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Draghi verso le dimissioni? L’ultima mossa di Conte per far cadere il governo e rilanciare il M5s

13/05/2022 18:39 - Aggiornamento 13/05/2022 18:43

Draghi, dimissioni al più presto? Andrea Scanzi, noto giornalista de «Il Fatto Quotidiano», ospite ad «Otto e mezzo», il talk serale di La7, non vede così lontano l’addio dell’ex numero uno della Bce da Palazzo Chigi. Le nubi che si addensano arrivano dalla guerra che si sta combattendo in Ucraina: «Il dibattito armi sì o armi no al popolo ucraino è uno dei motivi per cui vedo Mario Draghi in difficoltà, è un problema anche politico. Joe Biden sta chiedendo a Draghi due cose, emanciparsi il più possibile dal gas russo, magari prendendo il gas americano che costa di più, ed inviare ancora più armi. Un fatto che sancisce una spaccatura dentro al governo Draghi e questo lui lo sa. Draghi va da Biden con Giuseppe Conte e Matteo Salvini che non vogliono più inviare armi e Pierluigi Bersani che ha dei dubbi. Se noi togliamo Lega e Movimento 5 Stelle il governo perde la maggioranza. Non è un Draghi baldanzoso come poteva essere sei mesi fa dal punto di vista politico», l’osservazione di Scanzi, fatta mentre Draghi era in trasferta a Washington.

MARIO DRAGHI

Draghi verso le dimissioni? L’ultima mossa di Conte per far cadere il governo e rilanciare il M5s

Il 19 maggio Mario Draghi riferirà in Aula, prima alla Camera e poi al Senato. Secondo quanto rivelato da «Il Corriere della Sera», sarà una informativa «ampia» quella sul viaggio in America; un voto non è previsto. Ma comunque si vedrà. All’ultimo Cdm il premier è parso emozionato, parimenti soddisfatto per come è stato accolto alla Casa Bianca. Ha riferito ai suoi ministri che il ruolo dell’Italia è quello di Paese «costruttore di Pace». È tempo di «riavviare e intensificare tutti i contatti», ha detto. In altre parole è l’ora di convincere Biden, Putin e Zelensky a sedersi allo stesso tavolo. Dichiarazioni queste che hanno rasserenato il leader della Lega Matteo Salvini, ma che non hanno spento gli ardori dell’altro leader “pacifista”, Giuseppe Conte, alla guida del M5s. A Piazza Pulita su La7 l’ex premier ha ammesso di apprezzare la svolta di Draghi: «Le affermazioni filtrate o rese alla stampa sono di un certo equilibrio, in sintonia con quello che ho sostenuto nelle scorse settimane». Tuttavia, Conte ha spiegato pure di non condividere la condotta sulle armi: «Carri armati no, armi più pesanti e più letali no. Non ci sono e non ne dobbiamo mandare».

Draghi Conte

Dall’analisi di Scanzi a quelle di Lavia: cosa può accadere

Un’osservazione che letta così lascia intuire l’intenzione seria di Giuseppe Conte di far cadere Mario Draghi e il suo governo. Per l’ex premier la guerra in Ucraina può essere sul serio un’occasione importante (forse l’unica) per ridare linfa vitale al suo partito: gli consentirebbe di prendere voti, di ridisegnare una nuova forma di grillismo. Tra gli intenti del leader pentastellato, da sempre molto attento ai sondaggi e ai malumori che serpeggiano sui social, ci sarebbe dunque quello di riunire sotto l’ombrello del M5s quella fetta di italiani “pacifista”. “Conte ha visto proprio nella guerra contro Zelensky il grimaldello che può far saltare tutto: se il conflitto dovesse protrarsi per mesi, il M5s, ora a pezzi nei sondaggi, potrebbe inaspettatamente risalire la china camuffandosi da partito no war, contro “la corsa al riarmo”, punto di riferimento politico delle varie forme di pacifismo – alcune serie, molte altre no – che stanno venendo fuori in queste settimane di dibattito spesso drogato dalla mala-informazione dei talk. Non è un caso che si senta dire di candidature putiniane nelle liste grilline”, scrive Mario Lavia su «Linkiesta». L’ex premier metterebbe d’accordo tutti coloro che giudicano Draghi il «Lukashenko di Biden», il «burattino» del presidente americano.

Draghi Conte

Draghi dimissioni e caduta del governo? Il tema delle armi

Lavia ha focalizzato poi l’attenzione su un altro dettaglio, non irrilevante: “Non è un caso che si senta dire di candidature putiniane nelle liste grilline. Tanto meno è un caso che Conte abbia chiamato alla Scuola di formazione gente come Tomaso Montanari e Luciano Canfora, i professori russofili”. Quello di Conte però non sarebbe che un tentativo, non è assicurato che riesca nel suo piano. A differenza di Scanzi, Lavia non vede, infatti, un’imminente caduta del governo Draghi, che ha “tenuto botta” su obbligo del Green Pass al lavoro e altre questioni delicate. “Un disegno cinico, quello di giocarsi la guerra come occasione per prendere voti. Naturalmente non è detto che la corda tirata da Conte poi si spezzi per forza”, scrive sempre Lavia. Un fatto solo è certo: il conflitto in Ucraina ha creato una vera e propria spaccatura nell’esecutivo; in più ha “sfaldato” la già precaria alleanza tra M5s e Pd. Per Conte il governo «non è nato con un mandato politico» per affrontare questo conflitto per cui il premier deve chiarire in Parlamento «l’indirizzo politico con cui si affronta uno scenario bellico in continua evoluzione». Enrico Letta non è però d’accordo: «C’è stato un voto in Parlamento all’inizio di un percorso chiaro e netto, che ha trovato un consenso largo». Già da questo si comprende l’insanabile divario tra grillini e Dem. Leggi anche l’articolo —> Guerra in Ucraina, Teodori svela il piano di Macron: Draghi però può fare la differenza

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