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Aurora Grazini morta dopo essere stata dimessa dall’ospedale: «Solo 15 gocce prima di mandarla via»

17/02/2020 10:12 - Aggiornamento 17/02/2020 10:16

«Me l’hanno ammazzata: è tremendo. Me l’hanno ammazzata», queste le parole a Repubblica del nonno di Aurora Grazini, la ragazza di 16 anni morta all’alba di sabato scorso a Montefiascone, dopo essere stata dimessa dall’ospedale Belcolle di Viterbo. Non è ancora chiaro cosa sia successo: l’unico fatto certo è la giovane era stata accompagnata in ospedale dai genitori perché non si sentiva bene. Dopo aver chiamato i soccorsi, Aurora che stava male già da una ventina di giorni, è stata portata con l’ambulanza in codice verde al nosocomio. Qui il medico che l’ha visitata avrebbe avviato un percorso psichiatrico, le avrebbe prescritto poi l’En, ossia benziodiazepina con funzioni ansiolitiche. A detta però del nonno, Ilario Gambetta, la giovane è stata mandata via che respirava male ancora. «Perché non sono morto io?», non si dà pace l’anziano, che ha concesso un’intervista a Rory Cappelli di Repubblica denunciando quanto accaduto alla nipote.

Aurora Grazini

Aurora Grazini morta dopo essere stata dimessa dall’ospedale: «Solo 15 gocce prima di mandarla via»

«Aurora stava male da venti giorni, una brutta influenza: non l’ho potuta vedere in quelle tre settimane perché sono debole, non posso prendermi niente. Ma le parlavo al telefono, di lei mi raccontava mia figlia, l’ultima volta che era venuta a trovarmi si era seduta proprio lì, sul letto, aveva quel suo bel sorriso solare che ti illuminava la giornata. Giovedì era tornata a scuola: dopo tanti giorni di assenza era rimasta un po’ indietro ma era stata interrogata lo stesso: la professoressa le aveva messo 4, ma si può? Ci era rimasta malissimo, già stava giù, con questa botta, poi…», ha raccontato Ilario Gambetta, che ha voluto poi ricostruire la corsa in ospedale e la visita che ne è seguita. «Sabato Aurora si è sentita male e alla fine mia figlia, ha chiamato l’ambulanza», ha raccontato l’uomo, che ha parlato di quel percorso psichiatrico avviato dal medico che ha visitato la nipote al pronto soccorso. «Certo che era agitata. Era arrivata in ambulanza, non ci era mai salita, aveva male alla gola, si sentiva strana, stanca, dopo tutti quei giorni di febbre: era anche tanto dimagrita», ha dichiarato il nonno. Il dottore, infine, ha fissato alla giovane un appuntamento con un neuropsichiatra per il lunedì successivo, poi le ha somministrato quindici gocce.

Aurora Grazini

«Urla, corri, presto, non respira, non respira»

Alla giovane è stato prescritto l’En, una benzodiazepina con funzioni ansiolitiche, senza nessuna analisi ematochimica, senza approfondimenti clinici. «Il percorso che era stato scelto per lei non lo richiede», ha spiegato la direttora sanitaria dell’ospedale, Daniela Donetti. Ma torniamo al racconto choc del nonno: «Quelle gocce la intontiscono subito. Aurora e Anna Maria escono per aspettare il padre: Aurora appoggia il capo sulla spalla della mamma, non si regge in piedi. In macchina è seduta dietro ma siccome respira male la fanno passare davanti. A casa non vuole stare sola, si mette sul divano, la mamma prepara da mangiare, poi la mette a dormire nel letto con lei: la veglia per tutta la notte e verso l’alba chiama il marito, che in quel momento era in bagno: urla, corri, presto, non respira, non respira». La ragazzina è morta così tra le braccia della mamma. «Io adesso voglio sapere perché», ha ripetuto più volte singhiozzando nonno Ilario. Come lui i genitori, i familiari della giovane, la sorella Rachele, i compagni di scuola e gli amici.

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