Cantautore, scrittore, conduttore televisivo e radiofonico, Enrico Ruggeri muove i primi passi nella musica a soli 15 anni: è appena un ragazzino ma porta già sulle spalle il peso di un’infanzia difficile a causa della malattia del padre. È lo stesso artista a raccontarsi a Peter Gomez nel corso dell’intervista andata in onda su Nove nella serata di ieri, venerdì 19 febbraio 2021, a La Confessione. Al centro del racconto la depressione del papà, sopraffatto da questo terribile male per tutta la vita. E, inevitabilmente, le conseguenze che la situazione ebbe sulla sua persona.
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Enrico Ruggeri, il ricordo del padre: “Ho visto una delle persone più importanti della mia vita rinunciare totalmente all’azione”
Racconta di aver visto il papà quasi sempre a letto, Enrico. E quando doveva andare a prenderlo a scuola era sempre in ritardo. Era in quei momenti che il piccolo Ruggeri tratteneva il pianto perché rimaneva sempre ultimo tra i bambini. Eppure, della sua infanzia confessa di non avere ricordi molto dolorosi: “Credo di averli metabolizzati. – spiega il cantautore – Come spesso accade io sono uno che si è buttato dall’altra parte. Non ho mai fatto un giorno di vacanza, ho una cura maniacale del tempo, di solito arrivo con 10 minuti di anticipo”. “Se hai un padre alcolista – prosegue sostenendo una sua teoria – o diventi alcolista pure tu, oppure astemio. Nel mio caso, una certa nevrosi da iperattività deriva proprio dall’orrore di aver visto una delle persone più importanti della mia vita, cioè mio padre, rinunciare totalmente all’azione”.
“Non puoi odiare una persona che non è in grado di farti del bene”
Oggi 63enne, Enrico non nutre risentimento nei confronti del padre. Alla domanda del conduttore su un eventuale odio, Ruggeri risponde: “Intanto parto dal presupposto che non ci siano buoni e cattivi nel mondo: – poi incalza – credo che avesse un grosso disagio, quindi non puoi odiare una persona che non ti fa male per il suo piacere ma perché semplicemente non è in grado di farti del bene”. >> Francesco Sarcina ricorda il periodo buio della droga: «Ero a un millimetro dal burrone»