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Bologna nella morsa del Covid, Bordon (direttore Ausl): “Manca il personale, è peggio della prima ondata”

11/03/2021 12:19

Covid a Bologna, aumenta la pressione sulle strutture sanitarie. Drammatica la situazione raccontata dal direttore generale dell’Ausl Bologna Paolo Bordon, che si attende di aver raggiunto il picco proprio tra ieri e oggi, 11 marzo. Poi, “non ci attendiamo un crollo ma un plateau”. La richiesta di ricoveri continuerà a crescere per almeno metà della prossima settimana. Negli ospedali della rete bolognese, i ricoverati sono 1160. 199 sono i pazienti in terapia intensiva e subintensiva, il doppio di novembre. “La cosiddetta seconda ondata non è stata che un allenamento”, racconta Bordon all’Ansa. Sono 661 i nuovi casi registrati nella sola provincia di Bologna ieri, 10 marzo 2021, in calo rispetto ai 977 di martedì, ma comunque un numero elevatissimo

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covid bologna

Manca il personale

“Abbiamo per fortuna ospedali funzionali” dice Bordon. Ma c’è un problema di personale: “Abbiamo implementato di molto tutto l’assumibile, compresi gli specializzandi”, ma non basta. “Anestesisti non ce n’è, ne servirebbe un’altra ventina. Ci servirebbe anche una quarantina di infermieri” e “abbiamo problemi a reclutare Oss con contratti a tempo determinato”. La strategia per il controllo dei ricoveri dell’Ausl Bologna è di concentrare “i casi Covid su due sole strutture per la terapia intensiva, che sono come Ausl l’Ospedale Maggiore di Bologna e l’ospedale di Bentivoglio”, riconvertito Covid hospital da ieri. In più a Bologna c’è la terapia intensiva del Policlinico Sant’Orsola. “Così si ottimizza la presenza massima degli anestesisti”.

Scende l’età dei ricoverati

“Fuori dagli ospedali non c’è più la percezione di quel che sta accadendo dentro – spiega il direttore dell’Ausl -. Adesso il mondo va avanti fuori, non dico nell’indifferenza, ma senza sapere quanto accade. Quello che vediamo non è mai accaduto nella storia dell’Ospedale Maggiore”. Un forte impatto sul personale lo ha la giovane età dei ricoverati. “Medici di 45-50 anni ora ritrovano in corsia, intubati, ex compagni di scuola, di liceo. Non vedono più gli anziani delle Rsa, ora curano i coetanei”, spiega Paolo Bordon. L’impatto psicologico è forte, “sono professionisti straordinari ma c’è stanchezza, ecco perché è stato creato un forte supporto psicologico, in particolare per il personale impegnato nelle terapie intensive e subintensive”. Proprio al Sant’Orsola di Bologna, ieri sera, è stato ricoverato in terapia intensiva un ragazzo di 14 anni, senza evidenti patologie pregresse. >> Tutte le news