Manca meno di un mese all’elezione del nuovo presidente della Repubblica. Nei talk, sui giornali, finanche sui social non si parla d’altro. Chi succederà a Sergio Mattarella, che con garbo ha fatto capire nel suo discorso di fine anno di non voler concedere alcun bis? Tanti insistono con la “carta” Draghi. Ma la questione è spinosa, perché il passaggio dell’ex numero uno dell’Eurotower al Quirinale vorrebbe dire ragionare anche sul posto vacante lasciato a Palazzo Chigi. E soprattutto non è detto che l’attuale premier riesca nell’impresa. Per Rino Formica, ex ministro socialista della Prima Repubblica, che tra un mese compirà 95 anni, l’eventuale uscita di scena di Draghi non sarebbe così grave. “Un Paese di 60milioni di abitanti che può vantare un solo uomo è finito. È come se al casinò si puntasse su un unico numero. Se poi non esce che si fa? Propongo un salto generazionale. Bisogna avere il coraggio di dire che un ciclo si è chiuso. E chi esce di scena vada a fare un corso di recitazione o scriva un libro”, le parole del pugliese.
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Quirinale 2022, Draghi bocciato da Formica: “In lui prevale la cultura del banchiere. È inadatto per il Colle”
“Per la prima volta un Parlamento decomposto dovrà produrre un composto. Non ho mai visto una situazione più terremotata di adesso. Forse nel 1992 c’era un clima simile”, ha dichiarato in un’intervista esclusiva a «La Repubblica» Rino Formica. L’allusione ovviamente all’elezione di Scalfaro, poco dopo l’esplosione del caso Tangentopoli. L’ex ministro ha detto di citare quest’episodio non a caso: “Anche adesso, sin da subito, occorrerebbe una discussione politica preliminare, soprattutto nel Paese. Servirebbe un dibattito animato dalla stampa, più che retroscena e gossip sui segreti delle trattative”. Per il 95enne la situazione è delicata: “Il Parlamento è incontrollabile. Un terzo sa che è in soprannumero, vista la riduzione dei seggi. Un terzo è consapevole che non sarà ricandidato. E un terzo è espressione di capi che non contano più nulla. Potremmo trovarci così dinanzi a mille volontà diverse”. Per questo rischiamo “una tombola”.
“Di Draghi non sappiamo nemmeno per chi vota. Il modo con cui tutela il suo segreto è allo stesso tempo una dimostrazione di debolezza e di potenza”
Sulla candidatura di Silvio Berlusconi Formica ha rivelato a Concetto Vecchio de «La Repubblica»: “Lui sta usando la candidatura come elemento di sopravvivenza: ‘Gli altri mi ignorano e io mi candido’. In questo modo conforta se stesso”. A detta dell’ex ministro socialista il Cavaliere non ha i numeri: “Non lo vogliono né Salvini né Meloni, a ben vedere. Lo sa anche lui. Perciò si accontenterebbe di avere trecento voti, sarebbe già una bella soddisfazione dinanzi all’opinione pubblica, e poi tornerebbe ad occuparsi delle sue ville”. Rino Formica sembra non guardare con favore neanche alla candidatura di Draghi: “Temo che sia inadatto. In lui prevale la cultura del banchiere. I banchieri non hanno una visione di lungo periodo, sono attenti alla convenienza di quel che il mondo offre in quel momento”. Non sarebbe, per l’ex ministro, come Ciampi nel ’99: “Questi era un uomo di cui si conosceva il pensiero politico. Prima della Banca d’Italia, aveva partecipato attivamente non solo alla Resistenza, ma alla fondazione del Partito d’Azione. Di Draghi non sappiamo nemmeno per chi vota. Il modo con cui tutela il suo segreto è allo stesso tempo una dimostrazione di debolezza e di potenza”.
Draghi al Quirinale nel 2022, Formica: “Anche Mattarella auspica la fine della gerontocrazia”
In un’intervista però Mario Draghi, in verità, qualche tempo fa, si è definito un liberal socialista: “Non basta per rispondere ai due criteri indicati nel messaggio di fine anno da Sergio Mattarella. Non ha una cultura di appartenenza da cui spogliarsi, da cui discende l’incapacità di poter fare da garante delle istituzioni. La politica è una cosa maledettamente seria, ed è figlia di culture, visioni, pratiche”. Parlando dell’ultimo discorso di Mattarella, Formica ha detto a «La Repubblica»: “Ha messo in guardia dalle tendenze distruttive. Ha detto che i giovani sono il presente, non il futuro. Auspica anche lui la fine della gerontocrazia”. L’ex ministro ha riscontrato una certa freddezza anche nei confronti di Draghi: “L’ha messo in un fascio con gli altri. È come se l’avesse licenziato: Finisci la tua missione, e poi fatti da parte”. Leggi anche l’articolo —> Quirinale, ora che Mattarella è fuori dai giochi la “carta” Draghi fa tremare il Pd: Salvini potrebbe defilarsi | Retroscena