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Medici e infermieri che tornano in servizio perdono la pensione: sotto accusa un emendamento

05/04/2021 11:48

Da quando è scoppiata la pandemia molti medici e infermieri già in pensione hanno ritirato fuori i camici per prestare aiuto nella lotta contro il covid. Ora, però, una nuova norma potrebbe far cambiare loro idea e indurli a rinunciare agli incarichi. Un emendamento presentato dalla Lega e contenuto nella Legge del decreto Covid del 14 gennaio, infatti, prevede che “le aziende sanitarie e socio-sanitarie” possano attribuire incarichi con scadenza “non oltre il 31 dicembre 2022” al personale sanitario in pensione. Dov’è il problema? Che secondo questa modifica, già convertita in legge, a chi viene riassunto “non è erogato il trattamento previdenziale per le mensilità per cui l’incarico è retribuito”. Il che si traduce in vero e proprio blocco delle pensioni per i medici e gli infermieri.

vaccini liste di riserva

Blocco pensioni medici, un emendamento contro chi decide di tornare in corsia

Quindi i molti medici e infermieri che hanno messo a disposizione le proprie conoscenze e la propria esperienza per contribuire alla battaglia contro il covid potrebbero subire il blocco delle pensioni. E questo nonostante i rischi, anche legati all’età, che sono disposti a correre. Di fatto, la norma potrebbe scoraggiare chi vorrebbe aiutare in un momento così delicato. “Oltre un migliaio di medici hanno già dato disponibilità a fare da vaccinati. Ma se ci si deve impelagare in questioni burocratiche, pratiche previdenziali e sottoscrizioni di reimpiego, diventa tutto più problematico. C’è il rischio di rinunce“, ha spiegato a Ilfattoquotidiano.it Carlo Palermo, segretario dell’Anaao Assomed. “Eppure se si vuole davvero raggiungere il target di 500mila iniezioni al giorno per uscire dalla pandemia, serve il contributo di tutti”, ha aggiunto poi.

Tra l’altro, una norma che regolarizzava il ritorno in servizio durante l’emergenza covid di medici e infermieri in pensione c’era già. Ed era in vigore da marzo 2020, quando il governo Conte aveva chiesto di mettere in campo tutto l’aiuto possibile. Il decreto Cura Italia, infatti, permetteva alle Regioni di assegnare incarichi di lavoro autonomo o co.co.co. per massimo sei mesi a “dirigenti medici, veterinari e sanitari nonché al personale del ruolo sanitario del comparto sanità, collocati in quiescenza, anche ove non iscritti al competente albo professionale in conseguenza del collegamento a riposo”. Questo in deroga “all’incumulabilità tra redditi da lavoro autonomo e trattamento pensionistico” previsti da quota 100. Il meccanismo, poi, era stato confermato grazie alla legge di bilancio anche per tutto il 2021. Alla fine, però, è intervenuta la Lega.

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Blocco pensioni medici, l’allarme dei sindacati

A febbraio l’emendamento che ora è al centro delle polemiche, infatti, è stato presentato in commissione Affari costituzionali del Senato. Il primo firmatario pare essere il senatore Roberto Calderoli, seguito da Luigi Augussori, Ugo Grassi, Daysi Pirovano e Alessandra Riccardi. E sebbene l’Ufficio Studi del Parlamento avesse ricordato ai senatori che “nella disciplina fino ad ora vigente, la remunerazione di alcuni incarichi” era già prevista fino a fine 2021, il governo Draghi poi ha deciso di approvare il decreto. Dando di fatto l’ok anche all’emendamento che, così, si è trasformato in legge.

Il vero problema è che tutta questa confusione rischia di far fare un passo indietro a quei medici e infermieri che si erano resi disponibili nella lotta contro il covid, e che ora rischiano il blocco delle pensioni. “Una norma per coinvolgere i medici in pensione c’era già e non aveva creato problemi. Durante la prima ondata c’è anche chi ha perso la vita perché è tornato in ospedale e si è contagiato in corsia”, ha infatti sottolineato Palermo dell’Anaao Assomed. Oltre al lavoro in corsia, oggi il loro intervento risulta essere fondamentale anche nella campagna vaccinale. “Si potrebbe fare come per gli specializzandi. Loro mantengono la borsa di studio e in più gli vengono retribuite a 40 euro l’ora le eventuali ore aggiuntive impiegate per l’emergenza. Dai reparti alle somministrazioni”.

Insomma, una soluzione ci sarebbe. Per questo tutti si stanno augurando che il governo corregga il tiro, perchè “tutte le forze in campo dovrebbero essere sfruttate per raggiungere l’obiettivo”. Altrimenti “la norma porterà i sanitari che si sono resi disponibili a prestare la loro collaborazione nel contrasto alla epidemia da Covid-19 a rinuncia agli incarichi”, ha aggiunto Francesco Ripa di Meana, Presidente della Federazione delle Aziende sanitarie e ospedaliere. >> Tutte le notizie di UrbanPost

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