Sono 2.004 i morti causati dal coronavirus. A fornire il dato ufficiale la Commissione nazionale cinese per la salute che parla di 74.185 casi di contagio. Le autorità locali, come riporta l’Agi, dichiarano che soltanto nella giornata di ieri sono stati registrati 11.977 episodi gravi. Vien da chiedersi se con l’estate il coronavirus COVID-19 morirà e cesserà di essere una minaccia per il mondo. Una domanda a cui ha cercato di rispondere in un interessante articolo la rivista scientifica Focus. Alcuni esperti ipotizzano che sia possibile; molti politici, tra cui il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, lo sostengono a gran voce. La verità però è una sola: non c’è nulla di certo. Purtroppo i virus non hanno un comportamento prevedibile, difficile fare dei pronostici.
Coronavirus COVID-19 morirà con l’estate? Lo spettro di una minaccia endemica
Focus elenca nel breve saggio gli elementi favorevoli e quelli contro, nel tentativo di dare una spiegazione esaustiva quanto oggettiva. Non si può escludere che il COVID-19 tramonti con l’estate: alcuni virus respiratori hanno un andamento stagione e patiscono il caldo. Questo significa che grazie alla bella stagione tendono a diffondersi meno. Come scrive Focus: “Alcuni studi dimostrano, per esempio, che le epidemie di influenza nelle aree a clima temperato emergono quando calano i livelli di umidità assoluta (la densità di vapore acqueo nell’aria), ossia con l’arrivo dell’aria invernale, secca e fredda”. In realtà però certi malanni di inverno sono più frequenti sia perché il nostro sistema immunitario è più debole, a secco di vitamina D, sia perché con il freddo, tendiamo a frequentare a lungo luoghi chiusi e affollati. Viceversa d’estate si sta più tempo possibile all’aria aperta. Un vantaggio non da poco, che limiterebbe il dilagarsi del contagio. Ci sono però dei fattori negativi: innanzitutto è troppo presto per capire se il coronavirus COVID-19 sia un virus stagionale. “Per quanto ne sappiamo, il patogeno sembra cavarsela bene in aree tropicali, come dimostra la sua diffusione a Singapore. Per molti virologi è improbabile che il caldo lo metta a tappeto: le alte temperature potrebbero rendere il contagio più difficile, ma riportarlo in auge il prossimo inverno, dopo un periodo di relativa quiete, trasformandolo in una minaccia endemica”, riporta sempre il giornale edito da Mondadori. Se davvero ci fosse un nesso tra il coronavirus COVID-19 e le basse temperature questo vorrebbe dire che l’estate rappresenterebbe una minaccia per i Paesi del Sud del mondo, che vanno incontro alla stagione fredda. Senza contare poi il problema dell’aria condizionata che tende a falsare le temperature.
La battaglia contro l’epidemia ha segnato progressi evidenti
La scienza però ragiona anche per confronti, oltre che sperimentazioni. In passato non è escluso che l’arrivo dell’estate abbia contribuito a frenare l’epidemia di SARS, bloccata principalmente dalle misure di contenimento messe in atto a livello globale. Il coronavirus della MERS invece ha fatto il suo debutto proprio in estate nei Paesi del Golfo. Quindi fare delle supposizioni in merito non solo risulta inutile, ma addirittura pericoloso: non ci si può permettere, infatti, che venga abbassata la guardia soltanto sulla base di qualche falsa speranza. Purtroppo si conosce ancora troppo poco del Coronavirus per dire che con l’estate vada via. La battaglia contro l’epidemia è giunta “a un punto cruciale” e ha segnato “progressi evidenti”, ha detto il presidente cinese Xi Jinping nel corso di una telefonata con il premier inglese, Boris Johnson. Dunque non ci resta che aspettare e avere fiducia nell’operato dei ricercatori.