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Crollo Ponte Morandi, la perizia degli esperti: “Controlli inadeguati”

22/12/2020 11:56 - Aggiornamento 22/12/2020 12:15

Il capitolo sul crollo del Ponte Morandi non è ancora chiuso, ma le ultime dichiarazioni degli esperti confermano le ipotesi in piedi da anni. Secondo le conclusioni della perizia sulle cause del cedimento avvenuto lo scorso 14 agosto del 2018, infatti, la motivazione scatenante è “la corrosione della parte sommitale del tirante della pila 9”. Inoltre, “se i controlli e le manutenzioni fossero stati eseguiti correttamente, con ogni probabilità avrebbero impedito il crollo“. E’ quanto si legge nelle quasi cinquecento pagine firmate dai quattro esperti nominati dal gip di Genova Angela Nutini.

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Ponte Morandi

Crollo Ponte Morandi, la perizia degli esperti

“L’esecuzione dell’intervento di retrofitting lo avrebbe evitato con elevata probabilità”. Lo hanno dichiarato gli ingegneri e i docenti universitari che hanno effettuato la perizia del crollo del Ponte Morandi: Giampaolo Rosati e Stefano Tubaro del Politenico di Milano, Massimo Losa e Renzo Valentini dell’ateneo di Pisa. Queste parole danno la conferma di un’ipotesi sostenuta fin dall’inizio. Il ponte di Genova è crollato per la corrosione dei cavi di uno stallo, che ha determinato il cedimento dell’intera struttura. “La rottura di un tirante provoca la rottura della simmetria che attiva il collasso”, hanno scritto inoltre. Ormai quindi è chiaro: collasso per la rottura del tirante, rottura per l’alta corrosione. Poi ancora corrosione per la scarsa manutenzione e scarsa manutenzione per gli inadeguati controlli e ispezioni. Questa catena ha causato il crollo del Ponte Morandi.

E la colpa, inevitabilmente, ricade anche su Autostrade per l’Italia. “Avrebbe dovuto avere una conoscenza adeguata di come l’opera era stata costruita, valutando la rispondenza con i documenti progettuali. Cosa che avrebbe permesso di individuare il grave difetto costruttivo nell’ultimo tratto del tirante, in corrispondenza della sommità dell’antenna. Consentendo di prevedere e tenere sotto controllo il processo di degrado”, hanno scritto gli esperti. In realtà, però, tutta la storia del Ponte Morandi è stata analizzata e posta sotto accusa. “A partire dalla sua costruzione è stata via via trascurata negli anni la serie di indicazioni del progettista, l’ingegner Riccardo Morandi. Con particolare riferimento al degrado degli acciai dei cavi”, sottolineano gli ingegneri. “Indicazioni importanti, tenuto conto della straordinarietà dell’opera. Lo stesso progettista e i tecnici avevano evidenziato fino al 1985 un già diffuso stato di ammaliamento e proposto modifiche non sempre e non compiutamente accolte”.

Le ultime misure effettuate sulle pile 9 e 10 risalivano al 1993

Secondo gli esperi, quindi, il crollo del Ponte Morandi è dovuto al fatto che la struttura è nata nel modo sbagliato ed è stata conservata ancora peggio. “Carenze progettuali nei dettagli costruttivi e difetti di esecuzione hanno determinato la formazione di una cavità. I controlli in fase di costruzione da parte della direzione dei lavori e della commissione di collaudo”, poi, non sono stati adeguati. Tra l’altro, l’ultima volta che le pile 9 e 10 erano state sistemate era il 1993. “Da allora non sono stati eseguiti interventi che potessero arrestare il processo di degrado in atto e/o di riparazione dei difetti presenti nelle estremità dei tiranti che, sulla sommità del Sud-lato Genova della pila 9, erano particolarmente gravi”. Tutto questo ha portato al crollo del Ponte Morandi.

“I sistemi di monitoraggio attuati, pur conoscendo i rischi di degrado dei materiali, non sono però risultati adeguati a individuare le criticità presenti nella parte del viadotto crollata”. E alla fine è rimasto solamente il progetto retrofitting, che in realtà non è mai stato realizzato.

Le metodologie di calcolo, con riferimento al progetto, dovevano essere migliorate tenendo conto che nel caso dei trefoli la letteratura scientifica ha da tempo dimostrato come la semplice perdita di sezione dell’acciaio sia un parametro pericolosamente semplicistico”. Quindi, in conclusione, secondo gli esperti “è chiaramente mancato un coordinamento ingegneristico in grado di raccogliere e confrontare tra loro tutte le informazioni disponibili che, seppur incomplete, dovevano destare un ben maggiore allarme sulla stato dell’opera”. Ora la perizia verrà discussa nell’ambito dell’incidente probatorio sulle cause del crollo del Ponte Morandi. >> Tutte le notizie di UrbanPost