L’astinenza da nicotina può giocare brutti scherzi. Immaginatevi di essere dei fumatori a una riunione, una riunione che dura più di cinque ore. Arriva il momento della pausa: c’è chi si beve un caffè, chi fa due chiacchiere, e chi desidera fumarsi una sigaretta. Ecco, al Campidoglio questo è vietato. O almeno, al Campidoglio era vietato finché Carlo Calenda non ha deciso di staccare il cartello “divieto di fumo” nella Buvette. Provocando un effetto a catena di fumatori.
Carlo Calenda abbatte il cartello di divieto di fumo alla Buvette del Campidoglio
Ora il cartello che esprime il divieto di fumo nella Buvette del Campidoglio giace tra le piante. E’ stato sufficiente un giorno da consigliere, una sola riunione per far perdere le staffe all’ex candidato sindaco Carlo Calenda e fargli strappare il rettangolo di plastica che era appeso in bella vista sul muro. Il leader di Azione voleva fumare, così come tanti altri. E allora l’ha tolto, dando un calcio al periodo salutista imposto da Daniele Diaco, promotore del divieto, e dal Movimento 5 Stelle durante il suo mandato. Ecco però che dopo il suo momento di ribellione, tutti i fumatori che sono passati dal bar per una breve pausa dal consiglio hanno approfittato del gesto per accendersi una sigaretta in quell’angolino, che comunque è all’aria aperta.
E non bastano gli inviti a non fumare. I controllori ci provano a far rispettare la regola, il divieto di fumo, “ma il cartello lo ha tolto Calenda”, provano a difendersi alcuni di quelli beccati con la sigaretta in bocca. “E’ lo stesso, non si può fumare”, rispondono gli altri ricordando che la pena è una verbalizzazione punitiva. Così qualcuno decide di spegnerla, ma non tutti. Una cosa è certa: l’ingresso di Carlo Calenda al consiglio è iniziato con un blitz. >> Tutte le notizie di UrbanPost
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