Chi era Aldo Moro? Quarantatre anni fa, il 16 marzo 1978, un commando delle Brigate rosse rapisce Aldo Moro, presidente della Democrazia Cristiana, e uccide tutti gli uomini della sua scorta: Oreste Leonardi e Domenico Ricci a bordo della Fiat 130 di Moro. Raffaele Iozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi sull’altra vettura. Il cadavere di Moro venne ritrovato 55 giorni dopo, il 9 maggio 1978, nel bagagliaio di una Renault 4 rossa in via Caetani, a metà strada fra piazza del Gesù, sede della Dc, e via delle Botteghe oscure, sede del Pci. Lo statista democristiano viene rapito nel giorno in cui Giulio Andreotti deve presentare alla Camera il suo quarto governo, appoggiato da Dc e Pci.
Oggi 16 marzo il ricordo della strage di via Fani
Oggi, 16 marzo 2021, ha avuto luogo una cerimonia alla quale hanno preso parte varie autorità dello Stato. In via Fani a Roma 43 anni fa Aldo Moro e la sua scorta subirono un attacco da parte delle Brigate Rosse. Nell’attacco morirono appunto i cinque uomini della scorta dell’esponente Dc. Gli assalitori rapirono Aldo Moro e lo uccisero il 9 maggio dello stesso anno. Durante la cerimonia il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricordato la strage. Il presidente ha onorato la memoria di un uomo che credeva fortemente nella democrazia.
“Una data quella del 16 marzo 1978, incancellabile nella coscienza del popolo italiano. Lo sprezzo per la vita delle persone, nel folle delirio brigatista, lo sgomento per un attacco che puntava a destabilizzare la vita democratica italiana, rimangono una ferita e un monito per la storia della nostra comunità. Sono vite strappate agli affetti familiari da una violenza sanguinaria, sono lacerazioni insanabili. Alle vittime va un pensiero commosso e ai familiari la solidarietà più intensa, che il trascorrere degli anni non ha mai indebolito”.
Anche il neosegretario del Pd Enrico Letta, che nel pomeriggio alle 16 si recherà a via Fani, ha ricordato Moro e la sua scorta tramite un post sul suo profilo ufficiale Twitter. “Penso a Oreste Leonardi e Domenico Ricci nella Fiat130 con AldoMoro. A Giulio Rivera, Francesco Zizzi e Raffaele Iozzino nell’Alfetta dietro. 43 anni fa partirono per morire, martiri in Via Fani. A difesa della Repubblica. Onorare le istituzioni nel loro nome oggi e sempre”.
Chi era Aldo Moro? La carriera politica
Tra i fondatori della Democrazia cristiana e suo rappresentante alla Costituente, Aldo Moro ne divenne segretario (1959). Ricoprì più volte la carica di ministro; come presidente del Consiglio guidò diversi governi di centro-sinistra (1963-68), promuovendo nel periodo 1974-76 la cosiddetta strategia dell’attenzione verso il Partito Comunista Italiano. Nel 1963, Aldo Moro è stato presidente del Consiglio di un governo che ha visto la partecipazione dei socialisti. Un’esperienza politica che ha termine nel 1968. Gli elettori puniscono i partiti del centro sinistra e determinano, di fatto, la crisi di quella stagione.
Dal 1970 al 1974 Moro è ministro degli esteri. Nel 1974 costituisce il suo quarto governo, ma l’anno successivo una novità importante cambia il quadro politico italiano. Alle elezioni amministrative del 1975 il PCI ha ottenuto un grande consenso riportando al centro del dibattito politico la strategia che Moro ha sostenuto per molto tempo: coinvolgere il PCI nella compagine governativa per dare una nuova spinta riformista al paese. Dal luglio del 1976 al marzo 1978 l’Italia ha conosciuto la stagione della solidarietà nazionale. Tutti i partiti dell’arco costituzionale che si sono astenuti sostenevano la guida democristiana del governo . Votano contro il MSI, i radicali e democrazia proletaria. Il 16 marzo del 1978 un commando delle Brigate Rosse rapisce Aldo Moro: il leader della DC si stava recando in Parlamento dove avrebbe votato la fiducia al primo governo con il sostegno dei comunisti.
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Il caso Moro
Il 16 marzo 1978, giorno della presentazione del nuovo governo, il quarto guidato da Giulio Andreotti, la Fiat 130 che trasportava Moro dalla sua abitazione nel quartiere Trionfale zona Monte Mario di Roma alla Camera dei deputati, ricevette un attacco da un commando delle Brigate Rosse all’incrocio tra via Mario Fani e via Stresa. Gli uomini delle Brigate Rosse uccisero, in pochi secondi, i cinque uomini della scorta (Domenico Ricci, Oreste Leonardi, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera, Francesco Zizzi) e sequestrarono il presidente della Democrazia Cristiana.
Lo scopo dichiarato delle Brigate Rosse rientrava nel timore dell’apertura di Aldo Moro verso altre forze politiche. Moro fu infatti fautore del cosiddetto compromesso storico che consisteva sostanzialmente, nell’aprire un dialogo tra il suo partito, la DC (Democrazia Cristiana) e il PCI (Partito Comunista Italiano). A partire dalla proclamazione della Prima Repubblica (1948) l’Italia aveva visto un governo prettamente democristiano, poco aperto al dialogo, tanto meno con il Partito Comunista. Punendo Moro, volevano punire tutta la classe politica, volevano dimostrare il loro dissenso nei confronti di uno stato imperialista delle multinazionali. Nell’ottica brigatista, infatti, il successo della loro azione avrebbe interrotto «la lunga marcia comunista verso le istituzioni», per affermare la prospettiva dello scontro rivoluzionario e porre le basi del controllo BR della sinistra italiana per una lotta contro il capitalismo.>>Tutte le notizie