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Covid, Sallusti contro Tommaso Montesano: il giornalista negazionista sospeso

09/02/2022 13:15

Scontro tra il direttore Alessandro Sallusti e un redattore, Tommaso Montesano, dichiaratamente negazionista. Nel corso della giornata di ieri il giornalista aveva scritto, su Twitter e su Facebook, un post in cui faceva un paragone alquanto discutibile: «Le bare di Bergamo stanno al COVID19 come il lago della Duchessa sta al sequestro Moro». Parole forti, improprie, che hanno innescato una reazione nel Comitato di Redazione, che ha diffuso un comunicato.

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Sallusti Montesano

Covid, Alessandro Sallusti contro Tommaso Montesano: il giornalista negazionista sospeso

Nel tweet “incriminato” Tommaso Montesano paragona le bare di Bergamo della famosa fotografia al falso comunicato delle Brigate Rosse durante il rapimento di Aldo Moro. Il Comitato di Redazione del quotidiano ha subito annunciato di “dissociarsi dagli interventi con i quali un collega nella sostanza nega una correlazione tra la foto simbolo delle bare di Bergamo e il Covid. E si scusa con le famiglie delle decine di migliaia di persone che hanno perso la vita a causa della pandemia. Si possono avere le idee più diverse su vaccini e Green pass, ma le teorie negazioniste sono quanto di più lontano dai valori dei giornalisti di Libero”. Sallusti, il direttore, da sempre favorevole ai vaccini, starebbe valutando la possibilità di licenziare Tommaso Montesano.

«Ho chiesto all’azienda di valutate se esistono presupposti per il licenziamento per colpa grave e, comunque nell’attesa, la sospensione immediata di Montesano», le parole di Sallusti. Come saprete infatti il comunicato del lago della Duchessa, in cui si svelava della morte di Moro e la presenza del suo cadavere in provincia di Rieti, è un falso storico. Il riferimento a Bergamo appare assurdo.

bara Bergamo Montesano

Paragone improprio: il Comitato Redazionale di “Libero” prende le distanze

Le parole di Montesano, che possiamo definire indegne, fanno riferimento alle immagini, risalenti alla sera del 12 marzo 2020, in cui le camionette dell’Esercito portavano via le bare dal cimitero di Bergamo, città che stremata non riusciva più a cremare tutte le vittime. Erano le prime settimane in cui l’Italia si confrontava a tu per tu con il virus. A pagare lo scotto della prima ondata proprio Bergamo, la città più colpita al mondo, con oltre sei mila morti. Leggi anche l’articolo —> Chi è Alessandro Sallusti, vita privata e carriera: perché ha lasciato “Il Giornale”