
L’età pensionabile in Italia si allunga e, per milioni di lavoratori, l’uscita dal lavoro diventa ancora più lontana. La legge di Bilancio 2026, approvata dal Senato e in attesa dell’ultimo passaggio alla Camera, introduce una serie di modifiche al sistema previdenziale che cambiano in modo concreto le prospettive di chi sta pianificando la pensione.
Tra aumenti dei requisiti, addii definitivi alle misure di flessibilità e tagli alle risorse per alcune categorie, il quadro che emerge è netto: si lavorerà più a lungo, con poche eccezioni e margini di scelta sempre più ridotti.
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Aumento dell’età pensionabile: cosa cambia davvero
Nel testo della manovra resta una norma che aveva già acceso forti polemiche nei mesi scorsi. A partire dal 2027, l’età pensionabile subirà un primo aumento di un mese. Dal 2028, l’incremento complessivo salirà a tre mesi.
In concreto, il calendario dell’uscita dal lavoro viene spostato in avanti, rendendo più difficile l’accesso alla pensione di vecchiaia per chi contava di andare in quiescenza nei prossimi anni. L’aumento non si applicherà ai lavoratori impiegati in attività gravose o usuranti, ma per la platea generale l’allungamento è destinato a entrare in vigore senza ulteriori rinvii.
Addio a Opzione Donna e stop definitivo alle uscite anticipate
La legge di Bilancio 2026 segna anche la fine definitiva di Opzione Donna. La misura, che consentiva alle lavoratrici di uscire anticipatamente con almeno 61 anni di età e 35 di contributi accettando il ricalcolo contributivo dell’assegno, non viene prorogata.
Fuori dal testo restano anche altre forme di flessibilità pensionistica. Quota 103, già scaduta, non viene riproposta. Il risultato è un sistema con meno alternative per chi sperava di anticipare l’uscita dal lavoro, soprattutto per le donne e per chi ha carriere discontinue.
Meno risorse per lavoratori precoci e usuranti
La manovra interviene anche sul fronte dei lavoratori precoci, cioè coloro che hanno iniziato a lavorare molto giovani e che possono vantare almeno dodici mesi di contributi prima dei diciannove anni. Il governo ha previsto una riduzione progressiva delle risorse destinate al pensionamento anticipato di questa categoria.
I tagli partono da 20 milioni nel 2027 e aumentano negli anni successivi, arrivando a 190 milioni dal 2034. Una scelta motivata dall’esecutivo con esigenze di monitoraggio della spesa, ma che rischia di restringere ulteriormente l’accesso alle uscite anticipate.
Riduzioni analoghe colpiscono anche il fondo per i lavoratori impegnati in attività particolarmente faticose e pesanti, con un taglio strutturale a partire dal 2033 e una conseguente diminuzione degli importi disponibili.
Pensioni più lontane anche senza sommare le rendite
Un’altra novità riguarda il divieto di cumulare le rendite della previdenza complementare per raggiungere l’importo minimo necessario all’accesso alla pensione di vecchiaia. Dal 2026 non sarà più possibile utilizzare questa strada per anticipare l’uscita dal lavoro, una possibilità introdotta solo di recente.
Secondo le stime del governo, questa misura contribuirà a un risparmio crescente sulla spesa pensionistica nei prossimi anni, ma per molti lavoratori significa perdere un’opzione importante nella fase finale della carriera.
Il caso delle forze dell’ordine: slitta l’aumento
Per il personale delle Forze armate, delle Forze di polizia e dei Vigili del fuoco, l’aumento dell’età pensionabile segue un calendario diverso. L’incremento previsto inizialmente dal 2027 viene rinviato al 2028.
La riformulazione approvata in Commissione Bilancio prevede un aumento di un mese nel 2028, un ulteriore mese nel 2029 e un altro ancora dal 2030. È inoltre prevista la possibilità di escludere o attenuare l’aumento per alcune professionalità, in base alla specificità dell’impiego.
Ape sociale confermata, ma non per tutti
Nel quadro complessivo, viene confermata fino alla fine del 2026 l’Ape sociale, che resta uno degli ultimi strumenti di uscita anticipata per i lavoratori più fragili. Si tratta però di una misura selettiva, che non compensa la scomparsa delle altre forme di flessibilità.
Per bilanciare l’inasprimento dei requisiti, il governo prevede un lieve aumento degli assegni minimi e mantiene incentivi per chi sceglie di restare al lavoro oltre l’età pensionabile, ma l’impianto generale va in una direzione chiara.
Una pensione sempre più lontana
Con la manovra 2026, l’Italia imbocca una strada che rende l’uscita dal lavoro più tardiva e meno flessibile. L’aumento dell’età pensionabile, la cancellazione delle misure anticipate e la riduzione delle risorse per alcune categorie ridisegnano il sistema previdenziale.
Per molti italiani, il messaggio è uno solo: la pensione arriverà più tardi, e le possibilità di scelta saranno sempre più limitate.
