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Gas, tasse, benzina, bonus: cosa succede con l’addio del governo Draghi

25/07/2022 10:50 - Aggiornamento 25/07/2022 10:55

Gas, tasse, benzina, pensioni: cosa succede con l’addio del governo Draghi. Come è noto, dopo le dimissioni dell’ex Bce, il suo governo è rimasto in carica soltanto per gli affari correnti e molti dei provvedimenti economici che aspettavano una definizione sono rimasti in sospeso. Parliamo in particolare del DL Aiuti, votato sì, ma che comportava altri adempimenti dell’esecutivo guidato da Draghi. Gas, tasse, benzina, pensioni, vediamo cosa rischia di cambiare fino al giuramento nel nuovo esecutivo quindi sicuramente fino a metà ottobre. (Continua a leggere dopo la foto)

Gas, tasse, benzina, bonus: cosa succede con l’addio del governo Draghi

Riguardo alla benzina ricordiamo che lo sconto sulle accise è stato prorogato fino al 21 agosto, poi però occorrerebbe un altro provvedimento di proroga per tenere sotto controllo i prezzi dei carburanti che altrimenti schizzeranno ben al di sopra dei 2 euro al litro. Tolto questo il DL di luglio rimane svuotato. Secondo Open, “sarà possibile recuperare gli aiuti sulle bollette ma non il taglio del cuneo fiscale né quello dell’Iva. Stop anche al Ddl concorrenza e alla riforma fiscale così come a quelle di giustizia e processi tributari. Ma soprattutto c’è l’incognita Pnrr. Per ricevere la rata da 19 miliardi di euro bisognava raggiungere altri 55 obiettivi entro fine anno. Ora il target è a rischio”.

Quel che più preoccupa sono gli interventi sul fisco. Il ministro dell’Economia Franco stava infatti lavorando un decreto che avrebbe dovuto vedere la luce nel mese di agosto. Con l’aumento delle entrate l’esecutivo si trovava una dotazione di 23,4 miliardi di euro per replicare l’intervento sul bonus 200 euro. Nello stesso provvedimento – ora impossibile – si ipotizzava una prima riforma del cuneo fiscale che avrebbe portato 100-150 euro al mese ai redditi più bassi.

Salterà anche la riduzione dell’Iva su alcuni beni di consumo per combattere l’inflazione, come fortemente voluto dal Pd. Il ministro Orlando stava anche lavorando all’introduzione dei trattamenti economici complessivi come base per il salario minimo. Non si potrà inoltre mettere mano ad alcuna riforma del reddito di cittadinanza, come già auspicato dallo stesso premier Draghi.