Berlusconi Draghi, retroscena sul Quirinale – Il rischio che corre il nostro Paese è di veder vanificati gli sforzi fatti finora: non si parla soltanto di pandemia, ma anche della credibilità acquisita in questi mesi e della messa a punto del Pnrr, in sostanza di tutti quei fondi che vanno spesi in modo oculato e onesto. Il premier Draghi in apertura della conferenza stampa di fine anno ha detto che il governo può andare avanti a prescindere da chi ci sarà, come a voler dire che la sua missione è compiuta; che il pilota automatico è inserito. Ma è davvero così? A tirare le orecchie al presidente del consiglio «Dagospia» che in un flash ha definito addirittura l’autocandidatura al Quirinale del banchiere una “stupidaggine” (anzi una «grande caz***a»). E non si può dire che D’Agostino abbia tutti i torti. Come ho scritto qualche tempo fa forse c’è solo un’ipotesi peggiore della possibilità che Mario Draghi lasci Palazzo Chigi per andare al Quirinale, nel pieno della quarta ondata Covid, ed è che non ci riesca, dopo averci provato.
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Berlusconi: “Draghi algido, non piace”, la partita del Quirinale entra nel vivo | Retroscena
Col solito linguaggio colorito «Dagospia» ha pubblicato un flash che sembra riferire l’aria che tirerebbe a Palazzo Chigi: “Il ‘nonnino’ di Draghi: o comando io o me ne vado ai giardinetti con Mattarella. Fatta la grande ca***ta dell’autocandidatura, sfanc***o da tutti i partiti, Draghi ha fatto sapere ai leader della maggioranza (…) che riconosce il primato dei partiti nella scelta del prossimo presidente della Repubblica. Che da servitore dello stato sarebbe pronto a restare alla guida del governo, ma in tal caso, nell’ultimo anno di legislatura nonno Mario non accetterebbe i rospi che ha dovuto ingoiare e negli ultimi 5 mesi né di guidare una coalizione in piena tranche elettorale, che gli impedisse di svolgere il suo mandato”. In verità, durante la conferenza stampa è vero che l’ex numero uno della Bce si è sbilanciato (forse più di quanto ci si sarebbe aspettato) dicendo: “Il mio destino personale non conta assolutamente niente, non ho particolari aspirazioni di un tipo o di un altro, sono un uomo e un nonno al servizio delle istituzioni”. Tuttavia, ha provato a sgonfiare come bolle di sapone le frasi più ambigue con battute argute come “Questo lo dice lei…”, in risposta ad ogni giornalista che insinuava una sua chiara disponibilità a passare al Colle. Troppo poco forse però, come ha osservato Francesco Verderami su «Il Corriere della Sera».
Il Cavaliere non avrebbe timore di altri candidati
“Sapendo che la strada verso il Colle è disseminata di trappole, Draghi ha deciso di provare a sminarla anzitempo. Per avere poi il tempo di percorrere quel sentiero, che resta comunque accidentato. La sua esternazione, irrituale in alcuni passaggi, ha prodotto la reazione dei partiti. E ha mostrato l’essenza della sfida: le forze politiche, che da un anno si sentono commissariate da Palazzo Chigi, non vogliono farsi commissariare per altri sette anni dal Quirinale. Questo è il sentimento bipartisan”, ha osservato Verderami sul quotidiano diretto da Luciano Fontana. Ad essere punto da una specie di uggia Silvio Berlusconi, altro candidato in pole position per il Quirinale: non teme altri, se non forse soltanto il nostro presidente del consiglio.
L’auto-candidatura di Draghi un errore? Cosa serpeggia tra i partiti a Palazzo Chigi
Sarebbe Berlusconi piccato con Draghi perché «è da un anno è a Palazzo Chigi ma non si è mai fatto vivo», le parole del Cavaliere. Come riferisce Verderami il leader azzurro “raccontava l’altra sera di non aver seguito la conferenza stampa del premier, ‘ma mi dicono che sia andata male. È vero? Lui è bravissimo però non piace perché appare algido. Nemmeno Di Maio lo vuole al Quirinale'”. Virgolettati quelli di Berlusconi che arrivano come punture di spillo. “Non si sa da dove il Cavaliere tragga questo suo convincimento, ma un contatto dev’esserci stato se è vero che ha confidato di aver regalato al ministro degli Esteri dei dipinti provenienti dalla sua quadreria. In ogni caso è certo che, dopo le dichiarazioni di Draghi, i grillini hanno iniziato a scambiarsi sui loro cellulari il file audio della canzone ‘Meno male che Silvio c’è'”, scrive sempre Verderami. Salirà dunque il leader di Forza Italia al Colle? Finirà così? O ne resterà scottato? Alla scadenza del capo di Stato Mattarella manca ancora oltre un mese, ma la partita è già nel vivo.
Renzi: «Presidente della Repubblica lo elegge il Parlamento non i sondaggi, le redazioni o gli editorialisti»
Lo stesso Matteo Renzi nel suo ultimo intervento al Senato non ha usato parole proprio dolci parlando della corsa al Quirinale: “Tra un mese il Parlamento in seduta comune eleggerà il presidente della Repubblica. Lo elegge il Parlamento, non i sondaggi, le redazioni delle riviste internazionali o gli editorialisti. È l’atto supremo, elegge l’arbitro per i prossimi 7 anni. Ogni tentativo di far venire meno la centralità del Parlamento è atto che rende più debole il nostro sistema istituzionale”. Uno sfogo che per alcuni si può leggere come una stilettata al premier, per cui la via per il Colle appare sempre più in salita. Ma c’è sul serio qualcosa che Mario Draghi abbia desiderato e che alla fine non abbia avuto? Rimane dunque da capire ancora quali siano le vere aspirazioni dell’economista: il Quirinale ad ogni costo? O gli basterebbe essere eletto senatore a vita per saziare la sua ambizione? Anche se restasse premier non mica detto che la sua maggioranza sia destinata a durare troppo a lungo, anzi. A dire il vero, la luna di miele dei partiti sembra aver nauseato già il palato di molti leader. Leggi anche l’articolo —> Via libera del Senato alla Manovra, Renzi e Salvini colloquio a notte fonda: sfuriata contro Draghi