Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto Ricerche Farmacologiche “Mario Negri”, è positivo per quanto riguarda il Coronavirus. Sembra infatti che il virus sia mutato diventando molto più debole e decisamente meno letale, ma non è ancora il momento di cantar vittoria. La nuova sfida è far guarire i tantissimi malati di Covid-19 che da settimane, in alcuni casi mesi, lottano per far risultare quel tampone negativo. “Il virus uccide di meno. Ma in compenso abbiamo un altro genere di malati”, commenta lo scienziato.
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Coronavirus, Giuseppe Remuzzi opinione
La fase 2 sta dando i frutti sperati: numeri di contagi sempre più basse e città su città che piano piano stanno raggiungendo lo zero per casi Covid-19. Secondo lo scienziato Giuseppe Remuzzi questo risultato è il frutto di due fattori principali: il rispetto delle regole, come distanziamento sociale e mascherine, e il virus che diventa ogni giorno sempre più debole. Nonostante questi dati positivi non bisogna abbassare la guardia e Remuzzi porta l’attenzione sui “nuovi malati”: “Persone infettate in passato che stanno anche bene, sono curate a casa, ma hanno addosso una malattia che è diventata persistente e imprevedibile, che alterna sintomi respiratori ad altri come fragilità ossea, perdita di olfatto e sapori, stati febbrili altalenanti, e soprattutto sembra non finire mai”.
Critica ai tamponi di massa
Remuzzi rimane comunque positivo convinto del fatto che il virus abbia diminuito la sua letalità. Per lo scienziato la riduzione della carica virale del Coronavirus non è per merito ‘scientifico’, ma semplicemente per la natura del Covid-19, come già accaduto con altre pandemie recenti. Certo, a ridurre la diffusione del contagio contribuisce l’utilizzo delle mascherine: “Riducono in modo importante la quantità di goccioline con particelle virali trasmesse da una persona all’altra – spiega Remuzzi -. Assieme al mantenimento della distanza e al lavaggio frequente delle mani sono la prima ragione di questo affievolimento”.
Aspre critiche invece nei confronti dei tamponi di massa. “Il numero di tamponi va limitato anche per ragioni di risorse. Vanno utilizzati per scopi precisi, come la protezione degli operatori sanitari, degli anziani nelle Rsa e delle persone a contatto continuo con il pubblico”. Remuzzi conclude il suo discorso ricordando che l’attenzione deve rimanere molto alta: il virus non è ancora vinto. >> Tutte le notizie sul Coronavirus