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Covid, ricomincia la “danza” dei virologi: per Bassetti siamo fuori dalla seconda ondata, per Pregliasco no

24/05/2021 17:17 - Aggiornamento 24/05/2021 17:22

Covid virologi e comunicazione “schizofrenica”. La pandemia in Italia ci ha consegnato una infodemia come mai avevamo vissuto. Le responsabilità sono di molti, media inclusi, che non sono mai riusciti in questi mesi a fare un filtro efficace ai messaggi contraddittori. Molti di questi messaggi sono arrivati da virologi e infettivologi. Sì, perché le vere “superstar” di questo periodo sono loro e con atteggiamenti non sempre limpidi. Malati di protagonismo? Non si può generalizzare ma in qualche caso ci siamo vicini. (continua a leggere dopo la foto)

Dicevamo della comunicazione contraddittoria ed altalenante, tra allarmismo e improvvisi messaggi positivi. In queste ore, dopo le fatidiche riaperture, è ricominciata la danza. A dare il via tre dei nomi più menzionati dai media nell’ultimo anno: Andrea Crisanti, Matteo Bassetti e Fabrizio Pregliasco.

Covid virologi e comunicazione: per Pregliasco c’è il rischio di una risalita dei contagi

Attenzione all”effetto giallo’, colore che caratterizza da oggi l’intera penisola. “Con le riaperture è possibile anche una nuova crescita della curva dei contagi, se non ci saranno le necessarie cautele”. Avverte Fabrizio Pregliasco, virologo dell’università Statale di Milano, che all’Adnkronos Salute spiega: “Abbiamo conosciuto molto di questo virus in poco tempo, ma ci può ancora sfuggire, ritengo che sia fondamentale cautela, sistematicità e progressione nelle aperture”.

Serve attenzione, precisa Pregliasco, “perché è possibile che ci possa essere non una nuova ondata ma, più probabilmente, un’onda di risalita dei contagi”. E’ matematico “con le riaperture – spiega ancora – aumentano i contatti e quindi la probabilità di incontrare una persona positiva al virus. Secondo i dati di ieri i positivi, in Italia, erano 281 mila. Questo vuol dire che, come minimo, considerati quelli non identificati, sono almeno il doppio. Quindi c’è oltre mezzo milione di persone positive che è possibile incontrare con la maggiore mobilità. E’ possibile anche che un vaccinato possa essere positivo e possa mantenere una catena di contagio”.

Per Bassetti, invece, siamo fuori dalla seconda ondata

“Sicuramente da questa seconda ondata siamo praticante fuori”. Lo dice all’Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova. “Di accessi in ospedale ora ce ne sono talmente pochi che in pratica gli ospedali devono svuotarsi dei casi presi in carico nei mesi precedenti. Quindi la seconda ondata la stiamo mettendo completamente alle spalle. Adesso però – avverte Bassetti – si deve fare di tutto entro ottobre, quando avremo certamente dei nuovi casi perché questo virus, lo abbiamo imparato, ha un andamento stagionale, per arrivarci con la popolazione più debole vaccinata al 100%”.

“L’immunità di gregge – ricorda l’infettivologo – ci dice che dobbiamo arrivare al 70% della popolazione generale vaccinata. Va bene se arriviamo al 70% della popolazione generale, ma dobbiamo arrivare al 100% delle fasce a rischio. Su queste categorie dobbiamo fare una campagna per vaccinarli tutti, non possiamo permetterci di lasciarne fuori neanche uno. Li dobbiamo convincere. Bisogna tornare a parlare con questa gente”.

“Quella che secondo me è una grave mancanza del ministero della Salute – conclude Bassetti – è che una seria campagna informativa non sia mai stata fatta. Noi siamo arrivati fin qui che la gente si è vaccinata perché ha visto quel che è successo negli ospedali o per quel che ha letto sui giornali e basta”.

Covid virologi e comunicazione: per Crisanti “abbiamo agito bene”, ma può “non essere finita”

L’Italia tutta in zona gialla, il numero di morti Covid che tocca punte minime, le più basse del 2021. “Cosa ci dicono questi dati? Ci fanno pensare che ciò che è stato fatto fino ad adesso è corretto”, ammette il virologo Andrea Crisanti, che è sempre stato fra gli esperti più cauti. E infatti, alla domanda se la pandemia si possa dire archiviata e si possa spingere definitivamente sulle aperture, puntualizza all’Adnkronos Salute: “Per quel che riguarda il futuro, non so. Il futuro è difficile da decifrare. Che il coronavirus Sars-CoV-2 diventerà endemico penso che non ci siano dubbi. In alcuni Paesi lo è diventato. In altri non c’è per niente come l’Australia, la Cina, la Nuova Zelanda, e penso che questi Paesi cercheranno di non farlo diventare endemico sui loro territori. E’ ancora presto per definire il futuro, vedremo come procedono le vaccinazioni”, conclude il direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell’università di Padova.