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Caso Regeni: quattro agenti egiziani verso processo per sequestro, lesioni e omicidio

10/12/2020 14:56 - Aggiornamento 25/01/2021 11:31

La Procura di Roma ha concluso le indagini sul caso Regeni, ucciso a Il Cairo tra gennaio e febbraio 2016. La Procura di Roma ha emesso quattro avvisi di garanzia nei confronti di agenti dei servizi egiziani. A rischiare il processo sono il generale Sabir Tariq, i colonnelli Usham Helmi, Athar Kamel Mohamed Ibrahim e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif. Le accuse sono di sequestro di persona pluriaggravato, concorso in omicidio aggravato e concorso in lesioni personali aggravate.

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caso regeni

Quattro accusati per sequestro, torture e omicidio

I pm avevano identificato e iscritto sul registro degli indagati i quattro agenti egiziani circa due anni fa, per il rapimento, le torture e l’uccisione del ricercatore friulano Giulio Regeni. I Carabinieri del Ros e i poliziotti dello Sco hanno eseguito le indagini con numerose complicazioni. Secondo la ricostruzione, Regeni sarebbe stato sottoposto a sevizie durante giorni. Regeni soffrì “acute sofferenze fisiche”, messe in atto anche con l’uso di oggetti roventi, calci, pugni, lame e bastoni.

L’accusa per il generale Sabir Tariq e i colonnelli Usham Helmi e Athar Kamel Mohamed Ibrahim è di sequestro di persona pluriaggravato. Per il quarto accusato, Magdi Ibrahim Abdelal Sharif, i pm ipotizzano anche il concorso in lesioni personali aggravate e il concorso in omicidio aggravato. Le torture al ricercatore friulano possono solo risultare in un’accusa di lesioni personali aggravate, essendo stato introdotto il reato di tortura solo nel luglio 2017. Per un quinto agente, Mahmoud Najem, i pm hanno archiviato il caso, perché le informazioni raccolte nel corso delle indagini non sono sufficienti per l’accusa in giudizio.

Il caso Regeni e la mancata collaborazione de Il Cairo

Il domicilio dei quattro agenti sotto accusa rimane ignoto: il governo egiziano non ha mai collaborato. La notifica di conclusione indagini è avvenuta “con rito degli irreperibili” direttamente ai difensori di ufficio. “Come previsto dal codice di procedura penale gli indagati e i loro difensori d’ufficio hanno ora venti giorni di tempo per presentare memorie, documenti ed eventualmente chiedere di essere ascoltati”, conclude la nota della Procura di Roma. La Procura di dice certa che i responsabili per l’omicidio di Giulio Regeni non siano solo i quattro agenti. Tuttavia la mancata collaborazione delle autorità egiziane ha impedito agli agenti italiani di ricostruire gli eventi. >> Tutte le news