Ci sono numeri che scorrono veloci sullo schermo e poi spariscono. E poi ci sono numeri che restano. Quelli che non fanno rumore immediato, ma scavano. Il sondaggio SWG presentato da Enrico Mentana al TgLa7 nella serata di lunedì 15 dicembre 2025 appartiene a questa seconda categoria. Non racconta un terremoto, ma un lento spostamento di placche. E proprio per questo va letto con attenzione.
Perché quando il consenso sembra stabile, ma sotto la superficie qualcosa si muove, la politica cambia prima nei dati e solo dopo nei palazzi. È quello che emerge da questa nuova fotografia dell’elettorato italiano, che conferma alcuni equilibri ma ne mette in discussione altri, in modo silenzioso ma evidente.
Fratelli d’Italia primo partito, ma il dato non è solo il 31%
Fratelli d’Italia resta saldamente il primo partito del Paese. Il dato parla chiaro: 31 per cento delle preferenze. Un numero che continua a certificare la centralità del partito guidato da Giorgia Meloni nello scenario politico nazionale. Rispetto alla settimana precedente c’è una lieve flessione, meno due decimi, ma nulla che possa essere letto come un segnale di crisi.
Anzi. In una fase storica in cui governare significa inevitabilmente consumare consenso, mantenere una soglia così alta è già di per sé un risultato politico rilevante. Il dato più interessante, però, non è tanto la percentuale in sé, quanto la sua tenuta nel tempo. Fratelli d’Italia non cresce, ma non crolla. E nella politica italiana questo è spesso il vero discrimine tra leadership e fragilità.
Il partito di Meloni continua a essere percepito come perno del sistema. Un riferimento stabile, anche quando attorno il quadro si rimescola. Ed è proprio guardando a ciò che accade intorno che il sondaggio Mentana del 15 dicembre diventa davvero significativo.
| Partito | Sondaggio 15 dicembre 2025 | Sondaggio precedente | Variazione |
|---|---|---|---|
| Fratelli d’Italia | 31,0% | 31,2% | -0,2% |
| Partito Democratico | 22,3% | 22,0% | +0,3% |
| Movimento 5 Stelle | 12,8% | 13,0% | -0,2% |
| Lega | 8,4% | 8,1% | +0,3% |
| Forza Italia | 8,1% | 7,9% | +0,2% |
| Alleanza Verdi e Sinistra | 6,8% | 6,7% | +0,1% |
| Azione | 3,0% | 3,2% | -0,2% |
| Italia Viva | 2,3% | 2,4% | -0,1% |
| Più Europa | 1,4% | 1,4% | 0,0% |
| Noi Moderati | 1,1% | 1,2% | -0,1% |
La Lega cresce e supera Forza Italia: un segnale politico preciso
Il movimento più netto registrato dal sondaggio riguarda la Lega. Il partito di Matteo Salvini guadagna tre decimi in una sola settimana e sale all’8,4 per cento. Un dato che, da solo, potrebbe sembrare contenuto. Ma nel contesto attuale assume un peso specifico ben maggiore.
Con questa crescita, infatti, la Lega supera Forza Italia, tornando a occupare il ruolo di secondo partito del centrodestra. Un sorpasso che non è solo numerico, ma simbolico. Racconta di un elettorato che, almeno in parte, torna a guardare a Salvini come interlocutore politico credibile, soprattutto su alcuni temi identitari.
Non si tratta di un ritorno ai fasti del passato, ma di una inversione di tendenza dopo mesi complicati. La Lega smette di perdere e ricomincia lentamente a recuperare terreno. E quando questo accade mentre il partito di governo resta stabile, il messaggio è chiaro: gli equilibri interni al centrodestra non sono immobili.
Forza Italia cresce, ma resta dietro: la fase delicata di Tajani
Anche Forza Italia registra un dato positivo. Il partito guidato da Antonio Tajani cresce di due decimi e si attesta all’8,1 per cento. Un incremento reale, che conferma una certa solidità dell’area moderata. Ma non basta a evitare il sorpasso leghista.
Ed è qui che il sondaggio diventa interessante sul piano politico. Perché Forza Italia cresce, ma cresce meno della Lega. E questo dice molto della competizione interna al centrodestra. Tajani mantiene un profilo istituzionale, rassicurante, ma fatica a intercettare l’attenzione emotiva dell’elettorato in una fase segnata da incertezza economica e tensioni internazionali.
Il risultato è un partito stabile, ma non trainante. Presente, ma non protagonista. E in politica, soprattutto nel medio periodo, questa posizione può diventare scomoda.
Il Partito Democratico sale, ma senza entusiasmo
Guardando al centrosinistra, il primo dato che emerge è la crescita del Partito Democratico. Elly Schlein guadagna tre decimi e porta il PD al 22,3 per cento. Un segnale positivo, almeno sulla carta. Ma anche qui la lettura non può fermarsi alla superficie.
Il Partito Democratico cresce, sì, ma non accelera. Sale in modo graduale, senza strappi. Un recupero costante, ma che non sembra ancora in grado di creare un vero effetto traino. Il PD resta il principale partito di opposizione, ma fatica a trasformare il disagio sociale in consenso emotivo.
Il dato suggerisce una base elettorale fedele che resiste, ma anche una difficoltà a conquistare nuovi segmenti. È una crescita che rassicura gli apparati, ma non entusiasma. E questo, in prospettiva, è un nodo politico che Schlein dovrà affrontare.
Il Movimento 5 Stelle perde terreno: il segnale più preoccupante
Il dato che più colpisce, nel sondaggio Mentana del 15 dicembre 2025, è però quello relativo al Movimento 5 Stelle. Il partito guidato da Giuseppe Conte perde due decimi e scende al 12,8 per cento. Una flessione che, presa isolatamente, potrebbe sembrare marginale. Ma inserita in una tendenza più ampia, assume un significato diverso.
Il Movimento 5 Stelle appare in una fase di progressivo appannamento. Non crolla, ma scivola. E soprattutto fatica a intercettare nuove energie. In un contesto in cui il disagio sociale resta alto, la difficoltà dei Cinque Stelle nel trasformarlo in consenso è un segnale politico importante.
Conte mantiene una base solida, ma il partito sembra aver perso la capacità di sorprendere. Di rompere lo schema. Di essere percepito come alternativa netta. E in un sistema sempre più polarizzato, questo può diventare un problema serio.
Verdi e Sinistra crescono, ma restano periferici
Un piccolo segnale positivo arriva da Alleanza Verdi e Sinistra, che guadagna un decimo e sale al 6,8 per cento. Una crescita lenta, ma costante. Un’area che continua a consolidare la propria presenza, pur restando lontana dai grandi numeri.
È un consenso che parla a un elettorato preciso, spesso giovane e urbano, ma che fatica a uscire da quella nicchia. La crescita c’è, ma non basta a spostare davvero gli equilibri complessivi del centrosinistra.
I partiti minori: stabilità senza slancio
Tra i partiti minori, Azione resta al 3 per cento nonostante una lieve flessione. Italia Viva scende al 2,3 per cento. Più Europa resta stabile all’1,4. Noi Moderati chiude all’1,1 per cento. Numeri che raccontano un’area frammentata, senza una vera capacità di incidere.
È la fotografia di un centro politico che fatica a trovare spazio in un contesto sempre più polarizzato. Presente nei talk show, ma meno nelle scelte concrete degli elettori.
Cosa racconta davvero questo sondaggio
Il sondaggio Mentana del 15 dicembre 2025 non racconta una rivoluzione. Racconta qualcosa di più sottile. Un centrodestra che resta dominante, ma si riorganizza al suo interno. Un centrosinistra che prova a crescere, ma senza slancio emotivo. Un Movimento 5 Stelle che perde centralità. E un sistema politico che sembra sempre più stabile in superficie, ma fragile nelle sue dinamiche profonde.
È una fotografia che non urla, ma sussurra. E proprio per questo merita attenzione. Perché spesso la politica cambia così. Non con un crollo improvviso, ma con piccoli spostamenti che, messi insieme, cambiano il paesaggio.
La sensazione finale: equilibrio apparente, tensione reale
Alla fine, ciò che resta è una sensazione precisa. L’Italia politica appare stabile, ma non serena. I numeri tengono, ma le emozioni sotto la superficie raccontano altro. Un elettorato che osserva, valuta, aspetta. E che potrebbe sorprendere quando meno ce lo si aspetta.
Per ora, i sondaggi lo raccontano così. Con calma. Ma la calma, in politica, non è mai garanzia di immobilità.
