Con l’aumento dei contagi si ragiona sulla reale efficacia dei vaccini Covid e sulla sua durata. Nei giorni scorsi il professor Crisanti, ordinario di Microbiologia presso l’Università di Padova, aveva spiegato in un’intervista a «La Stampa» che la terza dose era necessaria. Così come in Gran Bretagna, anche in Italia l’immunità è destinata a scendere. Da qui la necessità di fare un’ulteriore somministrazione per tutti. «Studi solidi dimostrano che dopo sei mesi la protezione contro l’infezione cala dal 95 al 40% e contro la malattia grave dal 90 al 65%», aveva riferito.
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Efficacia dei vaccini Covid, la protezione crolla dopo sei mesi: cosa dicono i dati
«Il richiamo è il completamento della protezione. Non sappiamo quanto duri, ma in altre vaccinazioni vale per anni. Certo pone ulteriori problemi sociali interni ed etici rispetto al terzo mondo, anche se dubito che questi vaccini siano utilizzabili nei Paesi svantaggiati», aveva sottolineato ancora Crisanti. In sostanza, secondo il professore, «serve la terza dose». Difatti il picco della campagna vaccinale è stato tra aprile e luglio. Dunque «da novembre a febbraio potremmo avere problemi», aveva annunciato l’esperto. E dando uno sguardo agli ultimi dati non si può negare che avesse ragione: il virus ha ripreso a correre veloce anche da noi. Dario Martini, commentando il bollettino di ieri, scrive su «Il Tempo»: “Chi è vaccinato da più di sei mesi ha il doppio delle probabilità di finire in terapia intensiva rispetto ai sei mesi precedenti. E la possibilità di morire è tre volte più alta. Ovviamente, parliamo di percentuali molto basse, se non bassissime, soprattutto se paragonate a quelle dei non vaccinati. Ma è la dimostrazione che la terza dose, trascorsi 180 giorni dalla seconda somministrazione, diventa quanto mai necessaria”.
Figliuolo spinge per l’accelerazione della terza dose
Il giornalista rimarca un aspetto interessante dell’ultimo bollettino dell’Istituto Superiore di Sanità, vale a dire il distinguo tra chi ha ha completato il ciclo entro sei mesi e chi lo ha fatto da oltre sei mesi. Il vaccino protegge, scherma, ma l’efficacia come sappiamo va via via diminuendo. Difatti i vaccinati con meno di 6 mesi hanno un tasso di contagio di 112 su 100mila. Chi è vaccinato da più di sei mesi, invece, ha un tasso di positività doppio: 208 su 100mila. Idem per i ricoveri non gravi: 4,5 su 100mila nel primo caso, 16 su 100mila nel secondo. Stesso discorso per le terapie intensive, rispettivamente 0,4 e 0,7 su 100mila. Anche il numero dei decessi raddoppia. I dati fanno capire l’insistenza del generale Figliuolo per l’accelerazione della terza dose.
“L’Italia non è ancora uscita dallo spettro della pandemia: il virus è un nemico infido che bussa alla porta e dobbiamo sudare ancora di più per chiudere gli spifferi”. Figliuolo, intervenendo ad un convegno organizzato dalla Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo), ha sottolineato: “L’87% degli italiani ha avuto almeno una somministrazione ma non siamo ancora al finale: la campagna vaccinale prosegue con la terza dose e ieri abbiamo superato le 140mila somministrazioni”. Leggi anche l’articolo —> Italia a rischio quarta ondata, Crisanti fa chiarezza: ecco quando calerà l’efficacia dei vaccini