Coronavirus e tamponi: argomento dibattutissimo dall’inizio della pandemia che ci tormenta ormai da più di un mese. A spese di molti abbiamo imparato che i test per l’identificazione del COVID-19 vengono effettuati soltanto in presenza di sintomi, gravi sintomi, e se – al contempo – si è venuti in contatto con persone acclaratamente affette da coronavirus. Eppure non sembra essere del tutto vero, non stando all’inchiesta che Selvaggia Lucarelli ha condotto personalmente e riportato con tanto di conversazioni telefoniche con gli interpellati su Tpi.it.
Coronavirus, tamponi facili per personaggi pubblici
Tutto è partito dalla facilità con cui diversi personaggi televisivi o comunque legati al mondo dello spettacolo hanno avuto accesso al tampone per coronavirus. Tra l’altro senza nasconderlo anzi, nella maggior parte dei casi, millantando con followers e pubblico la negatività o – ahimè in qualche caso – la positività del test. Nella lista di nomi riportati dalla Lucarelli figurano tra gli altri Nicola Porro e Bruno Vespa, entrambi sottoposti a tampone presso strutture pubbliche. Così come altri giornalisti, non in condizioni gravi. Alla categoria “dipendenti di tv e carta stampata”, la giornalista aggiunge poi quella dei calciatori. Con un’osservazione. Se è ‘lecito’ che i giocatori siano stati sottoposti a tampone – magari in cliniche private con cui presentano delle convenzioni – non è altrettanto normale che familiari e amici degli stessi (asintomatici) abbiano lo stesso trattamento. Per giunta in strutture pubbliche.
Cliniche private, tamponi a pagamento? Anche lì non tutto è come sembra…
Riportando l’esempio della famiglia di Paolo Maldini come della fidanzata di Rugani, Michela Persico, e di un amico dello stesso, la Lucarelli testimonia come in piena ‘emergenza tamponi’ persone privilegiate abbiano avuto accesso al test seppur asintomatiche. Mentre altri, ammalati con sintomi ma sconosciuti, al tampone forse non ci sono mai arrivati. Capitolo a parte meritano, nella testimonianza di Selvaggia, personaggi come Ilaria D’Amico o la famiglia Tronchetti Provera. Per loro si aprirebbe la parentesi ‘clinica privata’.
Venuta a conoscenza della presenza di cliniche che – a pagamento – effettuano tamponi per il coronavirus, la giornalista si mette alla ricerca di risposte. Ma al telefono le strutture sembrano negare. Anche innanzi ai nomi dei dottori che li avrebbero effettuati. Senza voler dare troppe spiegazioni, le cliniche private non sembrano riconoscere questa prestazione tra quelle effettuate. Almeno non a chi chiama telefonicamente senza conoscenze. Ci sono, infine, laboratori che tramite annunci social promettono di fare il tampone. Con prezzi che si aggirano tra i 70 e i 600 euro. Ma che attendibilità?
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