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Fase 2, il governo brancola nel buio: scontro tra esecutivo e Regioni sul nuovo Dpcm

17/05/2020 15:08 - Aggiornamento 17/05/2020 17:05

Protocolli su protocolli, linee guida confuse: la fase 2 si appresta ad essere un vero e proprio “armiamoci e partite”. Ancora una volta, la comunicazione è stata poco chiara e dopo la conferenza stampa gli italiani si sono trovati a chiedersi: “Quindi?”. Perché il governo ha fornito le sue linee guida, sottolineando però che le Regioni possono, in caso di necessità, porre delle restrizioni. Dopo settimane di tavoli, riunioni, diatribe, richieste di informazioni, a un giorno di distanza, il Presidente Conte ha lanciato un “libera tutti” che però non è proprio un “libera tutti”. E le Regioni si sono infuriate: senza il testo e gli allegati del Dpcm non possono pubblicare le ordinanze. 

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fase 2

Fase 2, riunione tra governo e Regioni all’1 di notte

Quindi altro tavolo di confronto. Questa volta tutti sono stati richiamati all’1 di notte, per assicurarsi che le autorità regionali firmassero il decreto sulla riapertura. Le questioni da affrontare, comunque, erano ancora più di una: sostanzialmente ai presidenti di Regione mancava il testo del Dpcm essenziale per scrivere le ordinanze che, a distanza di un giorno, devono regolarizzare tutte le riaperture. Inoltre, tra i governatori c’era il timore che il Dpcm potesse indebolire le disposizioni su cui si erano accordate le Regioni dopo aver consultato le categorie. La riunione è andata avanti fino alle 3:20 di notte, e l’intesa è stata raggiunta solo dopo che l’esecutivo ha allegato al testo del Dpcm le linee guida unitarie delle Regioni.

Già in tardo pomeriggio il presidente della Toscana Enrico Rossi si era lamentato dei ritardi del governo: “Provo imbarazzo e chiedo scusa a molte persone, imprenditori, lavoratori, rappresentanti di categoria e amministratori, per non avere ancora potuto comunicare l’ordinanza per le riaperture in Toscana. È da stamani che siamo pronti, ma io non posso firmare nulla senza il dpcm del governo che ci ha convocato per le 19,45 di stasera. I ritardi stanno determinando una situazione di incertezza e rischiano di creare problemi nella organizzazione della vita quotidiana di tanti cittadini”, aveva scritto sul suo profilo Facebook.

https://www.facebook.com/giovatoti/posts/2642540859326611

Giovanni Toti: “Serve un’assunzione di responsabilità e coraggio. Noi non ci stiamo”

Allo stesso modo Giovanni Toti, il presidente della Liguria, ieri sera aveva pubblicato: “Siamo ancora in ufficio perché la Conferenza delle Regioni sta per riunirsi quasi all’una di notte per un confronto urgente con il Premier Conte e il Ministro Boccia. Il Decreto del Presidente del Consiglio che dovrebbe aprire da lunedì la nuova fase del Paese non corrisponde all’accordo politico raggiunto ieri. Le linee guida per la riapertura delle attività commerciali, concordate con le categorie, devono essere chiaramente recepite. Serve un’assunzione di responsabilità e coraggio. Sennò troppi pareri tecnici e troppi cavilli affonderanno l’Italia definitivamente. Noi non ci stiamo”.

Toti, quindi, ha sottolineato come mancassero le linee guida concordate con le categorie, minacciando inoltre di non firmare il Dpcm in loro assenza. Tutto questo è l’ennesima dimostrazione di quanto accaduto, in particolare, dall’inizio di maggio: fuoriuscita di notizie, linee guida non ufficiali, ma rese note, poi modificate e poi cambiate di nuovo.

Insomma, l’immagine di un governo che non sa come muoversi e addirittura decide prima di avere in mano i bollettini e i dati ufficiali, come successo ieri. E’ chiaro che ci si sta imbattendo in un terreno del tutto inesplorato, una sfida che difficilmente potrà essere definita vinta, visto il numero dei decessi, e la crisi economico-sociale che ne è scaturita. Sicuramente, però, i cittadini meriterebbero, anzi, hanno il diritto di ricevere più chiarezza. Perché prese così, le decisioni, sembrano solamente un lancio nel vuoto. E poi si vedrà come andrà. Uno scarica barile continuo all’italiana: Conte si assume la responsabilità di aprire, però allo stesso tempo cede l’impegno alle Regioni e chiede ai cittadini di autotutelarsi, un po’ come a dire che se il contagio dovesse alzarsi di nuovo, sarà colpa dei cittadini.

https://www.facebook.com/fontanaufficiale/posts/1221955031478704

Fase 2, critiche da quasi tutti i governatori

Le critiche sulla gestione della fase 2 sono arrivate anche dal governatore della Lombardia, Attilio Fontana, il quale ha sottolineato che in mancanza della versione ufficiale del Dpcm non posse possibile pubblicare l’ordinanza regionale alla quale dovranno poi fare riferimento le attività sul territorio per ripartire. Tra l’altro, la Lombardia, secondo i criteri del Ministero della Salute, è ancora a “rischio moderato”, quindi non dovrebbe poter riaprire come le altre Regioni. Ma anche in questo caso, la patata bollente è stata lasciata a Fontana, il quale ha commentato: “Stiamo aspettando che arrivi il decreto del Presidente del Consiglio senza il quale non mi è consentito pubblicare l’ordinanza valida per la nostra regione.

Per ora è arrivata una bozza senza gli allegati, dove dovrebbero essere contenute le linee guida per la sicurezza, settore per settore, elaborate dalla Conferenza delle Regioni. Proprio quelle che tutti attendono per sapere come ripartire lunedì, tra poco più di un giorno…”

Allo stesso modo Nello Musumeci, governatore della Sicilia: “Il governo nazionale non ha ancora trasmesso (alle 22.30) a noi presidenti di Regione il decreto necessario per disciplinare le riaperture. La mia ordinanza è comunque pronta per la firma ed estende – come avevo promesso – il più possibile l’esercizio delle attività, forti delle attuali condizioni sanitarie nella nostra Isola. Su questo punto, Roma ha dovuto ascoltarci. Per evitare spiacevoli sorprese (fidarsi è bene ma…) aspettiamo comunque di confrontarci con le disposizioni nazionali, che dovrebbero arrivare in nottata. La #Sicilia è pronta alla ripartenza, nella responsabilità di ognuno”, ha scritto sui suoi social.

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Conte contro i giornalisti durante la conferenza stampa

La poca chiarezza è emersa anche ieri durante la conferenza stampa, in particolare durante il momento delle domande dei giornalisti. Il Presidente Conte ha risposto in modo inconcludente, e si è fatto vedere indispettito da alcuni quesiti. Per esempio, sembra non aver apprezzato la domanda del giornalista di Rtl 102.5 relativa alle pesanti carenze che l’Italia presenta in relazione al piano di tracciamento dei contagi che, da tempo, la comunità scientifica richiede. Le famose 3T. Un giornalista di Fanpage.it, poi, ha chiesto al Premier in che modo sono state decise le riaperture, vista l’assenza dei dati del monitoraggio epidemiologico che tutte le Regioni avrebbero dovuto presentare e che, alcune, hanno inviato solamente poche ore prima della conferenza. Lo stesso giornalista di Rtl 102.5, ha domandato se si potesse recriminare qualcosa al commissario all’emergenza Domenico Arcuri.

A questo, il Presidente Conte, dopo aver sottolineato il lavoro del commissario, ha aggiunto: “Se ritiene di poter fare meglio, la prossima volta la terrò presente”. Una frase che però lascia un po’ l’amaro in bocca.

In tutto questo, Conte ha palesemente barcollato nelle risposte, lasciando intendere di non essere del tutto preparato rispetto alle domande dei giornalisti. Ha replicato in modo stizzito, nonostante delle richieste di interesse pubblico, di informazioni sulla fase 2 che i cittadini attendono da settimane e che nessuno si è ancora, ufficialmente, degnato di fornire. Anzi, spesso invece che utilizzare i canali ufficiali gli imprenditori si sono visti costretti a stare connessi h24 sui profili Facebook dei politici per riuscire a scoprire qualcosa. Un metodo comunicativo a dir poco inaccettabile e che rappresenta una situazione allo sbando. >>Tutte le notizie di UrbanPost