Su «La Repubblica» Luca Pagni rivela una sorpresa nei dati del consumo di gas in Italia nei primi tre mesi dell’anno. Un fatto che riguarderebbe anche la quota coperta dalle forniture in arrivo dai giacimenti siberiani e vendute da noi da Gazprom, la multinazionale russa. “Al punto di ingresso al passo del Tarvisio, dove approdano i gasdotti dopo aver attraversato Russia, Ucraina, Slovacchia e Austria, nei primi tre mesi dell’anno sono arrivati 5 miliardi di metri cubi di gas. Un anno fa, nello stesso periodo dell’anno la quantità è stata decisamente superiore, pari a 6,8 miliardi di metri cubi. Una differenza del 25 per cento in meno, che cambia anche i rapporti di forza: un anno fa – sempre nei primi tre mesi dell’anno – il gas russo copriva il 27 per cento della domanda di imprese e famiglie. Mentre ora la quota è scesa al 21 per cento del fabbisogno complessivo”, spiega il giornalista, che si pone un dubbio che interessa a tutti noi. Come interpretare questi dati?
Gas russo, sorpresa nelle forniture all’Italia: la strategia subdola di Mosca
Dai dati dellʼimport al punto di ingresso del passo del Tarvisio nei primi due mesi del 2022 registrano che è arrivato in Italia il 25% in meno di gas russo. Subito dopo lʼinvasione dellʼUcraina il flusso, invece, è triplicato. La Russia aveva diminuito la quantità per alzare il prezzo. Un modo per far capire cosa avrebbe significato fare a meno degli idrocarburi siberiani. “Spacchettando i dati relativi ai primi tre mesi dell’anno in corso, si scopre che da inizio gennaio a fine febbraio la quota di gas russa sul totale di quello consumato è ancora più basso di quel 21% relativo all’intero trimestre: i flussi al Tarvisio sono aumentati in modo consistenti solo dal 24 febbraio, a cavallo dell’invasione dell’Ucraina da parte delle forze di Mosca”, scrive su «La Repubblica» Pagni. Per gli esperti, i russi potrebbero dapprima aver contenuto le forniture per tenere alto il livello dei prezzi, tenendo conto pure che in pieno inverno gli stoccaggi in Europa sono pieni e la domanda è minore.
L’Unione Europea valuta l’embargo
“Una volta scoppiato il conflitto, aumentare i flussi ha consentito a Mosca di “ricordare” all’Europa che dipende pur sempre per oltre il 40% del suo fabbisogno dal metano siberiano. Anche per questo, nelle ultime settimane, l’Italia ha accelerato la realizzazione del piano d’emergenza per diminuire la dipendenza dal gas russo”, osserva Pagni. Potrebbe essere stata questa la strategia del Cremlino. I flussi sarebbero saliti con lo scoppio del conflitto. L’Unione Europea intanto valuta l’embargo: la delicata questione arriverà sul tavolo mercoledì. Una decisione che potrebbe togliere fino a duecento miliardi di dollari l’anno di entrate all’economia russa, se si conta anche il prodotto raffinato. “Se così sarà, quel 25% per cento di gas in meno arrivato in Italia dalla Russia diventerà un piccolo vantaggio per il governo”, sentenzia Pagni. Leggi anche l’articolo —> Draghi, Feltri all’attacco su gas e sanzioni: così Putin può rovinare l’Italia