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Crisi Governo, Mentana: «Non è colpa di Renzi. Ecco quali sono i guai di Conte»

25/01/2021 16:33

Su “Libero Quotidiano” l’intervista al direttore del tg di La7 Enrico Mentana, che ha detto la sua sulla crisi di governo, che «non sarebbe colpa di Renzi». Per il giornalista l’operato del leader di Italia Viva è vero che «non è rettilineo ed è razionalmente difficile da spiegare», ma la situazione stagnante di oggi sarebbe l’esito di ben altro. Non ha a che vedere neppure col Pd, che «per scelta si è nascosto troppo dietro a Conte, tanto da venirne un po’ oscurato». Tantomeno è responsabilità unica del professore prestato alla politica, che «forte del consenso cresciuto nella prima fase della pandemia ha provato a tagliar fuori i partiti e dialogare direttamente col popolo», sfruttando i social. Per Mentana la crisi dell’esecutivo nasce dal fatto che «il governo, andato in vacanza a giugno, ha progressivamente rallentato il passo fino raggiungere l’attuale stato di immobilismo». Durante questa quiete apparente sono venute alla luce tutte le «inadempienze».

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Crisi Governo, Mentana: «Non è colpa di Renzi. Ecco quali sono i guai di Conte»

Conte, moderato, dapprima «ostaggio» di un governo, che vedeva la debole alleanza tra Lega e Cinque Stelle, poi protagonista di un esecutivo (altrettanto poco stabile) giallo-rosso con Italia Viva tra le fila della maggioranza. Questo il ritratto di alcuni politologi, che hanno paragonato il premier all’acqua, proprio per la caratteristica di “adattarsi” al recipiente. Ma è davvero così? E soprattutto è politicamente un «difetto»? Mentana non ha dubbi sull’attuale premier: «Un vaso di coccio diventato deus ex machina. Non va disprezzato, significa che ha qualità che erano state sottovalutate. La prima fase della pandemia che gli ha regalato un’immagine vincente, dandogli una spinta fortissima che lo ha portato ad osare e a giocarsela come leader di una forza politica, portando avanti una squadra, Arcuri e altri suoi fidati, fino al progetto di far gestire gli aiuti dell’Europa da un team di commissari di nomina presidenziale, che ha contrariato tutti i partiti. Poi Renzi ha esplicitato il dissenso, diversamente dagli altri».

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«Il piano europeo si chiama Next Generation, ma per i giovani è prevista una cosa sola, il debito da pagare…»

Al Pd, che potrebbe assecondare Renzi, Conte non dispiace: «Una parte della sinistra è innamorata di lui, che ha fregato prima Salvini e ora forse Renzi», ha detto Enrico Mentana, che su “Libero Quotidiano” ha detto la sua anche sulla mancanza di leadership del Partito Democratico: «Questa è stata la forza di Zingaretti, non prendere decisioni e far rifiatare tutti dopo la leadership muscolare di Renzi, usando l’era Conte per rafforzarsi in Europa all’ombra del premier con la filiera di Gentiloni-Sassoli-Gualtieri. Ora stiamo al rovescio della medaglia: Renzi sta tentando il Pd con l’offerta della testa di Conte, i demi tentennano e il risultato è l’inerzia». Qualche parola poi sul Recovery Fund. È davvero migliorato grazie a Renzi? «Il piano europeo si chiama Next Generation, ma per i giovani è prevista una cosa sola, il debito da pagare. Non c’è una riga sui meccanismi per farli entrare nel mondo del lavoro. In questo senso siamo in linea con la risposta che la politica diede alla crisi del 2008 pensare a salvare capra e cavoli oggi e rinunciare al futuro. La politica è appassita, bruciata dal presentiamo della società. Le grandi promesse sono al capolinea e chi parla di ideali oggi risulta esotico», ha dichiarato  Mentana.

Sull’ipotesi di voto il direttore del Tg di La7 ha detto: «La Meloni è con Conte l’unica a cui converrebbe oggi andare al voto. Sono i soli a crescere. (…) Le Lega resta per distacco il primo partito del paese ma in questo momento pare aver esaurito la propria capacità propulsiva. La forza di Salvini è saper affrontare e cavalcare le pulsioni immediate: ordine, tranquillità, stop ai migranti, sicurezza. La pandemia ha scompaginato le gerarchie e urge rinnovare il repertorio».

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Crisi governo, Mentana: «Dovremmo anche noi giornalisti essere più severi con i politici. Pretendere di più…»

Nell’intervista non manca un “j’accuse”: «Dovremmo anche noi giornalisti essere più severi con i politici. Pretendere di più. La verità è che siamo tutti spaesati», ha detto Mentana, il quale ha infine sottolineato: «I social accompagnano la politica. Sono un megafono. Se hai un bello slogan, funzioni. Favoriscono la leadership senza contorno. Sono un po’ come l’informazione web, edulcorata e con poco controllo». Ma «i social non possono essere i padroni del dibattito pubblico» e se «lo Stato è troppo debole per evitarlo, bisogna operare come comunità internazionale». Leggi anche l’articolo —> Conte dimissioni, spunta “data delle elezioni”: cosa avviene se non “ricuce” con Renzi