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Coronavirus, Conte tra due “fuochi”: Confindustria spinge, scienziati frenano per la riapertura

09/04/2020 10:08 - Aggiornamento 09/04/2020 10:16

9 Aprile 2020 – Coronavirus Italia riapertura. Tra due fuochi il premier Conte: da un lato Confindustria, tornata a mettere pressione al Governo per spingerlo ad allentare le misure restrittive; dall’altro il Comitato scientifico (Cts), per cui non ci sono ancora tutte le condizioni per sbloccare il paese. E sembra che la linea dell’accortezza sia destinata ad avere la meglio. «Guai ad avere fretta, rischiamo di vanificare tutti gli sforzi fatti fin qui», avvertono gli scienziati. Per questo l’ipotesi più credibile è che il presidente del Consiglio proroghi il lockdown. Totale? È la spinosa questione. L’attuale Dpcm scadrà tra qualche giorno, il 13 aprile, e non è escluso che il governo faccia riaprire le aziende già dopo Pasqua, rispettando le norme di sicurezza per evitare il contagio. Per il ritorno alla normalità dei cittadini, invece, ci vorrà ancora parecchio tempo. Del resto l’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) è stata chiara: «Non c’è ancora una diminuzione netta dei contagi, ma solo un rallentamento, riaprire ora è difficile».

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Coronavirus, Conte tra due “fuochi”: Confindustria spinge, scienziati frenano per la riapertura

Una situazione delicata, complicata da gestire. Il premier deve sostenere sia le spinte di Confindustria, che vista la curva del contagio in calo, forza per riaccendere i motori del paese; quanto sentire l’opinione degli scienziati, chiamati a raccolta per discutere il nuovo Dpcm. Ma non si può seguire alla lettera il Cts, Conte ne è ben consapevole: in primis perché l’economia deve ripartire, in seconda battuta perché non si può costringere ancora troppo a lungo la gente in casa. Il via libera del Comitato Scientifico potrebbe essere dunque parziale: la ripartenza a qualche comparto industriale più essenziale seguendo le misure di sicurezza. Un’opzione quest’ultima che salverebbe ‘capra e cavoli’: la riapertura graduale del paese e il pericolo scampato di nuovi focolai. «Se facciamo ripartire tutto e riesplode il contagio siamo finiti, rischiamo il caos», ha detto il presidente del Consiglio. Dichiarazioni che lasciano intuire quale sarà il piano del governo nelle prossime ore. Un orientamento all’insegna della ‘gradualità’ e della ‘prudenza’. Ne va la vita dei cittadini e di fronte a questo anche Confindustria è costretta a fare un passo indietro.

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«Troppo presto per ridurre le misure di contenimento»

Posizioni contrastanti: Roberto Speranza, Dario Franceschini e Stefano Patuanelli, che preoccupati per la salute dei cittadini tirano il freno a mano, contro la renziana Teresa Bellanova, che al contrario (non meno preoccupata intendiamoci) spinge per far sbloccare il paese. Ranieri Guerra, vicedirettore Oms, a margine del consueto briefing in Protezione civile lo ha detto chiaro: «Il ministro della Salute sta facendo opera di persuasione per invitare alla cautela nelle riaperture». Ad incidere sull’opinione di Speranza la commissaria Ue alla Salute Stella Kyriades che gli ha anticipato il documento dell’Ecdc, il Centro comunitario per il controllo delle malattie, sintetizzabile con l’espressione «troppo presto per ridurre le misure di contenimento».

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Coronavirus Conte preoccupato: la fase 2 non sarà un “liberi tutti”

Al vaglio quindi del Comitato tecnico-scientifico ci sarebbe, come riporta ‘Repubblica’ una mappa degli “indici di rischio” per ciascuna tipologia di lavoro: i camerieri dei locali pubblici, per dire, ce l’hanno medio-alto; gli operai edili, medio-basso. Francesca Re David, segretario nazionale Fiom, ha dettato le condizioni: «Rispetto dei protocolli di sicurezza e potenziamento dei controlli, soprattutto nelle piccole e medie imprese, potenziando la rete degli ispettori del lavoro, anche a costo di richiamare quelli in pensione». Tutto purché l’economia riprenda il suo corso. Ed è stata l’Inail, che in seno al Cts ha un suo rappresentante, ad aver consegnato il dossier su cui costruire le linee guida per la ripartenza. Titolo: “Documento tecnico recante misure di contenimento del contagio da Covid-19 nei luoghi di lavoro: strategie di prevenzione e rimodulazione per una eventuale Fase 2”. All’interno viene spiegato chiaro e tondo cosa devono fare le aziende per contrastare il rischio contagio in attesa del vaccino. Insomma questa benedetta “Fase 2”, come l’hanno ribattezzata i media, ci sarà ma non si sa né quando né come. Quel che è certo è che non sarà un “liberi tutti”, come tanti speravano.

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