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Remuzzi “rivoluzionario”: «Covid si cura da casa, inutile aspettare il risultato del tampone»

15/12/2020 09:28 - Aggiornamento 15/12/2020 09:35

Su “Libero Quotidiano” l’intervista a Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto Farmacologico Mario Negri, che assieme ad altri tre colleghi, Fredy Suter, Monica Cortinovis e Norberto Perico, ha firmato un documento che spiega come prevenire l’infiammazione da Covid-19. Un articolo che illustra in che maniera curare i sintomi da casa prima che il Coronavirus degeneri. «Non è un protocollo scientifico né una linea guida, ma semplicemente la sintesi delle nostre esperienze sull’efficacia dei farmaci nella cura del Coronavirus messa nero su bianco. Tutto quello che c’è scritto si basa sul poco che c’è in letteratura sul Covid-19 e sulla nostre (poche) conoscenze della malattia sul campo», ha dichiarato Remuzzi, che è restio a lasciare dichiarazioni, ad aprirsi.

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Covid si cura da casa, Remuzzi: «Inutile aspettare il risultato del tampone»

All’origine del documento la necessità di aiutare chi sta fronteggiando l’emergenza Covid «Riceviamo centinaia di richieste di informazioni da tutto il mondo, specie dall’America Latina e dall’Africa. Noi rispondiamo a chiunque, anche se ci richiede moltissimo tempo. Questo documento contiene i consigli che noi diamo ai medici di Paesi che non hanno un sistema sanitario come il nostro su come curare il Covid. L’abbiamo pubblicato anche sulla rivista Clinical and Medical Investigation; ma, ci tengo a precisare, non è attribuibile all’Istituto Mario Negri», ha spiegato Giuseppe Remuzzi, che ha sottolineato: «Il documento è solo l’indicazione della terapia che noi utilizziamo». Qualche parola poi sulla terapia: «Come per tutte le malattie, anche per il Covid-19 è fondamentale intervenire tempestivamente. Prima curi, più hai successo. Bisogna evitare il più possibile di arrivare al ricovero in ospedale. E questo aiuta anche gli ospedali ad assistere i malati gravi, e solo quelli. Senza essere impegnati su troppi fronti anche con malati di forme lievi. Secondo noi, il discorso vale anche per le persone anziane», ha affermato l’esperto.

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«Noi vorremmo prevenire la fase che gli inglesi chiamano “hyperinflammation”, infiammazione eccessiva»

«La malattia funziona così: si ha una prima fase asintomatica che dura da tre a cinque giorni. La quantità di virus in corpo in quel momento è già alta, e lo è molto di più nei giorni successivi, proprio quando cominciano i primi sintomi; per questo il contagio si propaga rapidamente. La peculiarità del nostro approccio è iniziare la cura ai primi sintomi, senza aspettare il risultato del tampone». Alla domanda del giornalista: “Non è pericoloso curarsi senza sapere cosa si ha?”, Remuzzi ha replicato così: «No. È più pericoloso aspettare di fare il tampone, e quindi che arrivi l’esito, senza intanto fare nulla. (…) La malattia nella fase iniziale, prima di scendere ai polmoni, si comporta come le altre malattie virali delle vie respiratorie alte, ed è lì che va affrontata. Noi vorremmo prevenire la fase che gli inglesi chiamano “hyperinflammation”, infiammazione eccessiva, che trascina con sé una serie di fenomeni negativi».

E il medico ha spiegato cosa bisogna fare«Appena si avvertono i sintomi più comuni: tosse nel 67,8% dei casi, febbre (43%), affaticamento e spossatezza (38,1%) e meno frequentemente dolori ossei e muscolari (14,9%), mal di gola (13,9%) e mal di testa (13,6%) o, più raramente, nausea e vomito (5%) o diarrea (3,8%) noi suggeriamo di assumere nimesulide o celecoxib, per via orale, se non ci sono controindicazioni, per un massimo di dieci giorni. Nimesulide e celecoxib sono inibitori della ciclossigenasi 2 e ci sono molti dati, riassunti in un lavoro pubblicato sul Journal of Infectious Diseases, che dimostrano che questi farmaci inibiscono quella che gli immunologi chiamano “tempesta citochinica” e limitano la fibrosi interstiziale dei polmoni. Per quanto riguarda le dosi e il periodo di somministrazione però, è il medico di famiglia che deve decidere. Può ispirarsi, se vuole, al nostro lavoro appena pubblicato su Clinical and Clinical Investigations. Lì c’è tutto: dosi, tempi di somministrazione, controindicazioni».

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Covid cura da casa, Remuzzi: «Il professor Suter mi ripete tutte le sere: ‘Chi inizia a seguire la cura come diciamo noi, non ha nessuna intenzione di tornare indietro’»

Controindicazioni? «No, perché questo è quello che si fa per qualunque virosi delle alte vie respiratorie che dia dolori muscolari, articolari e febbre. Se uno non ha il Covid-19, si limiterà a guarire i malesseri che l’hanno messo in allarme», ha affermato Remuzzi. Risultati? «I pazienti che abbiamo curato così di solito stanno meglio subito, nel giro di tre-quattro giorni. Al quarto giorno, facciamo comunque pochi esami del sangue. Se è tutto normale, si procede ancora per qualche giorno con nimesulide o aspirina. Se i valori sono alterati, il medico giudica se è il caso di fare una radiografia del torace (sempre a casa) e passare eventualmente ad altre terapie», ha detto.

Un approccio rivoluzionario, che riguarda anche gli anziani e i soggetti più fragili: «I primi risultati sono incoraggianti. Il professor Suter mi ripete tutte le sere: “Chi inizia a seguire la cura come diciamo noi, non ha nessuna intenzione di tornare indietro”, e la sua voce esprime una sicurezza che infonde ottimismo». Dunque curare il Coronavirus a domicilio è possibile: «Adesso il nostro lavoro si limita a rispondere alla domanda che ci fanno spessissimo tanti medici: “come curo il mio paziente a casa?” E questo è proprio il titolo del lavoro», ha concluso. Leggi anche l’articolo —> Bassetti lancia allarme: «Perché la febbre gialla potrebbe essere la nuova pandemia»

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