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Draghi punta al Quirinale, altroché: il segnale inequivocabile in conferenza stampa

11/01/2022 14:03 - Aggiornamento 11/01/2022 16:00

Se un uomo non mi interessa, ci metto meno di cinque minuti a dirglielo (con tutto il garbo si intende). Se una nuova offerta di lavoro non è così allettante anche meno, forse tre. Quando prendo tempo è perché l’argomento mi sta a cuore. Dunque non capisco, anzi “fatico a capire”, quanti stamani si ostinano a scrivere che Mario Draghi non miri affatto a traslocare, non desideri essere eletto 13esimo presidente della Repubblica. Il suo continuo «dribblare» il tema caldo del Quirinale, sgusciare svelto come un’anguilla, non fa che avvalorare l’ipotesi che la partita del Colle invece gli premi moltissimo. Scottato forse dalla conferenza stampa di fine anno, quella del 22 dicembre 2021, in cui era apparso brioso, pimpante, forse anche troppo rispetto ai primi segnali della quarta ondata, con più capelli neri che bianchi, il premier sembra aver tirato ora il freno a mano. L’incontro di ieri con i giornalisti si è aperto con una considerazione, che in un Paese in cui la democrazia funziona è inaccettabile: “Non risponderò ad alcuna domanda che riguarda immediati futuri sviluppi, il Quirinale e altre cose”. È l’“ultima postilla”. 

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Draghi punta al Quirinale, altroché: il segnale inequivocabile in conferenza stampa

“Per tutto il giorno il suo ufficio stampa ha invitato i giornalisti che partecipavano alla conferenza stampa a non chiedergli di Quirinale. Poi per fortuna un paio di loro hanno contravvenuto alla richiesta e lui se ne è risentito. Io credo che sia legittimo rispondere quello che si vuole alle domande. Ma chiedere ai giornalisti di non farle non è legittimo. È roba da Corea del Nord. Non roba da democrazia liberale, occidentale, da Paese libero”, l’affondo del direttore de «Il Fatto Quotidiano» Marco Travaglio, ospite ad «Otto e mezzo». Ora io non voglio scomodare la “Corea del Nord”, termine che nel giro di poco è diventato, tra l’altro, in testa ai Trend Topic di Twitter, ma in democrazia le postille non sono ammesse, specie se si tratta di parlare di questioni importanti. Perché qui non si tratta più del destino di un singolo, ma di un Paese.

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La democrazia non ammette postille

Perché il passaggio di Mario Draghi al Quirinale potrebbe comportare anche un cambio di strategia nella lotta alla pandemia. Il premier ha detto giustamente di voler tenere aperte le scuole, perché la dad (didattica a distanza) crea delle disuguaglianze culturali e sociali gravi. Ma è una sua scelta, è legata al suo nome. Come il Super Green Pass, l’obbligo vaccinale. Qualora Draghi non ci fosse più, cosa accadrebbe? Per questo è nell’interesse generale sapere se ci sarà ancora lui o no alla guida dell’esecutivo. Che poi quel che presidi, insegnanti e alunni contestavano al governo era altro. La domanda vera era: si è fatto tutto il possibile per rendere le scuole sicure? Sistemi di aerazione, mascherine FFp2, trasporti, solo per citare alcune criticità.

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«Purché abbia senso», Draghi e il messaggio chiaro ai partiti

«L’esperienza di questi 11 mesi è stata un’esperienza di una maggioranza molto grande. E quindi occorre accettare diversità di veduta, non occorre cercare la mediazione a tutti i costi, ma per alcuni provvedimenti importanti l’unanimità è molto importante, purché abbia senso. Per il resto è chiaro che ci siano diversità di opinioni. Pensi anche quando si dice, ah Draghi non decide più. Stiamo dimostrando che la scuola aperta è una priorità e questo non era il modo in cui questo problema era affrontato in passato», ha detto il premier in conferenza stampa. Ed è in quel «purché abbia senso» che si annida quel che l’economista intimamente pensa. È un messaggio neppure troppo latente ai partiti. Per la serie: ‘resto, se ci sono le condizioni’. Ancora una volta l’ex numero uno della Bce, visibilmente scosso per le critiche che gli son piovute addosso, anche se ha voluto fino alla fine far credere il contrario, ha fatto capire di volere ampia di fiducia e autonomia decisionale. Senza il suo “piglio” sarebbe un’altra persona, non riconoscerebbe più se stesso. Da qui l’arma del silenzio, un silenzio più che mai assordante. Come già accaduto ai tempi delle consultazioni, nel silenzio di Draghi ciascuno poteva vedere ciò che voleva, più desiderava. Allora funzionò, adesso?

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Draghi: Quirinale tra i suoi piani, lo scenario possibile

A cosa andiamo incontro dunque? Mancano meno di 15 giorni alla prima votazione per l’elezione del presidente della Repubblica. Salvini l’ha detto chiaro: senza Draghi l’attuale governo non avrebbe più alcuna ragione d’esistere. Nella tarda serata di ieri Silvio Berlusconi pure ha spiegato che in caso di volo del premier al Quirinale Forza Italia lascerebbe immediatamente l’esecutivo. Draghi ostaggio dei partiti dunque? Come uscirne? Le elezioni anticipate, caldeggiate da Giorgia Meloni, sembrano prendere corpo. Verosimile è lo scenario delineato da Pietro De Leo su «Il Tempo», che scrive: “L’agonismo di Berlusconi e l’accomodamento a bordo campo di Draghi, però, sono due parti di un trittico, dove persiste la casella Sergio Mattarella. Sono sempre maggiori, infatti, gli intenti di un bis nel centrosinistra, tra Pd e Movimento 5 Stelle, che si agganciano a certi auspici anche internazionali per congelare l’attuale formazione Colle-Palazzo Chigi, specie in ottica della messa a terra del Pnrr. Su tutti costoro infuria il fattore Omicron, che come ben sappiamo a livello politico, governativo, elettorale ha spesso cambiato il corso delle cose in molti Paesi”. Nulla è perduto quindi per il “banchiere prestato alla politica”: “L’attuale presidente della repubblica è un nome da votazioni iniziali, Se Mattarella dovesse insistere sul suo rifiuto ad un secondo incarico, che in ogni caso dovrebbe essere a tempo, allora ecco che il nome di Draghi tornerebbe a riaccendersi come ipotesi. In quale votazione, dipende dalla solidità degli interlocutori. E, ovviamente, anche dall’andamento pandemico”. Quel che conta è che l’Italia non resti ostaggio troppo a lungo dei silenzi di Draghi, ma soprattutto dell’egoismo dei partiti. Leggi anche l’articolo —> Draghi, la conferenza stampa sulle nuove restrizioni: “Servono realismo, prudenza ma anche fiducia”

(Foto Palazzo Chigi Sito Ufficiale)