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Blitz a Napoli nell’albergo di Emilio Fede: il giornalista svegliato alle 4 di notte

26/06/2021 12:44

Napoli, Emilio Fede svegliato nel cuore della notte dalla Polizia. Gli agente volevano accertarsi che il noto giornalisti, oggi agli arresti domiciliari, avesse tutte le autorizzazioni del tribunale di Sorveglianza di Milano sul trasferimento nella città partenopea. Il blitz è avvenuto nel cuore della notte, dopo che Fede aveva partecipato al funerale di sua della moglie Diana de Feo, scomparsa a 84 anni martedì scorso. Emilio Fede ha raccontato quanto accaduto nell’albero dove alloggiava a Napoli ai microfoni de Il Roma.

Napoli, blitz nel cuore della notte nell’albergo dove alloggiava Emilio Fede

In questi giorni, Emilio Fede si è recato a Napoli per partecipare al funerale della moglie Diana de Feo, scomparsa a 84 anni martedì scorso. Mentre era nella sua camera di albergo, intorno alle 4 di venerdì 25 giugno 2021, due agenti della questura di Napoli lo hanno svegliato per controllare che fosse in regola con le autorizzazioni del tribunale di Sorveglianza di Milano. Emilio Fede, intervistato da Il Roma, ha ammesso: «È tutto vero. Non ho parole. Ma in che Paese siamo? Ero arrivato in auto mercoledì notte da Milano, dopo aver ricevuto tutte le autorizzazioni del caso per la mia posizione detentiva, per salutare e dare l’addio all’unico grande amore della mia vita, la mia Diana. Avevo poi preso parte ai funerali nella chiesa del Vomero e dopo un cena veloce con mia figlia ero rientrato in albergo, accompagnato dalla mia assistente, che mi aiuta in ogni momento della giornata, non essendo io più autonomo nei movimenti». 

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emilio fede attacco a brosio e vespa

Le parole del giornalista

Dopo il blitz nell’albergo dove alloggiava a Napoli, Emilio Fede ha parlato ai microfoni de Il Roma e ha dichiarato: «Era già capitato a dicembre la stessa cosa e sempre intorno alle quattro del mattino. Stessa scena, stessa storia. Ho cercato di spiegare che ero stato autorizzato regolarmente per gravi motivi di famiglia, ma solo dopo un meticoloso controllo dei documenti miei ma anche della mia collaboratrice, hanno lasciato la camera. Ancora una volta hanno voluto trattarmi come un boss». >> Altre News