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Coronavirus, il virologo Crisanti: «Troppi morti, un fallimento. In Italia almeno 450mila contagi»

25/03/2020 10:38 - Aggiornamento 25/03/2020 10:42

«L’unico dato certo riguarda i decessi. È da lì che bisogna partire per sapere quanti sono realmente i contagiati. I numeri corretti sono purtroppo molto più alti di quelli che vengono diffusi e riguardano semplicemente i casi emersi e quindi hanno poco senso», così Andrea Crisanti, direttore dell’Unità complessa diagnostica di Microbiologia a Padova e docente di Virologia all’Imperial College di Londra, in un’intervista a ‘Il Corriere della sera’.

Coronavirus Crisanti

Coronavirus, il virologo Crisanti: «Troppi morti, un fallimento. In Italia almeno 450mila contagi»

«Non riesco a spiegarmi come sia stato possibile sottovalutare le dimensioni dell`emergenza quando erano sotto gli occhi di tutti: in Lombardia i malati saranno almeno 250mila, 150mila sintomatici e 100mila asintomatici, in Italia ne calcolo 450mila… altro che 60mila», ha detto l’infettivologo puntando il dito contro la classe dirigente, colpevole di aver sminuito il peso degli asintomatici. In Lombardia avrebbero dovuto iniziare “20 giorni fa” la “caccia al sommerso”, come la chiama lui, “testando le categorie più esposte, per cerchi concentrici”. Secondo Andrea Crisanti invece “non c’è stata alcuna sorveglianza epidemiologica”: «Vedo persone che muoiono a grappoli. Questo è un fallimento della classe dirigente del Paese. Troppi morti». E c’erano esempi da seguire: «Bastava mettere tutte le risorse possibili sui focolai iniziali, come hanno fatto in Giappone, Corea e Taiwan. E invece da noi fino a pochi giorni fa c’erano industrie attive con migliaia di dipendenti, penso soprattutto a Bergamo, per produrre beni peraltro non necessari. Abbiamo voluto difendere il Paese dei balocchi e l’economia anche di fronte alla morte».

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«Abbiamo voluto difendere il Paese dei balocchi e l’economia anche di fronte alla morte».

Il direttore dell’Unità complessa diagnostica di Microbiologia a Padova ha voluto smentire anche la voce secondo cui il Covid-19 diffuso in Lombardia sia più ‘aggressivo’ di quello arrivato in Veneto, e prima ancora a Wuhan, focolaio del nuovo coronavirus: «Ma vogliamo scherzare? Non ci sono evidenze che il virus della Lombardia sia diverso da quello veneto. E dunque si deve ragionare su quelle percentuali. E il fatto che il tasso di letalità in Veneto (3,4%)  sia decisamente inferiore a quello lombardo (oltre il 13%) con il maggior numero di tamponi fatti che ha portato a dei risultati concreti!», ha affermato il docente, che ha sottolineato: «C’è molta gente che accusa sintomi non gravi e potrebbe essere positiva».

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