Su “Il Corriere della sera” un articolo di Ilaria Capua, direttore dell’One Health Center of Excellence dell’Università della Florida. La virologa e docente universitario ha spiegato che esiste un «fattore virus», ovvero un potenziale pandemico, che risulta assai legato alla via di trasmissione e alla contagiosità dei virus.
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Covid, Ilaria Capua: «Non tutti i virus diventano pandemia: ecco perché è esplosa»
«I virus pre-pandemici non creerebbero né pandemie né epidemie se solo li lasciassimo nei loro ecosistemi ed equilibri naturali. Insomma, potrei sintetizzare che i virus pre-pandemici hanno un loro ‘potenziale pandemico’ che è molto legato alla loro via di trasmissione e alla loro contagiosità. Chiamiamolo quindi ‘fattore virus’. Il ‘fattore virus’ non è l’unico elemento dell’incendio pandemico ma ne è la componente unica e insostituibile», ha esordito Ilaria Capua. «Sono certa che più e più volte in questi anni si siano create condizioni analoghe per l’emergenza di un coronavirus pandemico ma che sempre, fino al 2020, moltissimi di questi si siano estinti mentre altri come Sars, Mers, influenza Aviaria,influenza Suina, Ebola e Zika sono state tenute più o meno sotto controllo nel giro di qualche mese», ha proseguito la docente universitaria.
«È indubbio che la diffusione accelerata in tutto il globo sia avvenuta grazie alla movimentazione di persone infette sia a livello internazionale, che nazionale e locale»
«E perché la diffusione è stata contenuta in questi casi e con il Covid-19 no? Perché molto spesso sono proprio gli esseri umani che creano le condizioni affinché queste emergenze sanitarie si possano controllare oppure esplodano e abbiano poi delle ramificazioni di grande impatto. Vieppiù. La pandemia del 2020 ci informa che la sua evoluzione è particolarmente dipendente dal comportamento dei singoli individui e dai sistemi in cui gli individui operano. È indubbio che la diffusione accelerata in tutto il globo terracqueo sia avvenuta grazie alla movimentazione di persone infette sia a livello internazionale, che nazionale e locale fino a livello di frazione del più piccolo comune», ha spiegato Ilaria Capua su “Il Corriere della sera”.
«Fino alla pandemia del 2020 questi due fattori erano i principali determinanti della diffusione di un virus pandemico e credo che nessuno di noi avrebbe immaginato anche solo qualche anno fa che i principali determinanti dell’andamento della pandemia sarebbero state invece entità virtuali come l’informazione e i social media. Mai, negli ultimi cento anni (durante i quali ci sono state cinque pandemie influenzali) l’informazione è stata così pervasiva, liquida e impicciona di argomenti complicati anche per gli addetti ai lavori. Il punto chiave che forse sfugge ai più è che questo è il fenomeno biologico e sociale più misurato della storia. È l’evento su cui di punto in bianco si sono rovesciate tonnellate di biotecnologie mature che non solo ci hanno fatto avere milioni di dosi di vaccino in tempo record», ha chiarito la virologa.
Covid, Ilaria Capua: le amare conclusioni
«La medesima tecnologia sta identificando centinaia di migliaia di sequenze genetiche virali (ogni virus ha la sua sequenza) che nessuno, prima d’oggi aveva mai avuto l’ardire di decodificare, analizzare, men che meno interpretare. Lo sforzo è planetario. (…) Lo voglio dire con forza: non è giusto né possibile incasellare una serie di fenomeni biologici come le mutazioni, le delezioni e le loro possibili conseguenze in caselle mentali a misura di clickbait o di telespettatore disattento. Perché non è giusto: si disorienta chi poi ha le chiavi per uscire da questa situazione cioè le persone che altro non sono che il ‘fattore individuo’», ha concluso la Capua. Leggi anche l’articolo —> Dopo il 7 gennaio 2021 torna l’Italia a “fasce”: riapertura palestre, bar e scuole in “forse”