L’Italia ormai sembrerebbe pronta per affrontare la fase 2, ovvero quella fase di convivenza con il virus. Dunque il 4 Maggio 2020 gli italiani, passo dopo passo, inizieranno la ripresa dopo il lungo lockdown. Non sarà un ripartire immediato, ma graduale per non far risultare vani tutti gli sforzi fatti fino a questo momento. Vittorio Colao, il manager a capo della task force di esperti incaricato dal premier Conte per aiutare il Governo a gestire al meglio la fase 2, ha rilasciato una lunga intervista al Corriere della Sera. Durante la lunga chiacchierata Colao ha spiegato e chiarito diversi punti fondamentali per la ripresa del nostro Paese.
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Il manager Vittorio Colao spiega la fase 2
Vittorio Colao ha rilasciato una lunga intervista al Corriere della Sera durante la quale ha spiegato come funzionerà in Italia la fase 2. Al momento il manager sta lavorando in smart working direttamente da Londra. Sulla riapertura del 4 maggio 2020 ha dichiarato: «Dal 4 maggio rimettiamo al lavoro quattro milioni e mezzo di italiani, tra costruzioni, manifattura, servizi collegati, ovviamente nel rispetto dei protocolli. È una base per poter fare una riapertura progressiva e completa. Sarà un test importante. Dipenderà dai buoni comportamenti. Un’apertura a ondate permette di verificare la robustezza del sistema». Poi sulla possibilità di nuovi focolai, dopo l’inizio della fase 2, ha aggiunto: «Occorrerà intervenire il più in fretta possibile, nella zona più piccola possibile. Abbiamo indicato al governo un processo. L’importante è che le misure siano tempestive; nella speranza che non siano necessarie».
Il coronavirus e la tecnologia
Sempre durante la sua intervista al Corriere della Sera, Vittorio Colao ha parlato anche della possibilità di utilizzare una app per tracciare i contagi: «Potrà servire se arriva in fretta, e se la scarica la grande maggioranza degli italiani.È importante lanciarla entro la fine di maggio; se quest’estate l’avremo tutti o quasi, bene; altrimenti servirà a poco». Quanto ai timori sulla violazione della privacy individuale e collettiva del Paese, Colao ha assiccurato che “non è così” e poi ha aggiunto che in caso di contagio è la persona stessa ad immettere un codice: «che rilascia una serie di codici alle persone con cui sono entrato in contatto. Tutto avviene in modo anonimo: l’individuo viene informato dal sistema, ma il sistema non sa chi sono i due; la privacy dei due individui è mantenuta. Nessuno conosce l’altro. Il sistema sanitario locale se vorrà potrà disegnare l’App in modo da contattare i cittadini, ma in trasparenza».
Infine, Vittorio Colao su una sua eventuale carriera politica ha dichiarato:«Non ho nessuna intenzione di fare politica. Alla fine tornerò al mio lavoro. Molti manager l’hanno fatto, in molti Paesi: solo in Italia si pensa che vogliano fare politica». >>Il 4 maggio tra corsi e ricorsi storici di manzoniana memoria