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Così Mario Draghi ha spazzato via populisti e sovranisti (e senza flettere la sua agenda)

19/10/2021 18:56 - Aggiornamento 19/10/2021 19:27

All’indomani dei ballottaggi, è tempo di tirare le somme. C’è chi festeggia, chi fa un j’accuse. Come pure non manca chi mette la testa sotto la sabbia, attribuendo la colpa del fallimento ad altri. Per Letta una «vittoria trionfale»; per Meloni: «Centrodestra esce sconfitto, ma non è debacle». Salvini è tornato a puntare il dito contro la ministra Lamorgese, facendo presente che ci sono dopo le elezioni «più sindaci di 15 giorni fa». Tra coloro che non esultano, consapevole che sia una festa tutta del Pd (e non del centrosinistra) l’ex premier Conte“Il vero protagonista di questa tornata di ballottaggi è in modo drammatico l’astensionismo. Un astensionismo che sfiora il 60% è un dato che deve farci riflettere e dovrebbe allarmare tutte le forze politiche”. Una scelta elettorale ben precisa quest’ultima che non sarebbe sbagliato ricondurre al cosiddetto effetto Draghi. 

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Draghi riforme avanti tutta: così il premier ha spazzato via populisti e sovranisti (e senza flettere la sua agenda)

“Draghi entra in scena e il resto scompare”. Non ricordo in quale libro dedicato all’ex numero uno della Bce ho letto questa frase, che lì per lì mi era parsa eccessiva. Finanche spropositata. Come se non esistesse un’alternativa all’attuale presidente del Consiglio. Tanto in basso si trovano i partiti italiani? Se così fosse, si dovrebbe guardare alle amministrative come ad una specie di corsa all’ingiù, in cui ad aver vinto è chi ha perso meno. In fatto di credibilità, ovviamente. Si fosse trattato del divo Giulio si sarebbe potuto liquidare la faccenda con una massima dello stesso Andreotti “So di essere di media statura, ma non vedo giganti intorno a me”. Ma con Mario Draghi no, perché non è un politico in senso stretto. Lo ha detto anche sua moglie, replicando ad un giornalista qualche anno. Non è neanche un tecnico però. E chi si aspettava da lui una pallida imitazione del governo Monti sarà rimasto deluso da questi primi mesi. Perché l’ex governatore di Bankitalia “ha restituito alla politica la sua dignità più alta”. Queste parole sono dello stesso Draghi, risalgono al 2016 e sono dedicate al suo mentore Carlo Azeglio Ciampi.

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Il grande insegnamento di Ciampi, mentore e maestro

“In un Governo dalla composizione quanto mai variegata che vedeva sei partiti nella coalizione e nove partiti che offrivano l’appoggio esterno, diveniva essenziale, per poter prendere decisioni, e specialmente decisioni tanto importanti, un particolare modo di gestire i rapporti al suo interno che sapesse rafforzare la lealtà e il rispetto tra i suoi membri. Carlo Azeglio Ciampi seppe, senza mai flettere dalla sua agenda, generare il consenso sulla sua attuazione, proprio con il rispetto e la lealtà nei confronti del collega di Governo che veniva sempre informato e coinvolto nelle misure che potevano riguardare il suo dicastero”, disse allora Draghi, ricordando il presidente della Repubblica scomparso. Parole che potrebbero descrivere tranquillamente l’attuale governo. Basterebbe sostituire Ciampi con Draghi e il più sarebbe fatto. Ma se “la visione di Ciampi trovava costantemente il confronto e poi il conforto nell’opinione, nell’esperienza e nella maggiore forza politica degli altri membri del Governo”, l’attuale premier trae linfa vitale dal suo stesso pragmatismo. Non che non conceda dialogo, ma all’occhio dell’italiano medio, quello che ha perso fiducia nelle istituzioni, sembra che Draghi si veda sovente costretto a fare i conti con polemiche sterili. Giochi di palazzo, di partito, che alla gente comune non interessano affatto.

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Draghi riforme per rilanciare il Paese: com’è cambiato il volto dell’Italia in pochi mesi

Mentre i partiti della sua ampia maggioranza, infatti, discutono su temi come Green Pass, reddito di cittadinanza e riforma delle pensioni, Draghi tira dritto. Proprio perché “il governo va avanti, non segue il calendario elettorale”, come ha detto il premier, replicando a distanza a Matteo Salvini, all’indomani della prima tornata delle amministrative. E proprio il leader della Lega, più di altri, è stato “sepolto” dal modus operandi dell’economista. A nulla è valsa la svolta europeista, lo sforzo di volerci essere (benché in forma intermittente) al governo. L’impressione è che il segretario del Carroccio non c’abbia mai creduto troppo fino in fondo. Chi ha perso quota è anche il partito di Giorgia Meloni, negli ultimi due anni in ascesa nei sondaggi. La leader di Fratelli di Italia, unico all’opposizione e il solo che vede alla guida una donna, sconta pure il pragmatismo di Draghi. Ed è stata questa l’arma del banchiere che ha sgonfiato, manco fossero bolle di sapone, i sovranisti. Con Draghi al governo la musica è tutta un’altra: come se la negazione della competenza e dell’autorevolezza, di cui ha parlato Walter Veltroni a “Che tempo che fa”, che nasce dallo studio, dalla fatica, dal sapere e che come un veleno si era insinuato nel Paese, fosse stato spazzato via da un antidoto. Il governo Draghi dunque come medicina amara, per alcuni amarissima, la quale però sta dando risultati: dalla campagna vaccinale (all’ultimo miglio) al rilancio dell’economia (il ‘rischio ragionato’ di tenere aperto anche quando i contagi non erano pochi), passando per la riconquista di una rispettabilità europea perduta. L’Italia oggi siede accanto alle grandi potenze, non solo. Detta le regole, fa sentire la sua voce. Da qui gli elogi del “New York Times” e di altri giornali stranieri che applaudono al modo in cui il Paese martoriato dalla pandemia si sta rialzando. Ma non siamo ancora guariti del tutto. Lo provano questi ultimi giorni di tensione.

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Letta: “L’esito del voto rafforza il governo Draghi”

A colpi di pragmatismo e sorrisi per traverso, Draghi ha fatto il vuoto attorno a sé, frenando il M5s e contenendo le spinte dei sovranisti. Vittoria dei moderati dunque? Banale sarebbe liquidare così le recenti amministrative, che hanno rappresentato soprattutto una sconfitta per Meloni e Salvini. Con il premier è sparita dai radar la politica urlata, quella da reality show; abbiamo detto addio alle dirette sui social. Un passo indietro per alcuni, un grande balzo in avanti per altri. Gli effetti diretti di queste elezioni? Non verrà meno a Draghi l’appoggio del centrosinistra, che proprio grazie a lui ha ripreso quota. Di contraccolpo. “L’esito del voto rafforza il governo Draghi”, ha detto Letta. “Il Pd cresce e vince sostenendo il governo Draghi ed è assolutamente a suo agio in questa situazione politica sono altri che non sanno come starci e gestirla senza perdere elettoralmente, ognuno tragga le sue conclusioni ma il quadro politico è positivo per il paese”, le dichiarazioni del leader dei Dem. A far scricchiolare l’esecutivo potrebbe essere il centrodestra sempre più disunito? Beh, è un rischio questo che potrebbe compromettere le chances quirinalizie dell’attuale premier, che in pubblico continua a schernirsi ogni volta che si tocca l’argomento. Ma difficile credere che di fronte alla possibilità di passare al Colle Draghi si tiri indietro. Sarebbe il coronamento di una carriera, l’ultimo tassello di un cursus honorum invidiabile. Come il francobollo raro per il collezionista. Leggi anche l’articolo —> Amministrative, grillini furiosi con Conte dopo i ballottaggi. La “sciabolata” di Calenda

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(Foto Palazzo Chigi Sito Ufficiale)