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Gas russo, report degli 007 italiani gela l’Europa: ecco il ricatto di Putin

29/04/2022 11:18 - Aggiornamento 29/04/2022 11:21

È la guerra del gas voluta dalla Russia, c’è poco da fare. Mentre gran parte dei Paesi europei cercano di rompere la catena dalla dipendenza energetica dal Cremlino, Mosca blocca i rifornimenti a Polonia e Bulgaria e minaccia di fare lo stesso con “altri Paesi ostili”, come ha detto il presidente della Duma Vyacheslav Volodin, citato dalla Tass. Una strategia subdola che è stata definita dalla presidente della commissione europea Ursula Von der Leyen “un ricatto”. Il timore è che il Cremlino possa fare lo stesso con altri Paesi dell’Ue. Il blocco dei flussi di metano alla Polonia e alla Bulgaria potrebbe infatti essere l’anticamera di quello potrebbe toccare ad altri Paesi.

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Gas russo, report degli 007 italiani gela l’Europa: ecco il ricatto di Putin

Uno scenario quello del blocco che coglierebbe impreparata l’Ue che ancora non ha messo a punto un progetto unitario. «Se dovesse concretizzarsi un’interruzione delle forniture di gas russo» si legge nella relazione al Parlamento del Copasir sulle conseguenze del conflitto in Ucraina, «i Paesi europei si troverebbero a dover stabilire se affrontare in modo coordinato la situazione». O peggio lasciare che ognuno «decida autonomamente la propria strategia». È «assolutamente necessario» prosegue la nota del Comitato parlamentare per la sicurezza, «che l’Unione affronti insieme questa sfida, sin da ora con una politica dei prezzi tesa a frenare le speculazioni e attivando lo stoccaggio comune». Tra le problematiche fondamentali le infrastrutture, come riferisce «Libero». Ma non solo i rigassificatori, anche i gasdotti stessi. La rete, scrive il Copasir, «dovrà essere adeguata, essendo stata concepita soprattutto per rotte nella direttrice da Est a Ovest». Capirete, dunque, che anche se l’Europa dovesse intervenire si tratterebbe di un processo lungo: almeno due anni.

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L’esecutivo Draghi cerca soluzioni

Intanto, il governo italiano sta cercando delle soluzioni per smarcarsi da Mosca. «Siccome il gas russo è consegnato attraverso gasdotti, la Russia non può dirottarlo verso altri Paesi», ha detto a «Libero» Massimo Nicolazzi, docente all’università di Torino e un passato da manager in Eni e Lukoil, «in caso di embargo, quindi, il gas non verrà prodotto e resterà nei giacimenti. In un mercato mondiale già ‘stretto’ verrebbe meno circa il 15% dell’offerta». In tal caso, «c’è il rischio che i prezzi aumentino ancora di più e c’è un forte rischio di recessione». Poche vie d’uscita: «L’embargo sarebbe gestibile nel brevissimo periodo, ma tutto dipende da quanto gas si riesce a comprare da altri fornitori», ha aggiunto Nicolazzi. L’autunno non è così lontano e gli stoccaggi (oggi al 35%) andranno riempiti, l’esecutivo ne è consapevole.

Quel che ci aspetta fa spavento: «Una necessità di una diminuzione significativa dei consumi mi sembra nelle cose» ha spiegato il docente, che ha parlato di «un piano di razionamento lo dobbiamo fare da subito, non possiamo aspettare che faccia freddo». Ad attenuare questo scenario Ursula von der Leyen, che fa sapere che «l’annuncio di Gazprom di bloccare in modo unilaterale le consegne di gas ad alcuni Stati membri è un’altra provocazione del Cremlino». Tuttavia, «la nostra risposta sarà immediata, unita e coordinata. Le nostre linee guida sono molto chiare: pagare in rubli se non è previsto nel contratto è una violazione delle nostre sanzioni». Leggi anche l’articolo —> Il gas russo in rubli, “doppio conto corrente”: Eni si dice pronta

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