quelli più legati all’ambito digitale come nei casi degli online casino o le varie piattaforme presenti nel web. E poi, più recentemente, hanno fatto il loro debutto il metaverso e gli NFT.
Cosa sono gli NFT
Il primo NFT della storia è “nato” nel 2014 e da allora l’arte ha assunto un’altra dimensione: quella digitale, per l’appunto. Certo la grafica digitale era già presente allora, ma, grazie allo sviluppo di una particolare tecnologia chiamata blockchain, ciascun opera realizzata digitalmente può essere certificata e autentificata come originale e unica, esattamente come un qualsiasi altro dipinto o scultura fisica.
Ma cosa sono gli NFT nello specifico? Ebbene, l’acronimo sta per Non-Fungible Token, che in italiano vuol dire letteralmente “gettone non fungibile”, o meglio ancora “gettone non riproducibile”. Pertanto, grazie alla blockchain, non può essere riprodotta, mantenendone così la tracciabilità (potendo risalire al legittimo proprietario e autore) e, di conseguenza, l’autenticità.
L’autore viene quindi tutelato da eventuali riproduzioni illecite di terzi, cosa che nel mondo reale, come abbiamo visto negli anni, non può essere garantita. Infatti, la contraffazione (di quadri e altre opere autorali) è sempre esistita ed è difficile impedirla.
Gli NFT, quindi, non possono essere contraffatti e il che, almeno in buona parte, giustifica gli alti prezzi che ci sono oggi per molte di queste opere digitali. Immagini, musica, video e persino contenuti social sono oggi tutti realizzabili in forma di NFT che possono a loro volta essere venduti per cifre astronomiche.
Il primo tweet della storia, ad esempio, è stato acquistato per ben 2,9 milioni di dollari dal fondatore di Twitter, Jack Dorsey, che l’ha poi rimessa sul mercato al prezzo ancora più stellare di 48 milioni di dollari. Ma a questo punto potrebbe sorgere un’altra domanda: perché gli investitori sono disposti a spendere milioni di dollari per un’immagine o un video che può essere facilmente visualizzato online?
Il motivo è abbastanza semplice e, in parte, lo abbiamo già spiegato. Uno dei fattori chiave che contribuiscono al valore degli NFT è la loro scarsità e unicità. Mentre un’immagine o un video possono essere riprodotti e condivisi all’infinito su Internet, l’NFT rappresenta la proprietà esclusiva dell’opera originale. Possedere questo “token non fungibile” significa avere l’opera d’arte digitale originale, creando un senso di esclusività e status nel mondo digitale.
Per quanto riguarda la controparte degli investitori, ovvero gli artisti che li realizzano, per loro c’è anche la possibilità di inserire nei contratti clausole che permettono loro di guadagnare su ogni futura rivendita della propria opera che, ricordiamo, una volta messa in vendita, entra in un mercato globale, di fatto, privo di confini, se non quelli previsti dai sistemi informatici alla base degli NFT e dalle aziende operanti nel settore che se ne occupano.
Come riporta il Corriere della Sera, il 2021 è stato l’anno del “boom” degli NFT. Le vendite sono aumentate di oltre 10 miliardi di dollari in soli tre mesi e il loro successo è andato avanti per diversi mesi, prima di incontrare una brutta battuta d’arresto.
Nicola Julia, co-fondatore di Sorare, aveva detto che “le stime ci dicono che possiamo aspettarci quasi 25 miliardi di dollari di vendite in 12 mesi” a marzo del 2022 grazie alla spinta ricevuta da due contesti innanzitutto: quello dell’arte, con un’opera dell’artista Beeple venduta ad oltre 60 milioni di dollari dalla casa d’aste Christie’s, e del gaming, con i vari utenti che ne parlavano in ogni dove sulle diverse piattaforme social e di gioco.
Tuttavia, già verso la fine dello stesso anno, il mercato degli NFT è entrato in quella che oggi si può chiamare crisi a tutti gli effetti. Un report di Deloitte Private (nota società di consulenza) di aprile scorso ha infatti registrato un crollo del 60 percento, anche se le potenzialità resterebbero, dal momento che anche le televisioni avrebbero iniziato ad investire per avere la possibilità di raccogliere e visualizzare queste stesse opere digitali.