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Benno Neumair è pentito e disperato: «È ora che si conosca anche la mia verità»

29/05/2021 17:00 - Aggiornamento 29/05/2021 17:08

Benno Neumair oggi si dice un uomo pentito. Torna sui suoi passi e, a quasi 5 mesi dallo spietato assassinio dei suoi genitori, Peter e Laura, spiega il perché avrebbe agito in quel modo violento e tolto loro la vita.

«Quando ho ucciso i miei genitori ero come uscito dalla realtà. Sono pentito», ha asserito in carcere il 30enne con la passione per il fitness. Si dice “pentito” e “disperato” per quello che ha fatto. L’ennesimo dissapore con i suoi genitori avrebbe fatto scattare in lui una incontenibile furia omicida la sera del 4 gennaio scorso.

BENNO NEUMAIR PENTITO LA SUA VERITA

Benno Neumair oggi: «È ora che si conosca anche la mia verità»

Ammette le sue colpe ma vuole anche che si conosca la sua versione dei fatti. «Quando ho ucciso mio padre prima e mia madre poi, era come se fossi uscito dalla realtà. So bene che è difficile veder riconosciuta la totale incapacità di intendere e di volere. Che nulla, nemmeno il fortissimo pentimento che provo, mi risparmierà la pena lunga che ho appena iniziato a scontare. Ma è ora che si conosca anche la mia di verità».

BENNO NEUMAIR PENTITO LA SUA VERITA

La nuova vita in carcere fra disperazione e ‘normalità’

Si trova detenuto in una cella del carcere di Bolzano dallo scorso 29 gennaio. Ha una nuova vita, che sintetizza così: «Non faccio più attività fisica, pur avendone la possibilità qui … Leggo molto, soprattutto romanzi di viaggi, come le avventure di Robinson Crusoe. Niente gialli. Come un pendolo oscillo alternando momenti di profonda tristezza a frammenti di vita normale, con i miei compagni di cella. C’è chi sta bene, tutto sommato, dietro le sbarre, io no. Io non sto affatto bene, sono disperato. Trovo conforto dai colloqui con lo psicologo, ma fatico ancora a capire perché io abbia fatto quello che ho fatto». 

Benno: l’insopportabile confronto con la sorella

Benno confessò il delitto dei genitori allorquando nelle acque dell’Adige i primi di febbraio fu rinvenuto il corpo della madre. Con lei l’attrito era forte. Insopportabile a suo dire il continuo confronto tra lui e la sorella Madè, la cui realizzazione professionale gli sarebbe stata rinfacciata più volte da Peter e Laura. «Quel giorno ho avuto un blackout, mai avevo pensato di uccidere qualcuno, tantomeno i miei genitori. Sono stato risvegliato da mio padre in maniera energica, abbiamo avuto l’ennesima discussione per i soliti motivi. Mi diceva che non valevo niente, al contrario di mia sorella che invece è tutto quello che un genitore può desiderare».

«Sono andato via da casa nel 2010, stanco delle liti continue che tentavo ogni volta di evitare, puntualmente paragonato a mia sorella, bravissima in tutto, prematura nei suoi traguardi e molto legata a mia madre che invece mi offendeva sempre, mi denigrava».

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Benno Neumair: la difesa punta sulla seminfermità mentale

I difensori di Benno Neumair puntano sulla sua seminfermità mentale. Secondo i consulenti degli avvocati difensori, infatti, il 30enne soffrirebbe di “gravi disturbi della personalità”, e non avrebbe quindi totale capacità di intendere e volere. Entro il 2 giugno sarà depositata la risultanza della perizia psichiatrica cui nelle scorse settimane è stato sottoposto su richiesta del giudice che dovrà decidere se sia o meno in grado di affrontare il processo. (Continua dopo la voto)

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Benno rivela di non praticare più sport, sua ossessione fino al giorno del delitto. Vorrebbe rimuovere ciò che ha fatto, cancellare la memoria del duplice omicidio dei genitori. E parla della sua fragilità psicologica: «Io soffro di un disturbo del sonno, il risveglio aggressivo, che mi rende nervoso, ci sono stati episodi anche con Madè, quando era adolescente. Non ci ho visto più e quando mio padre è entrato in camera con quella veemenza, ho preso un cordino che avevo a portata di mano in un cestino e con quello l’ho strangolatoA quel punto mi sono assopito a terra, accanto al suo corpo. A svegliarmi il telefono, era mia madre che mi diceva che stava rientrando in casa. Ho sentito la chiave nella toppa, l’ho vista e con il cordino ancora in mano ho strangolato anche lei, senza che nemmeno facesse in tempo ad accorgersene. È successo tutto in pochi minuti» (Fotte Adnkronos).