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Caso Yara Massimo Bossetti, dalle nuove indagini alla verità sul pool incaricato dalla moglie: intervista all’avvocato Salvagni

09/03/2020 19:34 - Aggiornamento 09/03/2020 20:04

Caso Yara Massimo Bossetti: in merito alle nuove indagini difensive nelle scorse settimane si è creata un po’ di confusione. Prima l’ok della Corte d’assise di Bergamo alla analisi dei reperti, poi le voci di un presunto secondo pool difensivo incaricato da Marita Comi, in seguito si è parlato di Massimo Bossetti che avrebbe preso le distanze dalla iniziativa della moglie. UrbanPost ha fatto chiarezza al riguardo intervistando l’avvocato Claudio Salvagni, legale difensore insieme al collega Paolo Camporini del carpentiere bergamasco condannato all’ergastolo in tutti e tre i gradi di giudizio.

Come stanno davvero le cose, avvocato? Nessuno meglio di lei può chiarirci la situazione: partiamo dalla ricognizione dei reperti di indagine che vi è stata accordata dalla Corte d’Assise di Bergamo, voi ad oggi quali accertamenti potete effettivamente fare su quei reperti? 

«Allora, noi abbiamo avanzato una prima istanza nel novembre 2019 dove chiedevamo, ai fini della revisione, di poter accedere ai reperti e poter effettuare delle analisi sugli stessi anche in considerazione della circostanza che la tecnologia attuale consente di ottenere risultati con quantità di Dna molto, molto inferiori rispetto al passato, e anche con certezza di risultato più elevata. Detto questo, abbiamo chiesto poi di avere dei Dvd con le immagini ad alta definizione che sono state scattate durante i rilievi e la Corte ci ha autorizzato su tutto salvo poi, dopo qualche giorno, ‘contenere’ l’autorizzazione alla prima ricognizione: come dire ‘prima facciamo una ricognizione di tutte queste cose e dopodiché valuteremo il prosieguo’… In sostanza il provvedimento dice ‘quello che ti ho autorizzato (vedere quanti e quali sono i reperti, il loro stato di conservazione, e tutte le attività prodromiche alle restanti altre che già sono state autorizzate) deve prima passare per la ricognizione’.».

Questa ricognizione benché autorizzata ancora non ha avuto luogo?

«No. Abbiamo poi fatto una seconda istanza dove abbiamo chiesto di fissare la data di inizio di queste operazioni ma ad oggi non è stata ancora fissata».

Avete idea di quanto tempo voi e Bossetti dovrete aspettare?

«Premesso che loro (la Corte d’assise di Bergamo in qualità di giudice dell’esecuzione) non hanno un termine perentorio entro il quale decidere, è chiaro però che bisogna fare i conti con il buon senso … c’è comunque una persona in carcere che da sempre chiede l’effettuazione di questi esami».

Spingiamoci un po’ in là nel tempo: superato il primo step, cosa vi aspettate di far emergere?

«Noi ci aspettiamo che i reperti siano stati conservati adeguatamente, innanzitutto, come peraltro abbiamo chiesto; e in seconda battuta la cosa importante è che la Corte ha emesso un provvedimento di confisca di tutti i reperti in modo che non vengano distrutti o riconsegnati alla famiglia. Questo è importantissimo perché nel succitato provvedimento di confisca è emerso che ci sono 54 campioni di Dna e questo è in contrasto con quanto detto dalla Corte di Cassazione da ultimo e dalla Corte di assise di Brescia in Appello, la quale disse che non avrebbe concesso la famosa perizia sul Dna in quanto non c’erano più reperti. La Cassazione ha confermato questa linea e quindi è passata in giudicato una sentenza che dice che i reperti non ci sono più. Ora, se sono stati confiscati recentemente 54 campioni di Dna è pacifico che la sentenza si basa su un presupposto errato. E questo sarebbe già un elemento per chiedere la revisione».

Se dalla ricognizione emergesse la assenza sui reperti del profilo genetico di Bossetti, vi concentrereste sulla analisi degli altri 10 Dna isolati all’epoca delle indagini e mai attribuiti? 

«Noi come prima missione abbiamo quella di dimostrare che Bossetti è innocente e cioè che l’equazione Dna Massimo Bossetti=Dna di Ignoto 1 è sbagliata, e quindi che c’è un errore in quel Dna, e nel momento in cui lo abbiamo dimostrato poi non è più compito nostro analizzare eventualmente gli altri profili genetici».

Iniziò tutto con la famosa traccia 31G20 di Ignoto 1 priva del Dna mitocondriale, perno della vostra linea difensiva. Come spiegate il fatto che nella sua parte nucleare, invece, vi siano 24 marcatori identici a quelli del profilo di Bossetti?

«Le rispondo così: se ci fosse una telecamera che riprende l’entrata di una banca e questa telecamera riprende una rapina, dalla prima immagine vediamo una donna con i capelli biondi poi entra, fa un passo in avanti, e quei capelli biondi sono diventati neri. C’è qualcosa che non va, no? Non può essere un dato così discordante dall’altro. Questo è un po’ come la prova del 9: o è sbagliata l’operazione o è sbagliata la prova del 9. Quei marcatori che dicono ‘è sicuramente Bossetti’, se non trovano riscontro e conferma nella prova del 9 che è il Dna mitocondriale, vuol dire che sono sbagliati. Tutta l’accusa e le sentenze si sono basate su questo dato in maniera un po’ troppo semplicistica: 24 marcatori portano a lui ma ne basta anche solo 1 per dire che non è lui. Noi ci atteniamo alla scienza … in natura non esiste un Dna nucleare senza il suo mitocondriale, perché inscindibile; è come dire un uomo senza mezza testa, lei lo ha mai visto? No, non esiste. E sempre la scienza ci dice che il Dna mitocondriale non si disperde, non può sparire, quindi se non si incastra perfettamente con quello nucleare che hanno trovato, è evidente che c’è un errore».

>> Caso Yara Massimo Bossetti, documento clamoroso: «Ben 54 i campioni da analizzare»

Ho letto di un nuovo appello dal carcere di Bossetti, me lo conferma? Lei quando lo ha incontrato l’ultima volta? 

«Sì sì, perché lui dice ‘sono passati tre mesi da quando sono stati autorizzati questi esami e non sono stati ancora realizzati’, per lui sono giorni pesanti. Bossetti l’ho visto la settimana scorsa, mi ha detto ‘Avvocato, ci stanno prendendo in giro … perché ci autorizzano e poi non ci fissano la data?’ È come una vittoria di Pirro, insomma».

Caso Yara Massimo Bossetti

Il suo modo di difendere Massimo Bossetti è sempre molto appassionato e convincente, però le chiedo: non ha mai dubitato di lui? Nemmeno quando, ancora sconosciuto alle indagini, si paventava l’ipotesi che il killer fosse un figlio illegittimo quale poi si è rivelato essere il suo assistito?

«Sono entrato in carcere pieno di dubbi la prima volta, convinto che confessasse un omicidio e che avessi di fronte veramente il responsabile ma lui, fin da quel momento, è sempre stato granitico e mi ha convinto della sua innocenza, insomma. E mi hanno poi convinto le risultanze del processo; io poi ho cercato di affrontare la vicenda nella maniera più asettica e oggettiva possibile, e devo dire che a distanza di anni sono assolutamente convinto che non sia lui il responsabile di questo omicidio. Guardi, sul figlio illegittimo … ci sono dei grossi dubbi anche su questo perché noi non abbiamo potuto fare gli esami sulla salma di Guerinoni, per accertare se lui è davvero il padre biologico di Bossetti come dicono gli inquirenti. Questi risultati non si esaminano a valle ma a monte … Io poi dico che la questione è anche semplice, se vogliamo: voi dite che Ignoto 1 è Massimo Bossetti? Come ci siete arrivati lasciamolo perdere, ma se Massimo Bossetti dice di non essere Ignoto 1, se noi abbiamo evidenziato 261 errori in quel Dna, bene, allora la cosa più semplice e logica che toglie ogni dubbio è quella di fare la prova del Dna, facciamola e fine della storia. C’è da fare una prova … sono stati spesi milioni di euro, spendiamone qualcuno in più ma almeno siamo tutti sereni sul fatto che non ci sia un innocente in carcere».

Avete certamente messo in conto che questo accertamento genetico potrebbe smentirvi

«Ovviamente abbiamo tenuto in considerazione anche questo, è nel campo delle possibilità, ma io come avvocato ho fatto bene il mio lavoro soltanto se ho cercato di sgomberare il campo da ogni dubbio. Se la sentenza si basa su un accertamento che va oltre ogni ragionevole dubbio io non posso che essere sereno e tranquillo». 

Un’ultima domanda su Marita Comi: è vera l’indiscrezione secondo la quale contro la volontà di Bossetti avrebbe incaricato un nuovo pool difensivo? 

«Sì è vero ma le confermo che gli unici avvocati titolati per lavorare su questo caso siamo io e il collega Paolo Camporini, il resto sono solo chiacchiere». 

Nonostante questa incomprensione, la signora Marita continua ad andare in carcere a trovare Bossetti?

«Va a trovarlo come sempre, ha solo interrotto in questo ultimo periodo ma per il problema del Coronavirus perché sono stati sospesi i colloqui, tutto qui. Non per mancanza di volontà». 

Caso Yara Massimo Bossetti