«Il futuro per l’Italia è fatto di difesa dei diritti fondamentali, di difesa dei diritti delle donne, di protezione di tutti coloro che si sono esposti in questi anni nella difesa di questi diritti in Afghanistan. Certamente in questa grande opera di collaborazione mondiale entreranno Stati come la Cina, la Russia, l’Arabia Saudita, la Turchia. E tutti questi Stati sono membri del G20. Quindi il G20 offre naturalmente una sede dove poter avviare questa opera di collaborazione». È certamente questo uno dei passaggi cruciali dell’intervista che il presidente del Consiglio Mario Draghi ha concesso in esclusiva al Tg1, commentando la drammatica situazione in Afghanistan e le immediate ricadute che la presa di Kabul avrà nel resto del mondo. Obiettivi forse troppo ambiziosi quelli del premier, tenendo conto che il dialogo che l’Europa intende aprire sarà con paesi, in cui la parità di genere di fatto non c’è.
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Talebani in Afghanistan: Draghi dialoga con la Merkel, ma strizza l’occhio a Russia e Cina
Due giorni dopo la conquista del potere nel Paese, il portavoce Zabihullah Mujahid nella prima conferenza stampa ha provato a rassicurare il mondo sulle intenzioni del futuro governo: «Abbiamo perdonato tutti coloro che hanno combattuto contro di noi. Ci impegniamo per i diritti delle donne all’interno della Sharia. I media potranno continuare la loro attività». I talebani non vogliono più avere «nemici esterni o interni», perché il fine è che «l’Afghanistan non sia più un campo di battaglia». E ancora: «Crediamo nella libertà di parola, nel diritto all’educazione e al lavoro e nel fatto che tutti dovrebbero essere uguali di fronte alla legge, senza discriminazioni», hanno aggiunto. Parole quelle di Mujahid che stridono con le immagini dei corpi che precipitano dall’aereo Usa e con le testimonianze di alcune donne che spaventate hanno ripreso i vecchi burka delle madri e si sono nascoste nelle cantine. Non si è sentita confortata Zarifa Ghafari, il sindaco donna più giovane dell’Afghanistan, che ora che i talebani si sono assicurati il controllo del Paese sa di essere in pericolo di vita, ma non intende scappare. Vuole lottare per un futuro migliore, per i diritti delle donne. Ma non è soltanto a Kabul che la situazione è allarmante. Non unicamente ad Herat gli occhi più belli devono restare celati dal burka. Ci sono altri posti del mondo in cui ci si disinteressa completamente della libertà delle donne, non ci si interroga sui loro sogni di bambine. Luoghi nei quali la donna fuori dal matrimonio non esiste, non conta nulla.
Non solo a Kabul le donne non hanno diritti
Draghi nel suo intervento al Tg1 ha parlato di paesi Russia, Cina, Arabia Saudita e Turchia. Ma sarà tutt’altro facile trovare un punto di incontro al G20. In ordine sparso: la Cina con la politica del figlio unico discrimina le donne ancor prima di nascere, prima ancora che escano dal ventre della madre. La stessa cancelliera Angela Merkel nell’ottobre del 2020, in occasione del 75° anniversario della fondazione delle Nazioni Unite, quando è stato commemorato anche il 25° anniversario della Quarta Conferenza Mondiale sulle Donne tenutasi a Pechino, aveva dichiarato: «L’uguaglianza dovrebbe essere un dato di fatto. Ma abbiamo ancora molta strada da fare». Difatti la parità di genere e l’empowerment sono ancora molto lontani. Non va meglio in Arabia Saudita, dove la scelta del guardaroba per le donne è molto limitata: devono indossare sempre l’abaya, un vestito lungo che arriva fino ai piedi, oltre al velo islamico, di cui parla appunto il Corano.
Afghanistan Draghi confida nel G20: «Sede dove avviare collaborazione. Ue sarà all’altezza della situazione»
Ed è vero che in Turchia le donne hanno cominciato a ribellarsi alla politica opprimente di Erdogan, ma la strada da fare è ancora tanta ed è tutta in salita. Per questo l’idea del dialogo appare un azzardo, un’utopia addirittura. Per l’Europa però è necessaria una collaborazione internazionale coi paesi di quell’area asiatica che stanno vedendo aumentare la loro influenza. È un “calice a cui bisogna bere”. La ricetta di Draghi, però, almeno nelle premesse, non appare di immediata realizzazione. Non dovremo, ad ogni modo, aspettare molto per capire se lo scambio di vedute con Turchia, Russia, Cina e Arabia Saudita sarà fruttuoso. Ci saranno presto il G20, il G7 e alla fine di agosto un G20 a Santa Margherita Ligure dedicato proprio alle donne. Per il premier italiano l’Ue sarà all’altezza del compito, delle aspettative. Ed è ciò che ci auguriamo tutti. Certa è la linea che Draghi manterrà, quella che ha fatto capire mesi fa quando si trovò a commentare il Sofà Gate e criticare l’attuale presidente turco: la franchezza. Leggi anche l’articolo —> Talebani, Draghi: «Europa sarà all’altezza», come sarà l’accoglienza in Italia [VIDEO]