Domenica 10 gennaio 2021. L’Italia torna ad essere divisa in tre zone. Ci saranno rigide misure e chiusure a seconda dei differenti livelli di rischio dovuti all’emergenza Coronavirus. Un sistema però che darebbe troppo peso all’indice Rt e manderebbe le Regioni con le stesse restrizioni per troppo poco tempo. Questo almeno è quanto ha spiegato in un’intervista esclusiva concessa a ‘Fanpage’ Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione “Gimbe”. A detta sua poi tale strategia non soltanto è poco efficace, ma ha anche dei costi economici elevatissimi.
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Covid Italia, Cartabellotta: «Sistema a colori non è efficace, ecco perché», “silurata” al governo
«Le analisi della Fondazione GIMBE hanno documentato che, a circa 5 settimane dal picco, il sistema delle Regioni “a colori” ha ridotto di circa un terzo casi attualmente positivi, ricoveri con sintomi e terapie intensive», ha spiegato Cartabellotta. «Dati peraltro sovrastimati: gli attualmente positivi per l’imponente riduzione dei tamponi nel mese di dicembre e ricoveri e terapie intensive per gli oltre 20 mila decessi nelle 5 settimane di osservazione. In altre parole, a fronte di risultati modesti in termini di flessione delle curve i costi economici e sociali sono sproporzionati. Le motivazioni del limitato impatto sono sostanzialmente tre. Innanzitutto la sua applicazione troppo tardiva rispetto all’impennata della curva. In secondo luogo, l’affidare un peso eccessivo all’indice Rt che presenta troppi limiti; infine, la mancata stabilizzazione della curva dei contagi e delle ospedalizzazioni perché due settimane di persistenza nel colore assegnato sono insufficienti», ha sottolineato l’esperto.
Quale strategia andrebbe adottata per contenere il contagio
Cartabellotta ha illustrato nel corso dell’intervista la strategia anti Covid che andrebbe adottata: «Sicuramente bisogna abbandonare la (non) strategia basata sull’affannoso inseguimento del virus con estenuante alternanza di restrizioni e allentamenti che, di fatto, mantiene i servizi sanitari in costante sovraccarico, danneggia l’economia del nostro Paese, produce danni alla salute delle persone e aumenta inesorabilmente il numero dei morti. La Fondazione GIMBE sta elaborando una proposta per la gestione a medio-lungo termine della pandemia. Essa è basata sulle migliori evidenze scientifiche e integrata con le certezze/incertezze del piano vaccinale».
Alla domanda “Quando capiremo se ci sono stati problemi a Natale?”, Cartabellotta ha risposto: «Tenendo conto che l’impatto delle misure si riflette sulla curva epidemiologica dopo circa 3 settimane quelle introdotte dal Decreto Natale potranno essere visibili dopo metà gennaio. Ovviamente l’entità di flessione delle curve dipenderà soprattutto dai comportamenti privati degli italiani durante le feste. Ora le curve in risalita risentono del progressivo “scolorimento” delle Regioni che hanno portato ad un Italia tutta gialla (eccetto Abruzzo e Campania) alla vigilia di Natale».
Covid Italia, Cartabellotta: «Quello che spetta a Governo e Regioni è azzerare i tempi morti nella distribuzione del vaccino ai punti di somministrazione e smaltire in tempi rapidi tutti i vaccini consegnati»
Nelle battute finali Cartabellotta ha parlato del piano vaccinale, spiegando quando si arriverà all’immunità quasi totale: «Il raggiungimento dell’immunità di gregge, che prevede la vaccinazione di almeno il 70% della popolazione, ovvero circa 42 milioni di persone, è condizionata da 5 variabili. Completamento degli studi clinici, approvazione condizionata delle autorità regolatorie, consegna da parte delle aziende, distribuzione e somministrazione del vaccino. Ma ciascuna di queste variabili dipende da attori diversi per cui possibili “asincronie” sono inevitabili soprattutto in nei primi mesi dell’anno. Quello che spetta a Governo e Regioni è azzerare i tempi morti nella distribuzione del vaccino ai punti di somministrazione. E smaltire in tempi rapidi tutti i vaccini consegnati».
Cartabellotta ha definito la proposta di dare priorità alla vaccinazione degli insegnanti, per poter così riaprire subito le scuole, “priva di basi scientifiche”. «Innanzitutto perché gli effetti della vaccinazione non sono immediati. Con il vaccino Pfizer si ottengono dopo 4 settimane dalla prima dose e dopo 6 con quello di Moderna», ha spiegato Cartabellotta. In secondo luogo i due vaccini riducono del 95% circa il rischio relativo di COVID-19 sintomatica. Ma non conosciamo l’efficacia nel ridurre l’infezione asintomatica da SARS-COV-2. E di conseguenza, la possibilità di trasmettere l’infezione da parte delle persone vaccinate che non potranno acquisire alcuna “patente di immunità”. Infine la scelta sarebbe eticamente discutibile in un momento in cui le dosi sono ancora limitate: le priorità, in quasi tutti i Paesi, sono personale sanitario e persone anziane e/o fragili». Leggi anche l’articolo —> Covid, il bollettino di oggi: 19.978 nuovi casi e 483 morti, scende il rapporto positivi tamponi