Due notizie nelle ultime ore stanno destando parecchia preoccupazione: il blitz della Guardia di finanza di Padova, che ha sequestrato 10 tonnellate di carne proveniente illegalmente dalla Cina, nascosta nel doppio fondo di un camion, subito incenerita, e l’allarme di influenza suina a Nocera Inferiore, dove tre infermieri sono stati contagiati dal virus AH1N1. Il Corriere della Sera ha pubblicato stamani l’intervista alla vedova di Carlo Urbani, medico marchigiano deceduto nel 2003 a Bangkok, per la temuta Sars. «Mio marito Carlo morì di Sars. Era infettivologo: quel giorno di 16 anni fa lo chiamarono e non si tirò indietro», ha ricordato la donna.
Carlo Urbani, parla la vedova dell’infettivologo: «Morì di Sars per salvare vite. Rivivo oggi quei momenti»
Il dottor Carlo Urbani è morto il 29 marzo del 2003 a Bangkok dopo aver contratto la Sars, sindrome respiratoria acuta grave, che lo stesso infettivologo contribuì a identificare. 8 mila all’epoca i contagi e 775 morti tra il 2002 e il 2003. «Carlo era dirigente dell’Organizzazione mondiale della Sanità ad Hanoi, l’avevo seguito con i nostri tre figli. Quando lo cercarono dall’ospedale non si risparmiò […] Gli chiesero di andare in ospedale dove un uomo d’affari non riusciva a guarire da una strana infezione. Oggi rivivo tutti quei momenti», ha confessato la moglie del medico scomparso, parlando dello spettro di una nuova febbre suina. Il virus di Wuhan, inutile dirlo, spaventa: proprio in queste ore sono stati confermati due casi: uno in Giappone, un altro negli Stati Uniti. Le vittime accertate sono finora 17. Parliamo però di oltre 400 i casi di contagio. Le autorità cinesi hanno fatto sapere: «Non lasciate né venite a Wuhan se non è indispensabile». Un’epidemia quest’ultima che sposta indietro le lancette dell’orologio per la vedova Urbani: «La sua passione di infettivologo con 10 anni di esperienza a Macerata era troppo forte. Ero terrorizzata, pensa anche alla famiglia lo pregavo. Mi tranquillizzava».
«Oggi andrebbe a finire in modo diverso grazie ai protocolli di sicurezza che lui ha contribuito a mettere in campo»
Nel corso dell’intervista a Il Corriere della sera la donna ha raccontato: «Il 18 marzo partì per Bangkok, lo salutammo che stava bene. Durante il volo cominciò ad accusare i primi sintomi, febbre e tosse, e una volta a terra si consegnò ai medici. Ci sentimmo la sera. Capimmo subito. Morì dopo una decina di giorni di isolamento». Oggi però la situazione è diversa, non destinata a ripetersi: «Se Carlo fosse qui oggi, farebbe come 16 anni fa, fortunatamente andrebbe a finire in modo diverso grazie ai protocolli di sicurezza che lui ha contribuito a mettere in campo», ha concluso.