Sgomberare o non sgomberare, questo è il dilemma. La questione della sede di CasaPound in pieno centro di Roma, nel quartiere Esquilino, torna a essere argomento di dibattito. Ieri, infatti, era stato annunciato pubblicamente l’ordine di sgombero da via Napoleone III dalla viceministra Laura Castelli. E poi lo stesso è stato confermato anche dalla sindaca capitolina Virginia Raggi. Peccato che di seguito sia arrivata la smentita da parte della Questura.
Casapound, sgombero sì o sgombero no
“Ho appena saputo che è stato ordinato lo sgombero da via Napoleone III a Casapound. Ci lavoriamo da tanto, finalmente si ristabilisce la verità”, ha scritto tutta fiera la vicemnistra dell’Economia Laura Castelli. “Finalmente qualcosa si muove su sgombero palazzo occupato abusivamente da #Casapound in centro a Roma. Ripristiniamo la legalità”, ha aggiunto la sindaca Raggi taggando Castelli. Certo, dopo ben 17 anni di occupazione forse sarebbe il caso di imporre lo sgombero. Ma non è questo il momento: dalla Questura infatti hanno smentito di aver notificato ai responsabili del movimento di estrema destra alcun atto che li obbliga a lasciare il palazzo.
Non è tutta colpa delle due 5S: poco prima dei due tweet, infatti, è stata l’AdnKronos a lanciare la notizia: “CasaPound dovrà liberare lo stabile occupato in via Napoleone III, all’Esquilino. A comunicarlo a una piccola rappresentanza del movimento sono stati i poliziotti. Ad agosto scorso la rimozione della scritta dal palazzo, su disposizione della sindaca di Roma, Virginia Raggi”. Poco dopo quindi tweet, titoli di giornale, festeggiamenti. Peccato che come in fretta è circolata la notizia, è arrivata anche la smentita: “Non ci risulta, è una notizia non vera. Non è stato notificato nulla“, dicono dalla polizia. Quello che è successo è che un agente, durante un incontro con alcuni militanti del partito di estrema destra, si è lasciato sfuggire questa frase: “Vi arriverà un ordine di sgombero”. Non si sa quando, ma arriverà.
Una storia senza fine
Effettivamente, sulla sede nazionale di Casapound pende una diffida del Mef e un’inchiesta della Procura su denuncia del ministero. A oggi, però, nonostante le battaglie, è difficile prevedere quando e come avverrà lo sgombero. Anche perché dentro l’edificio alloggiano ben 18 famiglie. Così come la Questura e la Digos, anche l’ufficio stampa del ministero dell’Economia ha dichiarato di non essere a conoscenza di questa notifica. E pure Casapound: “C’è stato solo un incontro sulla richiesta di sgombero”, ha sottolineato Davide Di Stefano, il responsabile del movimento.
Resta in ultimo la pista della procura: un esposto dell’Anpi, a cui poi si è aggiunto quello dell’Agenzia del Demanio, richiede infatti il sequestro dello stabile. Potrebbe esserci quindi la possibilità che i pm di piazzale Clodio abbiamo deciso di accelerare i tempi e interrompere l’occupazione senza dover attendere ancora degli anni.
Di certo, però, ancora non c’è niente. Quella di Casapound è una storia che si ripete, ma che sembra essere destinata a semplici annunci e poi a un nulla di fatto. Come se la pratica di sgombro fosse finita in una sorta di zona grigia istituzionale. >>Tutte le notizie di UrbanPost